Intervista a Jean Pietro Cattabriga segretario camera Venezuelana

La Camera di Commercio Italo-Venezuelana ha deciso di espandere l’orizzonte dei progetti europei e proporre l’esperienza di una Camera extraeuropea con i fondi dell’Unione. Su questo argomento abbiamo intervistato Jean Pietro Cattabriga, segretario Generale della Camera di Commercio Italo-Venezuelana, che ci ha raccontato l’esperienza della Camera con i fondi europei e il differente approccio che devono avere gli enti stabiliti in Paesi Extra-UE.

Domanda. L’esperienza della sua Camera con l’europrogettazione parte da un progetto sul cioccolato. Ci può raccontare come siete giunti a questo progetto?
Risposta. L’attività della Camera relativamente alla filiera del cioccolato inizia già nel 2006, quando si decise, anche grazie alla spinta dell’allora presidente Giorgio Trevisi, di puntare sul settore del cioccolato, in ragione del potenziale dimostrato dal settore e dal legame con l’industria dolciaria italiana (produzione di macchinari per il cioccolato). Negli anni seguenti abbiamo partecipato ad alcune fiere del settore in Ecuador e in Repubblica Dominicana, per poi lanciare nel 2009 una nostra fiera, il Chocco Venezuela, in cui riunire tutta la filiera produttiva del cioccolato. L’evento si è dimostrato un grande successo, ripetuto nel 2010 e 2011 e 2014 attirando più di 10.000 visitatori per ogni fiera. Oltre a queste importanti fiere, abbiamo realizzato negli anni numerosi eventi nel settore del Cioccolato. Alla fine del 2011, la delegazione dell’Unione Europea pubblicò un bando rivolto alle organizzazioni non governative e agli enti senza scopo di lucro per la presentazione di progetti a carattere sociale su diverse tematiche. Vista la nostra expertise nel settore, presentammo un progetto riguardante la filiera del cioccolato, il quale ci fu aggiudicato nel 2012.

D. Avevate altre esperienze pregresse con la progettazione europea?
R. Fino a quel momento no. Avevamo già fatto molti progetti con altri fondi e su altri temi, e questa esperienza è stata sicuramente preziosa in fase di presentazione del progetto, ma non avevamo mai lavorato con fondi dell’Unione. Va detto anche che solo dal 2009-2010, con la crisi dei finanziamenti alle Camere di Commercio, si è iniziato a guardare ai fondi europei con maggiore interesse.

D. Qual è stata la procedura di presentazione del progetto?
R. Il bando prevedeva due fasi. Nella prima fase, si trattava di presentare una descrizione generale del progetto, degli obbiettivi e dei target group (che in questo caso erano le fasce più deboli della popolazione). Già in questa fase, abbiamo prestato particolare attenzione ad alcuni aspetti cruciali per la valutazione, come la parità di genere e l’impatto sulle famiglie. La seconda fase del progetto, dopo una prima scrematura dei candidati, richiedeva la presentazione della proposta progettuale completa. Consideri che nella prima fase furono presentati oltre 300 progetti, ridotti a 120 nella seconda fase, fino alla selezione dei 6 progetti vincitori, fra i quali il nostro.

D. Che attività avete realizzato con questo progetto?
R. L’obiettivo principale del progetto era di migliorare la qualità della vita degli agricoltori delle comunità cacaotere di Barlovento (Estado de Miranda) e delle donne artigiane che si dedicano alla produzione del cioccolato, migliorandone le condizioni economiche (reddito familiare) attraverso lo sviluppo sostenibile della filiera, tra cui l’uso razionale delle risorse naturali, la promozione dello sviluppo locale e la parità di genere. Con il nostro progetto abbiamo raggiunto e aiutato oltre 3200 persone e tale risultato è stato anche premiato dal Governo del Estado Miranda nel 2015.

