Energia: accordi intergovernativi proposti da Bruxelles

Energia: sono stati avviati accordi intergovernativi sotto la lente di Bruxelles, che nel nuovo pacchetto presentato nell’ambito dell’Unione dell’energia prova a cambiare le regole.

La Commissione europea ha presentato un pacchetto in materia di sicurezza e sostenibilità energetica, una strategia europea per costruire un sistema energetico integrato a livello dell’Ue che permetta la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle emissioni e la competitività delle imprese. Obiettivo del pacchetto, articolato in quattro punti, è dotare l’Unione Europea degli strumenti necessari per affrontare la transizione energetica globale e fronteggiare possibili crisi energetiche. Uno dei quattro dossier riguarda gli accordi intergovernativi nel settore energetico, con focus sul gas.

COSA SI E’ DECISO

L’obiettivo di Bruxelles è fare in modo che gli accordi intergovernativi, firmati dagli Stati membri con Paesi terzi e aventi un impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento di gas, siano più trasparenti e conformi al diritto dell’Unione. Viene introdotto un controllo di compatibilità ex ante che deve essere effettuato dalla Commissione per verificare la conformità alla normativa sulla concorrenza e alla legislazione sul mercato interno dell’energia prima che gli accordi siano negoziati, firmati e sigillati. Gli Stati membri dovranno tenere conto dell’opinione della Commissione prima di firmare gli accordi.

Lo scorso anno la Commissione ha effettuato una valutazione dell’efficacia della decisione n. 994/2012/UE che istituisce un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi fra Stati membri e Paesi terzi nel settore dell’energia giungendo alla conclusione chel’attuale sistema è sì utile per ricevere informazioni sugli accordi esistenti e per identificare gli elementi non conformi al diritto comunitario, ma si rivela insufficiente quando si tratta di affrontare i casi di non conformità. Oggi la norma impone agli Stati membri di notificare alla Commissione gli accordi energetici con i Paesi extra Ue solo dopo che essi sono stati conclusi. Ma a quel punto negoziarne i termini (in caso di non conformità con le regole Ue) risulta molto complesso. E non si tratta di casi isolati: secondo le valutazioni fornite da Bruxelle, infatti, circa un terzo degli accordi riguardanti infrastrutture energetiche o di fornitura di energia non sono compatibili con il diritto comunitario, e finora nessun accordo è stato rinegoziato con successo.

NORD STREAM2 INSEGNA QUALCOSA

E’ chiaro che la Commissione europea vuole evitare il ripetersi di situazioni come quella posta da Nord Stream 2, progetto che prevede la realizzazione di due rami di gasdotti con una capacità totale di 55 miliardi di metri cubi che ogni anno dalla Russia porteranno gas metano in Germania, attraverso il Mar Baltico. Con Nord Stream 2 Gazprom conquisterà il pieno controllo di una parte importante del sistema di distribuzione e stoccaggio del gas nell’Europa centrale, entrerà in possesso di quote di giacimenti nel Mare del Nord e potrà bypassare o tagliare fuori non solo l’Ucraina, ma diversi paesi dell’Europa centro-orientale. Aspramente criticato dai paesi dell’Europa centro-orientale e dal Parlamento europeo, sul progetto vigila la Commissione europea, che intende verificare che esso rispetti le norme Ue.

COSA CAMBIA

Passa da ex post ad ex ante la supervisione della Commissione Ue sugli accordi intergovernativi per la costruzione di gasdotti, con Bruxelles che avrà 12 settimane di tempo per dare la sua opinione finale sulla loro compatibilità con la legislazione europea. E, se sarà il caso, bloccarli. Bruxelles si arroga inoltre la prerogativa di farsi notificare tutti i contratti commerciali nel caso in cui questi siano di durata superiore a un anno e riguardino quote di mercato con una soglia di allerta del 40%, in quanto diventano “rilevanti per la sicurezza delle forniture” (è il caso di molti Paesi dell’Est e Baltici con Gazprom). Nel frattempo, procede la realizzazione del Corridoio Sud, costituito dai progetti che dal Caspio porteranno in Europa le forniture di gas, riducendo così la dipendenza dalla Russia. Nel corso della dichiarazione finale della seconda riunione ministeriale del Corridoio Sud tenutasi a Baku, cui hanno partecipato sia l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini che il commissario per l’Unione dell’energia Maros Sefcovic, l’Ue ha ribadito l’importanza degli accordi intergovernativi su due progetti: il gasdotto Trans-Anatolico (TANAP) e il Trans Atlantic Pipeline (TAP). Il primo porterà il gas azero del Mar Caspio in Europa grazie al prolungamento del Trans-Adriatic Pipeline (TAP), trasformando la Turchia nel principale hub energetico eurasiatico.

Il secondo, che riguarda direttamente l’Italia, porterà gas azero in Europa attraverso la Grecia settentrionale, l’Albania e l’Adriatico, per approdare in Salento. Il TAP avrà una capacità iniziale di trasporto di 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, equivalenti al consumo energetico di circa 7 milioni di famiglie in Europa. In futuro, con l’aggiunta di nuove stazioni di compressione, la quantità trasportata potrà essere duplicata fino a 20 miliardi di metri cubi, a fronte di ulteriori forniture disponibili nella più vasta area caspica. Con una lunghezza complessiva di circa 870 chilometri, il il TAP raggiungerà la massima altitudine di 1.800 metri tra i rilievi albanesi e la massima profondità di 820 metri sotto il Mare Adriatico, per poi approdare nel comune di Melendugno, in prossimità di San Foca. L’intenzione di Bruxelles è aprire le nuove rotte anche ad altri possibili futuri partecipanti, sia come fornitori che come paesi di transito e utilizzatori.

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