Dogane: PMI italiane in difficoltà rispetto alle aziende UE

Quali sono opportunità del friend shoring per le PMI italiane, e quali le novità del settore doganale, in attesa della riscrittura del codice delle dogane europeo?

Questi ed altri temi verranno trattati il prossimo 8 novembre a Milano in occasione del Forum del Commercio internazionale curato da ARcom Formazione. L’obiettivo del forum è fare il punto sui recenti sviluppi nel commercio internazionale e sui nuovi equilibri geopoliticiè. Per questo ARcom Formazione ha convocato imprese, istituzioni, opinion maker e media per un confronto con i principali esperti di commercio internazionale a livello globale.

Un convegno organizzato da ARcom Formazione

I lavori saranno aperti dal direttore scientifico di ARcom Formazione, avvocato Sara Armella che presenterà il white paper “Lo scenario degli scambi internazionali in un’epoca di grandi riforme”. A lei esperto di diritto doganale, abbiamo rivolto alcune domande per focalizzare la situazione.

Quali sono i problemi che devono affrontare le PMI italiane per contrastare la concorrenza internazionale?

Uno dei gap che si crea tra aziende italiane e le concorrenti internazionali deriva dalla formazioni a livello commerciale. In alcuni Paesi le le regole del commercio internazione, le dogane, gli standard di prodotto, sono materie studiate nelle Università. In Italia mancano i corsi adeguati nella formazione tradizionale. Al massimo questi argomenti vengono affrontati nei master post laurea. Dice l’avvocato Armella.

Un secondo gap è legato al fatto che nel nostro panorama ci sono PMI che hanno un personale dedicato che deve fare fronte e si deve occupare di tanti aspetti contemporaneamente. Mentre in altre Paesi strutturati in maniera più costruita, le aziende dalle micro, alle PMI alle grandi, possono disporre d persone e manager specializzati AEO (Operatore Economico Autorizzato).

Come vivono e gestiscono il commercioo internazionale le aziende italiane?

A livello europeo la normativa doganale è unica a livello di leggi. Le aziende italiane in genere sottovalutano o non tengono conto che nei mercati esteri ci sono alcune barriere e divieti precisi. Esiste una confluttualità che può portare a dover avviare e gestire cause in Paesi terzi. Insomma bsogna disporre di conoscenze adeguate per gestire un quadro complessivo. Per esempio il mercato cinese è complicato e impegnativo. Un Paese che ha ostacoli e che deve essere affrontato con adeguate competenze. Nella formazione, per esempio, c’è anche la possibilità di accedere a strumenti e certificazione di operatore autorizzato a livello internazionale.

Cosa possono fare gli organi competenti a livello legislativo e normativo per aiutare le aziende?

Il Ministero ha in atto una serie di progetti di semplificazione e accelerazione di scambi (anche nell’ambito del PNRR) come per esempio la telematizzazione completa di tutti i passaggi. Sono piccoli passi che si stanno sviluppando. Ogni trimestre abbiamo tasselli nella direzione giusta. Che comprenderà a regime la possibilità di avere una interfaccia telematica di tutte le Autorità che si interfacciano a livello internazionale. E soprattutto che dialoghino tra loro attraverso uno sportello unico doganale. Questa accellerazione creerebbe un forte sviluppo nel commercio .

Ma quindi quando un’azienda italiana crea e commercializza un prodotto è sempre sicuro che quel prodotto risponde ai requisiti internazionali?

Supponiamo che l’azienda x produce una borsetta che vende in UK. Se soddisfa una sere di standard ed è quindi originata nel nostro Paese, ha una bandierina, un passaporto made in Italy, non paga dazio. Questo per dire che dobbiamo essere capaci di rispettare una serie di standard. Anche questo è un aspetto che fa parte della formazione: come essere in linea con i requisiti dei mercati.

