In mano straniera (41,1%) le azioni delle aziende quotate
in Borsa e il 21,9% delle Spa

220314-unimpresaUn interessante rapporto del Centro studi di Unimpresa analizza la presenza straniera nella proprietà delle imprese italiane. Un bilancio sconfortante. Le imprese italiane sono un tesoro in mani straniere. Nel terzo trimestre 2013 sullo stesso periodo dell’anno prima, le società per azioni italiane valgono 52,6 miliardi di euro in più (+3,3%) rispetto al 2012. Quelle quotate hanno guadagnato 53,5 miliardi di capitalizzazione (+15,5%) con quote in mano straniera in aumento  di 48,6 miliardi. Stiamo perdendo le nostre migliori risorse con una facilità inaudita senza che lo Stato riesca a individuare strategie e pianificazioni industriali adeguate perchè questo non accada o sia un fenomeno contenuto e limitato dagli affetti della globalizzazione.Le grandi imprese italiane valgono di più, ma sono un tesoro sempre più in mano agli stranieri. Negli ultimi dodici mesi, nonostante la crisi, il valore delle società per azioni del nostro Paese è cresciuto da 1.619,9 miliardi a 1.672,5 miliardi, ma è in aumento  (+15,3%) la quota di possesso detenuta da soggetti esteri che complessivamente ora hanno 366,7 miliardi rispetto ai 318,1 miliardi di un anno fa. Ossigeno per le spa quotate in Borsa che hanno recuperato 53,5 miliardi (+155,1%) di capitalizzazione passando da 344,3 miliardi a 397,8 miliardi.

Secondoil report, basata su dati della Banca d’Italia, le società per azioni italiane ora valgono di più rispetto a un anno fa ma gli tranieri hanno il 41% delle spa quotate a piazza Affari. Nel periodo sotto osservazione, le quote di spa in mano a soggetti esteri è aumentato di 48,6 miliardi portando il totale a 366,7 mdl. Un aumento del peso estero proporzionalmente più marcato è stato registrato nel recinto delle aziende quotate: le azioni detenute dagli stranieri sono passate da 132,6 miliardi a 163,3 miliardi con una crescita di 30,7 miliardi (+23,2%). In termini percentuali, gli stranieri ora posseggono il 41,1% delle azioni di imprese quotate, rispetto al 38,5% di settembre 2012. Ma guardando all’intero bacino delle società per azioni la percentuale si riduce al 21,9%.

“La ricerca consente due riflessioni: anzitutto che la crisi italiana è nelle piccole e medie imprese e che proprio su questa categoria vanno concentrati gli sforzi da parte di Governo e Parlamento”, commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Quanto alle quote di possesso, la crescita degli stranieri mostra un forte interesse per il made in Italy, che ha sempre una grande forza attrattiva, ma allo stesso tempo deve essere fonte di preoccupazione enorme per il sistema Passe: si lanciano segnali d’allarme rosso quando i player internazionali vogliono acquistare grandi nomi, quelli conosciuti. Mentre sotto traccia, e nel silenzio più assordante, stiamo perdendo tutto”. 

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