Smart working a che punto siamo? Risponde Franco Gementi, responsabile per l’Italia di Cornerstone On Demand Italia

Smart working a che punto siamo? Il lavoro agile sta per diventare legge anche nel nostro Paese. In realtà, secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, quasi il 50% delle grandi aziende in Italia lo sta già sperimentando.

Di cosa parliamo esattamente quando parliamo di smart working? Al datore di lavoro non interessa più quante ore i dipendenti passino in azienda ma i risultati che questi ultimi raggiungono. I cambiamenti che porta con sé questa nuova modalità di prestazione lavorativa sono diversi, di tipo culturale ma anche e soprattutto di tipo pratico. Qual è la maggiore difficoltà che si incontra nelle aziende per smarcare lo smart working? Lo abbiamo chiesto a Franco Gementi, responsabile per l’Italia di Cornerstone OnDemand, che dal 1999 sviluppa e fornisce soluzioni tecnologiche per la gestione dei talenti.

“La difficoltà maggiore è la componente tecnologica. Al di là del decreto legge Barilla, Vodafone, Telecom stanno facendo cose egregie con lo smart working. la tecnologia c’è ed è abilitante al concetto di smart working. Ma per affrontare complessivamente l’argomento le aziende devono rivedere tutti i processi organizzativi. Lo smart working racchiude al suo interno attività diverse per questo la tecnologia deve entrare nei processi organizzativi”.

D.Come influenzerà la graduale introduzione dello smart working la gestione delle risorse umane?

R. La gestione e sviluppo delle risorse umane non richiede adempimenti particolari ed è quella che ne ricava più benefici. Pensiamo solo all’ambito della formazione e della collaborare in modo social tramite intranet.  Lo human capital è aiutata dalla tecnologia basta uno smartphone e un tablet. I dispositivi ci sono, ora bisogna usarli e dare la possibilità di collaborare.

D.Quali sono i settori più arretrati?

R. Negli ultimi 4 anni ho visto cambiare i settori delle banche, assicurazioni e della Pa. Da una situazione di reticenza ora corrono ad adeguarsi e si muovono velocemente. Tlc e manifacturing hanno abbracciato lo smart working in modo pragmatico per dare funzionalità strumenti e valore aggiunto ai dipendenti.

D. Quanto sono pronti i lavoratori? Si sentiranno meno sotto stress, o di più?

R. Sebbene valutare le persone in base ai risultati e agli atteggiamenti rappresenti un’importante leva di motivazione e di engagement per i singoli e di sviluppo per l’intera organizzazione, è necessario un sistema di monitoraggio accettato e condiviso da tutti ma anche un efficace sistema di incentivazione. Alcune aziende stanno utilizzando con successo sistemi informatizzati di accesso ai dati che permettono di valutare in tempo reale l’andamento delle attività e gli scostamenti dai risultati attesi e che evidenziano e comunicano con immediatezza le correlazioni tra strategie, piani operativi e risultati effettivi, individuali e aziendali. In questo contesto, la tecnologia può dare un contributo importante al performance management, e allo sviluppo di carriera. Benché ancora poco utilizzate nell’area HR, grazie ai costi contenuti e a un utilizzo flessibile e “on demand”, queste soluzioni potranno servire anche alla gestione del personale delle Pmi italiane.

D. I che cosa consiste la vostra proposta a cloud? Com’è percepita?

R. La nostra soluzione on demand garantisce soluzioni di recruiting, home boarding, formazione, assistenza coaching, valutazione prestazione, potenziale, creazione dei piani di successione. Reclutare i talenti  non basta. Bisogna saper gestire i talenti e tenerli in azienda: E’ necessario fare valutazione e formazione continua. Si tratta di un bagaglio tecnologico che deve essere a disposizione – nel concetto del cloud accessibile 24 x sette senza limitazioni di orario. Il nostro cloud è privato ed è destinato solo ai nostri clienti che possono accedere esclusivamente. Questo assicura  i responsabili delle risorse umane. Inoltre il nostro software consente di personalizzare i sistema a fronte di specifiche necessità di brand identity. Attualmente disponiamo di due data center nel mondo uno Europeo e uno in America. La nostra filiale presente in Italia dal 2012 gestisce 30 clienti quasi tutte medie e grandi imprese.

 

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