Le nostre aziende non parlano inglese. E tu?

EF Corporate Solutions ha presentato i risultati dell’ultimo report EF EPI-c, che valuta la conoscenza dell’inglese nella forza lavoro di 40 Paesi nel mondo. Lo studio evidenzia dati interessanti per quel che concerne l’indice di competenza linguistica per settore e correlazioni significative con tre importanti indicatori commerciali e finanziari: innovazione globale, trasparenza governativa e facilità nel fare affari.

Lo studio è stato condotto testando un panel, più ampio rispetto all’edizione precedente del 2014, costituito da 510.000 persone testate, appartenenti a 2.078 Aziende. Il report differenzia i risultati relativi al livello di inglese dei partecipanti non solo in base al Paese di provenienza ma anche all’Industry di appartenenza: sono, infatti, 16 i settori su cui è stata condotta l’indagine. I professionisti coinvolti, al momento del test, non erano iscritti ad alcun corso di inglese e i risultati della prova sono stati utilizzati esclusivamente al fine della redazione dell’Indice EF-EPI-c. I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (punteggio EPI-c) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e denota, secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (CEFR) i seguenti livelli: A1 (punteggio EPI-c 0-33), A2 (punteggio EPI-c 34-48), B1 (punteggio EPI-c 49-62), B2 (63-78), C1 (punteggio EPI-c 79-93) o C2 (punteggio EPI-c 94-100).

LA CLASSIFICA

L’Europa occupa i primi 5 posti del ranking mondiale, con i Paesi Bassi che guidano la classifica con un punteggio di 73,83, a testimonianza di una competenza linguistica di livello upper intermediate. Seguono a poca distanza i Paesi Scandinavi, nello specifico: Danimarca (72,04), Svezia (71,71), Norvegia (71,27) e Finlandia (69,18). Filippine (67,38) ed Emirati Arabi Uniti (66,10) sono i primi Paesi non europei che compaiono all’interno della classifica e ricoprono, rispettivamente, il 6° e il 7° posto. Il nostro Paese si trova a metà della graduatoria, al 20° posto, con un indice di conoscenza dell’inglese di livello intermedio grazie al punteggio di 58,61. Chiudono la classifica, con una competenza linguistica molto bassa, Venezuela (45,33), Costa Rica (43,96), Tailandia (39,62), Arabia Saudita (37,97) e, all’ultimo posto, Iraq (33,64). In tal senso, è tracciabile un chiaro schema regionale, che vede 7 dei 10 Paesi più competenti in Europa (i primi 5 della classifica e il Portogallo, all’8° posto) e 6 di quelli meno competenti in America Latina (Cile, Perù, Brasile, Colombia, Venezuela e Costa Rica).

C’È CHI SCENDE: IL CASO ITALIA

A confronto con l’edizione 2014, condotta su 32 Paesi e 22 Settori, la ricerca 2016 mette in luce una serie di trend interessanti, che rivelano come siano cambiate le competenze linguistiche tra i diversi Paesi e all’interno dei differenti Industry. Nello specifico, l’Italia slitta dal 15° posto del 2014 (con 54,31 punti) alla 20° posizione del 2016 (con un punteggio di 58,61), mostrando però un incremento del 7,92% negli investimenti in formazione linguistica, che evidenzia tuttavia la loro ridotta efficacia, a fronte dei risultati registrati. I nostri vicini di casa, Germania, Francia e Spagna, (rispettivamente, 15°, 23° e 16° posto nell’indice 2016) presentano un trend leggermente discendente, con punteggi che passano dal 60,48 del 2014 al 60,16 del 2016 per la Germania (-0,53%), da 55,68 a 54,75 per la Francia (-1,67%) e da 61,14 a 59,98 per la Spagna (-1,90%). Caduta libera invece per Colombia e Svizzera, che chiudono il 2015 con una diminuzione della competenza linguistica in inglese rispettivamente del 8,98% (da 52,34 a 47,64) e del 7,67% (da 64,69 a 59,73) rispetto al 2014, segnando per la Colombia anche un abbassamento del livello di inglese da B1 ad A2.

