Il profilo di 1.554 startup italiane
Indagine realizzata dell’Università Niccolò Cusano

Unicusano_StartUPDal punto di vista della cultura imprenditoriale, l’Italia diventa sempre più competitiva. Insieme a Stati Uniti, Inghilterra e Germania, il Belpaese si inserisce tra le più importanti realtà al mondo per l’impegno profuso verso la creazione di un ecosistema startup. Stando ai dati ufficiali dell’associazione Italia Start-Up e delle Camere di Commercio d’Italia, nel 2013 oltre 110 milioni di euro sono stati investiti nel settore e 1.554 società italiane si sono iscritte alla sezione startup innovative del Registro delle Imprese. Numeri destinati a crescere così come le opportunità occupazionali per i neolaureati.Per trasmettere la consapevolezza del potenziale offerto dalle startup ai giovani, la Facoltà di Economia dell’Università Niccolò Cusano ha realizzato un’infografica – http://www.unicusano.it/blog/universita/startup-for-beginners/ – che per la prima volta illustra dati, fasi di vita, fonti di finanziamento, protagonisti ed enti coinvolti nella nascita di queste nuove realtà imprenditoriali e nello sviluppo di una cultura “startup oriented”. Nascendo da quella voglia di cambiamento e di innovazione, di mettersi in gioco e di rischiare che caratterizza i giovani imprenditori italiani, le startup trovano applicazione per lo più nei settori del web (49%), dell’Ict (21%), dei servizi (19%), dell’elettronica e dei prodotti di consumo.

I soci fondatori sono quasi sempre tre, hanno in media 30 anni, il 48% di loro vive al Nord ed il 52% è in possesso di una laurea di primo livello. Nell’80% dei casi gli startupper italiani hanno avuto precedenti esperienze nell’ambito del lavoro dipendente, ed è proprio qui che hanno conosciuto i loro soci e fatto maturare il progetto imprenditoriale. Per far fronte alle difficoltà e al disorientamento di chi oggi volesse avviare o abbia già avviato un progetto d’impresa ad alto contenuto tecnologico, l’infografica rende noti tutti i passaggi da seguire e i soggetti da coinvolgere per ottenere i finanziamenti, generare reddito e infine portare la startup ad un exit: bootstrapping, incubatori, investitori, Stato, università, business angel, mentor, venture capitalist, acceleratori e così via.

A svolgere un ruolo decisivo nel processo di trasformazione dell’idea innovativa di business in realtà concreta sono gli incubatori, veri e propri laboratori specializzati per settore che aiutano gli imprenditori a capire come sviluppare il progetto e a verificarne la fattibilità sotto tutti i punti di vista. Società neonate come Amc Instruments, attiva nella ricerca biologica e meccatronica, Jobrapido, nota per aver realizzato il portale dedicato agli annunci di lavoro, Viamente, che opera nel settore della logistica e dei trasporti e Creabilis, nel campo delle biotecnologie, ad esempio, devono il loro attuale successo all’impegno degli incubatori nel disseminare innovazione e nel contribuire allo sviluppo economico del Paese.

Se le piccole e medie imprese italiane perdono ogni anno migliaia di posti di lavoro e faticano a restare a galla perché schiacciate da una burocrazia contorta e da una pressione fiscale ai massimi storici, le startup possono usufruire dei vantaggi fiscali previsti dal decreto Sviluppo Bis del Governo Monti. Non solo: pur rappresentando circa il 2% dell’universo produttivo italiano, le startup creano più occupazione delle imprese tradizionali per i giovani e in questo modo contribuiscono alla crescita economica.

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