L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca rappresenta un forte momento di rottura con le politiche economiche condotte fino a oggi dalle amministrazioni degli ultimi vent’anni. Inoltre è un potenziale elemento di instabilità per i mercati internazionali.
Quali conseguenze per l’economia mondiale potrebbe avere una svolta protezionista dell’economia americana?
Secondo gli analisti di Allianz Global Investors date le incognite e l’imprevedibilità che circondano l’elezione di Trump, prevediamo una fase di “risk-off” con elevata volatilità e un aumento della domanda di beni rifugio come oro e Treasury. Considerando le ripetute dichiarazioni di Trump sulla fine dell’“Obamacare”, i titoli delle aziende ospedaliere potrebbero registrare correzioni significative. Dopo lo shock iniziale, Wall Street probabilmente si concentrerà sulle riforme fiscali proposte da Trump e sul ruolo di contenimento che eserciteranno i Repubblicani al Congresso sulle posizioni più estreme del Presidente. Inoltre, i mercati potrebbero iniziare a scontare un rischio di de-globalizzazione, con conseguenze negative per le azioni, e un rischio inflazionistico, con impatti negativi per le obbligazioni. Tuttavia, molto dipenderà da quanto Trump riuscirà a convincere un Congresso che, seppur nelle mani dei Repubblicani, potrebbe non essere completamente dalla sua parte.
“Gli Stati Uniti sono da sempre i garanti di ultima istanza della globalizzazione. Un fenomeno in crisi: i negoziati al Wto sono in stallo da anni e anche gli accordi regionali per il libero commercio faticano a fare progressi tangibili. Ma una piena attuazione del programma elettorale di Donald Trump che cominciasse dall’imposizione di dazi del 35% sulle importazioni di prodotti dal Messico a seguito dello smantellamento del Nafta (l’accordo di libero commercio tra Stati Uniti, Messico e Canada) metterebbe il turbo al ritorno del protezionismo su scala mondiale dice Francesco Daveri, professore ordinario di Politica economica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
“La vittoria di Donald Trump ha sicuramente colto di sorpresa i mercati, come mostrano le prime reazioni. Ci aspettiamo che la volatilità continui a causa della forte incertezza politica. L’imprevedibilità di Trump e la sua mancanza di esperienza politica sono motivo più che sufficiente per affrontare i prossimi mesi con una certa cautela. La copertura mediatica è destinata a rimanere negativa. Anche se Trump seguisse solo la metà delle promesse della sua vigorosa campagna, questo causerebbe una notevole agitazione”, dice Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer at Deutsche Asset Management.
Durante la sua campagna elettorale, Trump ha criticato molti accordi commerciali internazionali (a cominciare dal Nafta) e attaccare la politica economica di Pechino accusati di aver penalizzato gli Usa. La vittoria di questa notte favorirà uno smorzamento dei toni del nuovo presidente?
Secondo Allianz con l’elezione di Trump, il protezionismo potrebbe diventare uno tra i principali temi di investimento; prevediamo una graduale ma marcata flessione degli scambi commerciali e un aumento dei dazi doganali, che influenzeranno le economie dei Paesi asiatici particolarmente dipendenti dalle esportazioni. Trump non potrà contare sul sostegno politico di diversi Paesi dell’area, anche se dovrebbe avere molti punti in comune con il Presidente delle Filippine Duterte. Trump potrebbe chiedere agli alleati degli USA di contribuire ai costi per garantire la sicurezza degli americani. In caso contrario, gli Stati Uniti potrebbero decidere di ridurre la propria presenza nel contesto internazionale dando così modo alla Cina di mostrare la propria forza. E’ prevedibile ipotizzare un massiccio incremento nella spesa per la difesa in tutta l’Asia, soprattutto in Giappone e Corea. Prevediamo una fase caratterizzata dal “flight to quality” sul mercato obbligazionario asiatico, che potrà perdere terreno in linea con il mercato dei Treasury USA. Probabilmente gli spread dell’area si amplieranno; parallelamente si registrerà una correzione dei mercati azionari dovuta alle preoccupazioni per le implicazioni sulla crescita economica delle politiche protezionistiche del nuovo Presidente.
“Una cosa sono i toni della campagna elettorale e un’altra cosa è la politica estera e commerciale. Un certo deterioramento nei rapporti commerciali tra Usa e Cina sarebbe stato nelle cose anche in caso di vittoria di Hillary Clinton. Ci si può aspettare che sia rinviata il riconoscimento dello status di economia di mercato a Cina, che sarebbe utile nelle controversie in materia di anti-dumping. L’imposizione di dazi ancora più elevati dei quelli oggi sarebbe però ovviamente sottoposto alle regole del Wto” , dice Daveri.
“Gli investitori debbano tenere i nervi ben saldi. Non dimentichiamo che la chiave costante della campagna elettorale di Trump è stata quella di sorprendere continuamente il pubblico. E’ del tutto possibile che, dopo la sua elezione, egli possa infatti sorprendere i mercati in modo positivo. Le nostre speranze si basano sul pragmatismo di Trump, la sua capacità di adattamento e in generale la sua scarsa fede politica. C’è la possibilità che possa permette ai veterani politici in Congresso di approvare un programma repubblicano piuttosto classico”, chiude Stefan Kreuzkamp.