Cuba: i 90 anni di Fidel Castro, l’ultimo grande del ‘900

Cuba: i 90 anni di Fidel Castro, l’ultimo grande del ‘900.

È stata una delle figure più controverse del ‘900, il “Secolo breve” che ci ha traghettato nel terzo millennio. Per alcuni un feroce dittatore, per altri uno dei leader più carismatici del Terzo mondo. Unico tra i grandi protagonisti della storia recente a essere sopravvissuto alla fine della Guerra fredda, Fidel Castro compie 90 anni dopo aver
assistito a dieci cambi della guardia alla Casa Bianca ed essere sopravvissuto, secondo un’accreditata leyenda negra, a 634 tentativi di omicidio organizzati, più o meno fantasiosamente, dalla Cia.Il “lìder maximo” della rivoluzione cubana, più castrista e latino-americana che marxista in senso stretto, dopo oltre 49 anni al vertice del governo dell’Avana, il 28 febbraio del 2008 aveva annunciato il suo ritiro dalla scena politica per motivi di
salute, cedendo il potere al fratello Raul, sbiadita figura di comprimario a fronte del vulcanico e irresistibile Fidel.D

Dieci anni dopo, le sempre più rare apparizioni in pubblico lo mostrano con la barba ingrigita, malinconico e smagrito in tuta da ginnastica e senza i tradizionali sigari Cohiba, ai quali ha dovuto dolorosamente rinunciare per motivi di salute.Castro è stato il nemico alle porte per antonomasia degli Stati Uniti, allineati sugli obbiettivi e gli orizzonti della Guerra fredda. Un’ostilità ben reciprocata che non è venuta meno neanche dopo il clamoroso riavvicinamento deciso dall’amministrazione Obama. Un rancore, quello di Castro, da non prendere alla
leggera. Uno dei suoi ufficiali più determinati e coraggiosi al tempo della guerriglia dei “barbudos” contro il regime di Fulgencio Batista, Huber Matos, venne condannato nel 1959 a venti anni di carcere per aver criticato la virata del regime verso il comunismo, seguito a ruota da tanti altri dissidenti. Ma questo non può far dimenticare, in un percorso di luci e ombre comune a tutti i grandi del ‘900, i risultati in apparenza impossibili ottenuti dal suo regime. Come la campagna di alfabetizzazione che nel 1961 eliminò l’analfabetismo nelle campagne o il piano per trasformare l’isola, rimasta solo con tremila dottori dopo la fuga delle élites cubane, in una sorta di
“superpotenza medica” con uno dei sistemi sanitari migliori al mondo.

Altre scommesse non hanno pagato altrettanto bene, come la campagna per la raccolta dello zucchero avviata nel 1970 per contrastare l’embargo statunitense, clamorosamente fallita nonostante la mobilitazione di massa.Oltre critiche e insuccessi, repressioni e oceaniche manifestazioni di massa, il mito di Castro continua a vivere
prepotente da quel lontano 2 gennaio 1959 quando entrò trionfalmente a L’Avana per dare inizio alla sua scommessa, personale e irripetibile. I suoi sostenitori, a Cuba e in tutto il resto del mondo, ricorderanno per sempre il discorso che fece per celebrare il trionfo della rivoluzione, quando una colomba gli si posò sulla spalla, un simbolo che per molti cubani valse e vale come una consacrazione. E nel crepuscolo della sua vita,
insieme al comandante Guevara, gli lanceranno, forse un ultimo e conclusivo: “Hasta la victoria siempre…!”

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