Vicker contro Foodora inizia lo scontro

“Non c’è nulla di più lontano tra il modello di business di Foodora e la filosofia che sottende alla sharing economy: la start up tedesca ha sbagliato e i lavoratori incrociano le braccia a ragione”. Matteo Cracco, ceo di Vicker, ci va giù duro e rifugge da giri di parole per intervenire nella polemica di queste ore scatenata dalle ultime decisioni dei manager di Foodora.

“Operando con scelte sbagliate e modelli di business più che discutibili Foodora”, attacca ancora Cracco, uno dei due fondatori di Vicker, piattaforma riconosciuta dal Ministero del Lavoro che mette in contatto diretto chi cerca e chi offre una prestazione d’opera,”crea sfiducia nella tecnologia e nei nuovi sistemi di digital economy, che solo ora e con un ritardo abissale rispetto ad altre realtà anche solo europee si stanno affermando in Italia. Abbiamo messo anima e corpo nel nostro progetto creando un modello di business che tenesse conto prima di tutto della legislazione vigente e della soddisfazione dei lavoratori; perché solo lavoratori contenti e motivati possono produrre servizi adeguati ed innescare un sistema virtuoso come è quello che siamo riusciti a creare”. La filosofia di Vicker, start up nata nel dicembre del 2015, prima App poi anche portale, al momento attiva a Roma, Vicenza, Padova e Milano e in procinto di arrivare a Bologna e Torino, da dove è partita la protesta dei lavoratori di Foodora, ruota intorno allo sviluppo di una tecnologia etica nella misura in cui produce ricadute positive e concrete nella vita delle persone: opportunità di lavorare in regola e con le tutele previste dalla legge e possibilità di affidarsi senza paura di truffe ad una piattaforma facile da usare e perfettamente legale a cui rivolgersi quando si ha bisogno di un servizio, dalle riparazioni domestiche al personal trainer a domicilio. Ed è proprio nel nome di questa filosofia, unita alla voglia di dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per indirizzare l’Italia verso una modernità fatta da un’innovazione tecnologica da cui ormai non si può più prescindere, che Vicker ha avviato fin da subito un dialogo costruttivo con il Governo centrale e le amministrazioni locali: i due fondatori della piattaforma Cracco e Luca Menti sono stati ricevuti a Palazzo Chigi e dal Ministro Calenda e sono in contatto con la staff del Ministro Poletti a testimonianza della loro volontà di operare sempre e comunque nel rispetto delle normative vigenti. Anche a livello di amministrazioni comunali e regionali, Cracco e Menti hanno attivato ovunque sinergie virtuose.

“Se Foodora sbaglia e finisce sul banco degli imputati è giusto che paghi”, attacca ancora Cracco, “anche perché sarebbe un’aberrazione se a pagare per gli sbagli di uno fosse tutta la digital economy che il lavoro lo crea per davvero e rispettando i lavoratori e le normative. Per questo ci sentiamo in dovere di intervenire: ci abbiamo messo anima e corpo per creare un sistema come Vicker perfettamente legale e che gode della fiducia non solo degli utenti che si avvalgono della piattaforma per richiedere servizi ma soprattutto dei lavoratori che attraverso la piattaforma trovano occasioni di lavoro pulito, trasparente, retribuito! Non vogliamo che a causa delle polemiche che stanno travolgendo Foodora a rimetterci sia tutto l’ecosistema della digital economy”. “I nostri lavoratori”, interviene l’altro fondatore della piattaforma Luca Menti, “sono tutti assicurati e discutono con il committente il costo della loro prestazione, che in ogni caso non può mai scendere sotto la soglia dei 20 euro proprio per evitare speculazioni al ribasso; viene loro fornita tutta la documentazione fiscale necessaria per la dichiarazione dei redditi e mantengono anche con noi un filo diretto sia in termini di assistenza che di feedback. Spiace per i lavoratori di Foodora, che giustamente si battono per due concetti fondamentali: rispetto e legalità, che sono la nostra stella polare”.

Il 24 ottobre prossimo Vicker si appresta a lanciare la campagna di reclutamento dei lavoratori proprio a Torino per rendere operativo il servizio a tutti gli effetti tre settimane dopo.

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