Disoccupati all’11,1% eppure non si trova il 25% dei lavoratori richiesti

Disoccupati all’11,1% – giovanile, tra i 15 e i 24 anni, al 35,7%. Eppure le aziende italiane incontrano non pochi problemi nel portare a termine con successo i propri processi di ricerca e selezione del personale.

Il 25% delle imprese ha delle serie difficoltà nell’individuare i profili professionali necessari per crescere. «Ci sono delle ricerche che si possono aprire e chiudere in tempi brevissimi, soprattutto quelle che riguardano lavori poco qualificati» ha spiegato Carola Adami, (nella foto) fondatrice e CEO dell’agenzia di ricerca e selezione del personale Adami & Associati di Milano. «Penso soprattutto ai lavori di segreteria, ai magazzinieri, agli addetti alle pulizie: in questi casi le difficoltà nel trovare dei candidati idonei sono minime». La situazione cambia invece quando si parla di figure specializzate. Come ha spiegato la head hunter, specializzata nella selezione di lavoratori qualificati, «le imprese incontrano difficoltà nel selezionare talenti in informatica e in chimica, ma non parliamo solo di ingegneri, quanto anche di tecnici specializzati».

Per l’ultimo trimestre del 2017, stando alle pubblicazioni Excelsior (curate da Unioncamere e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro Anpal), le imprese italiane sono alla ricerca di circa 1 milione di nuovi lavoratori. Come detto, però per almeno un caso su quattro, ovvero per circa 250.000 lavoratori, la ricerca si fa difficoltosa e in alcune particolari situazioni l’individuazione del professionista ricercato semplicemente verrà posticipata nel tempo, non trovando dei candidati idonei sul mercato italiano. Come ha sottolineato Adami, non si parla solo di laureati e di nuove professioni digitali, anzi, talvolta si incontrano delle difficoltà anche quando si ha a che fare con mestieri ‘vecchi’ e classici.

Nel nostro Paese particolarmente infatti si fatica a trovare carpentieri, meccanici, autisti di bus, conduttori di tram, parrucchieri ed estetisti. Si pensi che, in un mercato del lavoro segnato da una difficoltà di reperimento media del 24,3%, con una figura tradizionale come quella del fabbro si arriva fino al 67%. Non hanno del resto vita facile nemmeno le aziende, grandi o piccole, che ricercano laureati in informatica, in chimica, in fisica ed in matematica: qui la difficoltà di reperimento si attesta in media al 51%, per innalzarsi al 57% quando si parla di tecnici specializzati digitali. L’innovazione e la digitalizzazione rampanti, come è noto, stanno facendo spuntare nuove necessità e nuove expertise. «Tra le figure più ricercate figurano gli informatici esperti di coding, ovvero lavoratori specializzati con grandi competenze in fatto di programmazione, nonché gli analisti» ha sottolineato Carola Adami, specificando che «in molti casi le aziende non si limitano a ricercare dei semplici analisti marketing, quanto invece dei veri e propri ‘futurists’, in grado di esaminare i possibili scenari futuri». Non si tratta dunque unicamente di applicare le tecniche del marketing e di analizzare i dati del mercato, quanto anche di analizzare le dinamiche culturali e sociali che potrebbero influenzare il corso di un business.

Come spiega ormai da anni Brian David Johnson – ‘futurologo’ di spicco di Intel e ASU – questa professione «poggia anche su sociologia ed etnologia, due discipline che studiano l’uomo e il suo comportamento». Come anticipato, dunque, l’innovazione porta con sé la necessità pressante di individuare nuove skills, e questo vale per le aziende di qualsiasi settore. «Facciamo l’esempio del tessile» ha ipotizzato Carola Adami, spiegando che «una impresa medio-grande di questo settore può trovare delle serie difficoltà nel ricercare dei laureati e degli analisti in grado di prevedere correttamente le mosse da mettere in campo per aumentare la propria competitività, e può incontrare altrettante criticità nel selezionare degli operai specializzati». Come riportato dal bollettino Excelsior di ottobre, infatti, nel settore della moda la difficoltà di reperimento di operai specializzati e conduttori di impianti arriva fino al 53,6%.

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