Sanità e previdenza: più o meno tasse per il futuro?

Sanità e previdenza sono stati i due temi affrontati dal sondaggio effettuato dall’ UNC tra ottobre 2015 e gennaio 2016, iniziativa sviluppata all’interno del programma di ricerca “Gli scenari del welfare”, promosso dal Forum ANIA-Consumatori

L’indagine (che ha raccolto oltre 500 risposte) è uno strumento di analisi delle opinioni e delle attese dei consumatori riguardo ai temi del welfare e fornisce elementi di particolare interesse dal punto di vista socio-economico. I cambiamenti nel settore previdenziale e sanitario cui abbiamo assistito negli ultimi tempi richiederanno, soprattutto alle giovani generazioni, nuovi sacrifici: per questo diventa interessante capire quali sono le speranze e le preoccupazioni dei consumatori.

RENDERE COMPATIBILI SPESA SOCIALE ED ECONOMIA

L’esigenza di rendere compatibile la spesa sociale con un adeguato livello di competitività economica ha avuto un forte impatto sul welfare che oggi è posto ad un bivio: imboccare la strada della propria revisione per adeguarsi al nuovo scenario e conservare la propria funzione di motore principale della promozione sociale ed economica, oppure avviarsi verso il declino accettando un ruolo marginale incapace di soddisfare efficacemente i bisogni della popolazione. Dai risultati si osserva che quasi un italiano su tre, rispondendo alla domanda “come è possibile mantenere un adeguato livello di assistenza sanitaria pubblica”, suggerisce di ricorrere a forme assicurative integrative. Il dato dimostra che buona parte dei cittadini è concretamente interessata e culturalmente propensa a forme di assistenza integrativa.

MENO TASSE PER FAVORIRE LA CONTRIBUZIONE DIRETTA AI SERVIZI

Il 61% degli intervistati si è dichiarato “molto o abbastanza favorevole a pagare direttamente i servizi di cui ha bisogno se lo Stato riducesse le tasse”, così confermando che gli italiani sono tendenzialmente propensi all’introduzione di vantaggi fiscali per alcuni strumenti assicurativi (polizze sanitarie, iscrizioni a mutue sanitarie, polizze long term care, pensioni integrative, ecc) e sulla possibilità di dedurre fiscalmente alcune spese per il welfare (badante, baby sitter, ecc.).
L’85% dei consumatori desidera, comunque, che lo Stato conservi il monopolio dei servizi fondamentali, così sintetizzando la “voglia di welfare” e “la capacità di resistenza” (resilience) della società che si contrappone ad ipotesi di “taglio” (retrenchment) dei servizi.

ASPETTATIVE NEGATIVE TRA I CONTRIBUENTI

Gli italiani sembrano in ogni caso consapevoli dell’incertezza tipica della situazione attuale: alla domanda sul futuro della copertura del servizio sanitario pubblico, infatti, il 46 % degli intervistati risponde che “si aspetta di dover pagare di più per ottenere i servizi attuali”, mentre il 26% “si rassegna ad accettare un ridimensionamento dei servizi della salute e della pensione”.

Il 63% degli intervistati propone di aumentare le tariffe per le prestazioni limitatamente alle fasce di reddito più elevate. “Si tratta di una risposta che non sorprende”, risponde Segretario generale di UNC, Massimiliano Dona, “e che, sia pure indirettamente, pone al centro dell’attenzione ancora una volta i criteri di definizione dei LEA, cioè dei livelli essenziali di assistenza che sono le prestazioni e i servizi forniti dal Servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Il welfare non sarà più lo stesso e dobbiamo spiegarlo alle giovani generazioni: ecco quindi l’importanza di iniziative come queste in collaborazione con un ente, come la Fondazione Forum ANIA-Consumatori, che ha tra i propri compiti proprio quello di diffondere una più ampia cultura sui prodotti assicurativi e previdenziali”.

“Il sistema attuale di welfare”, dice Pier Ugo Andreini, presidente Forum ANIA-Consumatori, “è inadeguato a rispondere alle reali esigenze dei cittadini soprattutto a causa del trend demografico che sta rendendo il nostro Paese uno dei più vecchi del mondo. Secondo i più recenti dati Istat, abbiamo toccato il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e gli ultra sessantacinquenni sono diventati 13,4 milioni, pari al 22% del totale della popolazione italiana, con evidenti conseguenze sul piano pensionistico e dell’assistenza ai non autosufficienti. I cittadini, inoltre, si sono resi conto che le protezioni sociali sono diminuite e che le cose potranno cambiar ancora, tanto è vero che ormai solo il 5% degli intervistati da UNC ritiene che la copertura dei bisogni garantita dallo Stato resterà invariata anche in futuro. Siamo convinti -conclude Andreini- che assicuratori e consumatori devono lavorare insieme soprattutto per impegnare la politica e i media a fornire una informativa chiara, semplice, tempestiva e trasparente, tale da rendere i cittadini sempre più consapevoli del loro futuro”.

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