E C’È CHI SALE

Le prime 5 posizioni della classifica per Paese rimangono pressoché invariate, con i Paesi del Nord Europa nei primi posti della classifica, grazie al loro costante miglioramento nelle prestazioni linguistiche. In tal senso, i Paesi Bassi, primi quest’anno e secondi nella scorsa edizione, registrano una migliore conoscenza dell’inglese a livello aziendale, con un +3,3% rispetto al 2014. Anche Danimarca (prima nel 2014), Svezia, Norvegia e Finlandia mantengono un trend positivo, con deboli incrementi, rispettivamente, dello 0,75, 0,56, 0,25 e 1,72%. Nella classifica degli Stati che hanno mostrato un incremento maggiore nel livello di competenza linguistica troviamo in prima posizione la Corea del Sud (al 23° posto nel 2014 e al 16° nel 2016), che passa da un 49,88 nel 2014 ad un 57,57 nel 2016, registrando un miglioramento del 15,42%. Seguono il Cile (+4,92%), e la Turchia (+3,80%), rispettivamente nella 31° e 29° posizione della graduatoria EF EPI-c 2016.

TRASPARENZA GOVERNATIVA ELEMENTO DI COMPETITIVITÀ: NORD EUROPA E ITALIA A CONFRONTO

I risultati della ricerca mostrano per la prima volta una correlazione particolarmente stretta tra i punteggi EF EPI-c e la trasparenza percepita a livello governativo. Ad esempio, i Paesi Bassi, la Danimarca e la Svezia, sono associati ad un basso livello di corruzione. Tale percezione implica importanti conseguenze per imprenditori e governi, in quanto la trasparenza, abbinata ad un livello più elevato di competenza linguistica, gioca un ruolo importante nella maggior parte delle interazioni commerciali internazionali. Diversamente, in Italia, il basso livello di competenza linguistica si riflette inevitabilmente anche sulla percezione delle imprese italiane all’estero: per puntare all’internazionalità è infatti necessario investire prima nella formazione linguistica dei lavoratori. In tal senso, l’English Margin Report di EF mostra come l’88% dei clienti sia disposto a pagare un extra a quelle aziende con una padronanza dell’inglese migliore, mentre l’81% prenderebbe in considerazione la possibilità di scartare partner con una scarsa padronanza dell’inglese.

L’INGLESE PER SETTORE: ISTRUZIONE, UNO STATO DELL’ARTE PREOCCUPANTE

La classifica per Settore. A livello mondiale, la Consulenza e i servizi professionali sono in testa alla classifica, con un punteggio di 59,97, per una competenza di livello intermedio (B1). Seguono, a distanza di due punti, il settore Ingegneria (57,50) e quello del Food&Beverage (57,19). Al quarto posto troviamo Contabilità, banche e finanza e IT al quinto, con un punteggio rispettivamente di 57,18 e 56,56. In fondo alla graduatoria, con un livello di inglese molto basso, il settore della Difesa e della Sicurezza (47,50) l’Istruzione (42,82), il Settore Pubblico (41,94) e, in ultima posizione, la Logistica (40,87).

RISULTATI SORPRENDENTI

Dai dati dello studio e dal confronto con l’edizione 2014, è possibile evincere una serie di correlazioni interessanti: in primo luogo il report illustra uno scenario allarmante sul settore dell’Istruzione nel mondo, che presenta uno dei punteggi più bassi nella classifica, con un livello di inglese che non supera l’A2, in netto peggioramento rispetto al 2014 (da 51,58 a 42,82 per un -16,98%). La ricerca dà inoltre origine a risultati controintuitivi che mostrano come settori con una significativa esposizione internazionale come l’Aviazione e la Logistica abbiano una competenza in inglese sorprendentemente bassa, rispettivamente di 50,34 (B1) e 40,87 (A2). Nello specifico, grazie ad un’analisi a livello intraziendale per competenza linguistica nel settore dell’Aviazione, si riscontra come gli Assistenti di Volo siano la categoria che ha la competenza d’inglese più bassa, al limite del livello B1 (49,06).
In aggiunta, un’approfondita analisi dei dati in termini di incremento percentuale tra il 2014 e il 2016 mostra che le Industry ad aver maggiormente investito in formazione linguistica sono state Food&Beverage, da 46,84 a 57,19 (+22,1%), Contabilità, banche e finanza, da 51,32 a 57,18 (+11,42%), Salute e settore farmaceutico, da 51,11 a 55,31 (+8,22), Produzione, da 48,42 a 51,41 (+6,18) ed Automotive, da 49,21 a 52,03 (+5,73%). Peggiora anche il Settore Pubblico, da 49,58 a 41,94 (-15,41%) e, in fondo alla classifica, troviamo la Logistica, che scivola bruscamente da un 50,53 a un 40,87 (-19,12%).

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