Bilancio di 13 mila imprese sotto la lente di Intesa Sanpaolo

Bilancio aziendale di 13.000 imprese degli ultimi sei anni sono il contenuto dell’ottava edizione del rapporto annuale che la direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo dedica all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali.

Il Rapporto analizza i bilanci aziendali degli ultimi sei anni (2008-14) di quasi 13.000 imprese appartenenti a 147 distretti industriali e di 35.250 imprese non-distrettuali attive negli stessi settori di specializzazione. Il Rapporto presenta le stime sui risultati di bilancio delle imprese nel 2015 e le previsioni per il biennio 2016-17. L’analisi si sofferma, infine, su alcune importanti novità che stanno interessando il tessuto produttivo distrettuale e che in
prospettiva possono contribuire al rilancio dei territori distrettuali, attraverso l’affermazione di una nuova classe di medie imprese, altamente competitive e dinamiche.

Nel biennio 2014-15 il fatturato a prezzi correnti delle imprese distrettuali è cresciuto in media d’anno dell’1,9%, mostrando un andamento migliore rispetto alle aree non distrettuali. Tra il 2008 e il 2015 sono quasi 6 i punti percentuali di crescita in più per le imprese dei distretti rispetto alle aree non distrettuali. I distretti, inoltre,
hanno completamente recuperato quanto perso durante la crisi e sono tornati ai livelli di fatturato del 2008. Al contrario, al di fuori dei confini distrettuali il gap è ancora significativo. Nei distretti, poi, è risultata migliore l’evoluzione degli addetti rispetto alle aree non distrettuali: le imprese distrettuali più dinamiche hanno evidenziato una crescita degli occupati più elevata; persino le imprese distrettuali più in difficoltà hanno mostrato una
maggiore tenuta occupazionale. Nei distretti, ad esempio, un quinto delle imprese tra il 2008 e il 2014 ha registrato un aumento degli addetti superiore al 38%, cinque punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali. Questi risultati possono essere spiegati anche dall’organizzazione distrettuale, che favorisce la mobilità interna ai
distretti (tra un’impresa e un’altra) e il passaggio da imprese in difficoltà a imprese in espansione.

SI STA AFFERMANDO UNA NUOVA GENERAZIONE DI MEDIE IMPRESE

Nei distretti si è assistito all’affermazione di una nuova classe di medie imprese, capaci tra il 2008 e il 2014 di aumentare significativamente il fatturato (+10%), di accrescere i propri addetti (+5% circa), di rafforzare i propri livelli di produttività del lavoro e di redditività, facendo leva anche su una struttura patrimoniale più solida. E’ soprattutto grazie alla spinta di queste imprese che i distretti hanno mostrato una buona evoluzione della produttività, riuscendo a compensare quasi interamente l’aumento del costo del lavoro per addetto, a differenza di quanto osservato nelle aree non distrettuali. Questa nuova generazione vincente di medie imprese insieme ai gruppi capofila consolidati stanno trainando le performance di molte aree di eccellenza distrettuale. Ordinando i distretti industriali per performance di crescita e reddituale, è possibile ricavare una classifica dei 15 distretti migliori. Tutte le filiere produttive e le macroaree italiane sono rappresentate: prevalgono i distretti dell’agroalimentare (6) e del sistema moda (4) e i distretti del Nord-Est (8) e del Centro (4). Ai primi posti e molto
vicini si collocano due distretti veneti, l’occhialeria di Belluno e il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.