D. Parliamo degli aspetti più tecnici del progetto. Come avete formato il partenariato?
R. Abbiamo selezionato dei partner strategici con cui “coprire” le diverse fasi del progetto: un partner (l’impresa Cacao Real) dedicato alla formazione tecnica e agronomica sulla lavorazione del cacao, un partner (il centro studi IESA) incaricato della formazione sui temi dell’imprenditorialità e dello sviluppo delle microimprese, e infine un terzo partner (la ONG Trabajo y persona) incaricato della formazione professionale sul tema cioccolateria e marketing. Con questo partenariato abbiamo coperto tutta la filiera di produzione, dalla produzione e lavorazione del cacao, alla lavorazione del cioccolato fino alla vendita. La scelta di partner tecnici qualificati è indispensabile per la riuscita del progetto! Sottolineo inoltre che è necessario avere anche ottimi rapporti con le autorità locali, che nel nostro caso ci hanno supportato molto nella realizzazione del progetto.

D. E per quanto riguarda gli aspetti finanziari, del budget e della rendicontazione, qual è stata la vostra esperienza?
R. Il progetto è stato sicuramente impegnativo, sia dal punto di vista del personale che economico, considerando il budget di oltre 350.000 € e la durata di due anni. In fase di costruzione del budget bisogna stare molto attenti, soprattutto perché i tassi di cambio posso cambiare molto velocemente e bisogna prevedere queste fluttuazioni. In fase di implementazione, la Commissione europea tollera variazioni massime del 15% sul budget presentato.
Per quanto riguarda i pagamenti, il grant ci è stato assegnato in 3 tranche: la prima pari al 80% del contributo all’inizio del progetto e la seconda pari al 20% dopo la prima rendicontazione. Dopo la rendicontazione finale, c’è stato un ulteriore conguaglio. Colgo l’occasione per condividere un consiglio per la buona riuscita del progetto dal punto di vista della rendicontazione: utilizzare un conto corrente ad hoc, con il quale gestire unicamente i fondi di progetto. Questo facilita poi la rendicontazione e un eventuale buona riuscita di un audit da parte della Commissione. Infine, vorrei precisare che, come per tutti i progetti europei, il finanziamento non è totale, ma copre solo una percentuale dei costi sostenuti, nel nostro caso l’87%. La restante percentuale deve essere coperta dai partner di progetto. Ecco perché è importante presentare dei progetti unicamente in settori di proprio interesse, in modo da poter combinare attività ordinarie della camera con le attività di progetto e coprire la quota non cofinanziata.

D. Quali sono stati (e sono tuttora) i vostri rapporti con la Delegazione dell’Unione Europea?
R. Ovviamente, è utile allacciare rapporti stretti con la delegazione UE in loco, in modo da poter ottenere informazioni di prima mano. Spesso, i bandi hanno scadenze molto ravvicinate ed è utile sapere subito quando escono, se non essere informati in anticipo. Anche durante il progetto, la delegazione è stata molto disponibile e ci ha supportati quando lo abbiamo richiesto.

D. State quindi continuando a presentare progetti?
R.Certamente! Stiamo giusto per presentare un progetto che prosegue le attività del precedente, con il coinvolgimento anche delle altre camere binazionali europee in Venezuela (FEDEUROPA). Recentemente, abbiamo presentato un progetto inerente i rifiuti urbani e il riciclaggio, che è un’altra delle tematiche “forti” per il Venezuela, che purtroppo non è stato finanziato.

D. Se mi potesse qualche consiglio utile da dare ad altre camere che vogliono provare a partecipare a bandi europei.
R. Provo a sintetizzare le mie raccomandazioni così:
Avere esperienza in un determinato settore e puntare su quello nella progettazione, anche per diminuire i costi di un progetto e renderlo più utile alle finalità della camera. Avere un appoggio pieno da parte del board, in modo da poter investire anche nel medio e lungo periodo sulla progettazione, dedicandoci energie e personale. Avere una struttura adeguata all’interno della Camera per poter seguire i progetti, dalla scrittura all’implementazione. Curare le relazioni con le autorità locali, la delegazione dell’UE e scegliere con cura i partner di progetto più adatti.
Prestare attenzione alla sostenibilità del progetto.

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