Due tavole rotonde rivolte alle PMI e aziende internazionali

Sono previsti inoltre il keynote speech dell’economista Giorgio Arfaras (Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino). A cui seguiranno due tavole rotonde. Nella prima dedicata al confronto tra PMI italiane ed estere parteciperanno tra gli altri Nazzarena Franco, CEO DHL Express Italy, Alessandro Pitto, Presidente Fedespedi. E inoltre hanno aderito Elisa Zona, Responsabile normativa doganale Prada Spa, e Bruna Romano, International Trade Compliance Puma Group.

A che punto è la riforma del codice delle dogane?

La seconda tavola rotonda avrà come protagonisti le istituzioni che si trovano al centro dello sforzo riformatore. Saranno presenti: Roberto Alesse, Direttore Generale ADM Agenzia Dogane e Monopoli; Matthias Petschke, Direttore TAXUD.A Dogane, Commissione Europea, Inoltre Edoardo Rixi, Viceministro per le Infrastrutture e i trasporti, e Sandra Savino, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Parteciperà anche Giorgio Silli, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Nella sessione pomeridiana sono previste case history di successo e tavoli di lavoro per approfondire i temi destinati alle PMI e imprese che operano nei mercati internazionali.

Ma alle PMI mancano esperti doganali

In Italia mancano le figure professionali capaci di districarsi tra divieti di importazione, dazi doganali, accordi di libero scambio e altre questioni che possono migliorare l’export italiano. Un export che dai 625 miliardi di euro del 2022 è passato ai del primo semestre del 2023. Per formare queste nuove professionalità nel 2020 è nato il primo Master in “Commercio Internazionale e Dogane” riconosciuto dall’Agenzia dei Monopoli e delle dogane (ADM). Un master rganizzato da ARcom Formazione in collaborazione con Assocad (Associazione nazionale dei Centri di Assistenza Doganale).

“Abbiamo concepito – prosegue Sara Armella – un progetto didattico per formare specialisti con competenze nell’ambito doganale adattabili a vari contesti aziendali. Il progetto poi è confluito in un corso di specializzazione post-laurea di alta formazione da 200 ore. Al termine si consegue la qualifica professionale di responsabile delle questioni doganali aziendali AEO (Operatore Economico Autorizzato). Abbiamo formato oltre 200 persone provenienti da PMI e grandi aziende come Prada, Boeing, Gucci, Ferrero, Burberry. E anche Cisalfa, Geox, Toshiba, Automobili Pagani, Bosch, Seven e Birra Peroni”.

Cosa fa il responsabile delle questioni doganali aziendali

Figura professionale, prevista dal codice doganale dell’Unione europea del 2016, ha il compito di rafforzare la capacità di gestire le operazioni internazionali da molti punti di vista. Non solo a livello di contrattualistica ma anche rispetto ad eventuali barriere linguistico-culturali. Professionalità importanti per un Paese come l’Italia che conta oltre 120 mila imprese esportatrici.

Nell’interscambio commerciale siamo sempre con saldo positivo

Il 75% dell’export nazionale è rappresentato dai macchinari industriali, dai veicoli di trasporto, dalla metallurgia, dalla moda, dall’agroalimentare, dalla chimica e dalla farmaceutica. L’interscambio commerciale (export + import) è passato dai 589 miliardi di euro del 2009 ai 982 del 2021 (+67%). Il saldo è sempre risultato positivo dal 2012 al 2021 con una media di 43 miliardi annui, superando i 50 miliardi nel 2021.

Se vendo a un Paese con il quale c’è un accordo di libero scambio (come UK, Canada, Giappone) e rispetto gli standard il mio prodotto sarà avvantaggiato rispetto ai concorrenti che non possono fruirne. Per rispettare gli standard degli accordi è necessario conoscere regole molto tecniche. La formazione di questo aspetto, come di tutte le attività del “responsabile delle questioni doganali” è un vantaggio competitivo formidabile per le aziende italiane”. Conclude l’avvocato Armella.

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