Debito pubblico. Per Unimpresa, Stato e regioni spreconi
Comuni virtuosi

tn_segio-maria-battagliaStato centrale e regioni spreconi, comuni e province virtuosi. Alla fine del 2012 il debito pubblico italiano è cresciuto di 81,5 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (+4,27%), ma solo le regioni e in particolare le amministrazioni centrali del Paese hanno contribuito ad allargare il buco nel bilancio statale. Questi i risultati principali di un rapporto del Centro studi Unimpresa. Complessivamente il “rosso” degli enti territoriali è sceso di 2,4 miliardi di euro passando dai 117,4 del 2011 ai 115 del 2012 (-,05%): un calo attribuibile per buona parte alle ottime performance di comuni e province. Nel primo caso il debito è diminuito da 50,1 a 48,7 miliardi (-1,3 miliardi; – 2,78%), mentre nel secondo caso è diminuito da 9,1 a 8,9 miliardi (-238 milioni; – 2,60%). Sostanzialmente stabile – ma comunque indice di scarsa attenzione alla questione “indebitamento” – il buco nei conti di regioni e province autonome che hanno fatto registrare un lieve aumento (+ 8 milioni; + 0,02%) da 40,781 a 40,789 miliardi.

“I dati elaborati dal nostro Centro studi dimostrano che spesso il tema del debito pubblico è affrontato con superficialità. Il risultato raggiunto dai sindaci italiani è certamente una sorpresa, ma rivela come la vicinanza al territorio e il rapporto diretto dei cittadini con gli amministratori sono elementi determinanti per far raggiungere buoni risultati conti e sui bilanci, anche in un periodo assai drammatico come quello che stiamo attraversando”, osserva il segretario generale di Unimpresa, Sergio Maria Battaglia. “Si tratta di un risultato positivo ottenuto anche grazie a una legge elettorale ben concepita che di fatto costringe i sindaci a confrontarsi con gli elettori sui risultati raggiunti”.

Secondo il segretario generale di Unimpresa “tra pochi giorni eleggeremo il Parlamento con regole assurde, che non solo non consentono di esprimere preferenze sulle schede elettorali, ma che hanno anche annullato il rapporto diretto coi cittadini. Anche se non è la vera emergenza, sarebbe auspicabile una riforma della legge elettorale da realizzare in tempi rapidi, in modo da garantire al Paese, per il futuro, un assetto regolamentare democratico e liberale”.

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