I FATTORI COMPETITIVI

Il Rapporto si sofferma sui fattori strategici che potranno contribuire al mantenimento strutturale di migliori risultati nei distretti rispetto alle imprese non distrettuali. Nel tempo, infatti, si è assistito alla progressiva accumulazione di una maggiore capacità di esportare, effettuare investimenti diretti esteri, registrare brevetti e marchi. I distretti si confermano luogo privilegiato per la diffusione e l’adozione di comportamenti complessi e catalizzatori di innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato. Nei distretti, infatti, non solo è più alta la quota di imprese che esportano (38,4% vs. 29,4%), ma è anche più elevata la percentuale di imprese con attività di export e dotate
di marchi registrati a livello internazionale (32,7% vs. 25,8%). Inoltre, tra i distretti è più intensa la presenza all’estero con partecipate (24,9 imprese partecipate ogni 100 imprese in Italia; nelle aree non distrettuali ci si ferma a 18) e più importante l’impegno sul fronte dell’innovazione (circa 50 brevetti ogni 100 imprese vs. 42).
Molte aree distrettuali continuano a offrire esternalità produttive: alcune sono divenute sede quasi esclusiva di certe produzioni; altre hanno visto nuovi investimenti da parte di operatori medio-grandi nazionali e hanno attirato l’interesse di multinazionali estere. Le attività di concia, calzature, oreficeria, occhialeria, strumenti musicali,
piastrelle, maglieria, abbigliamento e tessile sono fortemente concentrate nei distretti: più del 50% delle imprese di questi settori sono distrettuali. In particolare, nei distretti continuano ad avere un ruolo importante le istituzioni
locali, che hanno contribuito a rinnovare le economie esterne per le singole imprese, localizzate nel distretto e non trasferibili da un luogo all’altro. Il contributo delle istituzioni, oggetto di uno specifico approfondimento nel Rapporto, può andare dalla realizzazione di infrastrutture alla gestione di progetti di sviluppo all’estero,
dall’erogazione di servizi nella ricerca alla realizzazione di iniziative formative.

EXPO: QUALE EREDITA’ PER L’AGRICOLTURA?

Le province distrettuali si caratterizzano per una più alta concentrazione di coltivazioni e allevamenti certificati DOP-IGP, una maggiore diversificazione dell’attività agricola (come ad esempio l’agriturismo) e un orientamento superiore verso la produzione e l’utilizzo di energia rinnovabile. Inoltre, l’età media dei capoazienda è minore rispetto a quella delle province non distrettuali, mentre è più alta la percentuale di diplomati e laureati, con un maggiore grado di specializzazione nelle discipline agrarie. Resta dunque forte l’attrattività dei territori italiani ad alta specializzazione, confermata anche dal processo di reshoring che vede un parziale ritorno nei distretti di produzioni precedentemente esternalizzate. Inoltre, sono proseguite le acquisizioni da parte delle multinazionali estere, attratte dal ricco patrimonio di competenze locali.

NEL 2016-17 TASSI DI CRESCITA MEDI ANNUI DEL FATTURATO AL 2,7%

La presenza di nuovi attori altamente dinamici e di esternalità positive rappresenteranno fattori di competitività importanti per i distretti industriali, che anche nei prossimi anni dovrebbero mostrare performance migliori rispetto alle aree non distrettuali. Nel biennio 2016-17, secondo le nostre previsioni, si dovrebbe assistere a un’evoluzione
ancora positiva del fatturato delle imprese distrettuali, diffusa a tutte le principali filiere produttive. Un sostegno importante alla dinamica del fatturato verrà dal mercato interno. Le attese sul 2016 vedono, infatti, una buona tenuta dei consumi e un rafforzamento degli investimenti, grazie soprattutto alla spinta proveniente dagli acquisti di macchinari, favorita dalla significativa obsolescenza del parco esistente e dal cosiddetto Super
Ammortamento. Nel biennio 2016-17 proseguirà la fase di ripresa dei margini unitari, diffusa a tutti i
settori distrettuali, favorita dall’evoluzione dei costi operativi e dai processi di selezione in corso nei settori maggiormente in difficoltà. Inoltre, si assisterà a un allentamento delle tensioni sul fronte della sostenibilità del debito, grazie anche alla presenza di condizioni del credito particolarmente favorevoli.

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