Siamo sommersi da debiti “scaduti”

Un cinquantenne padre di famiglia con debiti di circa 4.600 euro. E’ un profilo standard del cittadino del nord che deve regolarizzare la propria posizione finanziaria con gli operatori del credito. L’istantanea emerge dall’Osservatorio di SiCollection  – realtà del panorama italiano del recupero crediti con un panel di clienti provenienti dalle principali Istituzioni finanziarie, banche dal mondo commerciale e utilities – che ha analizzato oltre 800 mila posizioni debitorie che hanno un valore complessivo di oltre 3,1 miliardi euro, rielaborando i dati legati a ciascuno dei circa 700 mila titolari.

Si tratta di un’analisi effettuata sul debito scaduto degli Italiani, anche alla luce del fatto che, in termini generali, al momento attuale si registrano a livello di sistemico nazionale circa 200 miliardi € di sofferenze, 127 miliardi € di incagli (denominati anche “inadempienze probabili”) e altri 14 miliardi € di debiti scaduti da meno di 120 giorni (questi dati fanno riferimento al Rapporto della Banca d’Italia dell’aprile scorso). “Il quadro che emerge è chiaramente critico”, spiega Vieri Bencini, amministratore delegato di SiCollection (nella foto) “Il primo passo per affrontare questo problema, ed evitare che diventi strutturale, è proprio quello di analizzare i dati, capire nel dettaglio i contorni del fenomeno e individuare delle soluzioni valide sia per i debitori coinvolti, sia per il sistema creditizio nel suo complesso”.

L’esposizione del portafoglio scaduto è particolarmente elevata nelle regioni che ospitano le maggiori aree metropolitane, ed è più contenuta nelle regioni più piccole a minore densità della popolazione. A livello locale, la città che presenta l’importo scaduto più elevato è Milano con un importo di 120 milioni d euro, seguita da Roma; l’importo scaduto medio più elevato, invece, si registra a Genova con circa 6 mila €. Tra le grandi città, l’importo medio più basso si rileva a Roma con 2.756 €. Ma chi sono i debitori? Oltre il 90% è di nazionalità italiana, anche se tra i titolari delle posizioni debitorie analizzate si registrano ben 177 nazionalità diverse. Tra i non italiani va notato che l’importo dovuto medio è sostanzialmente identico: 4.500 €. La fascia di età più esposta è quella che va dai 46 ai 55 anni (27,6%); a seguire, quella dei 36-45enni (27,4%). I millennials (gli under 25) sono coloro i quali risultano meno esposti (0,8%). Approfondendo la distinzione tra uomini e donne dei debiti scaduti, emerge che i primi hanno esposizioni creditizie scadute crediti mediamente superiori del 40% rispetto alle seconde: 4.776 € di media contro 3.326 €. Per quanto riguarda il numero delle posizioni, il 65,2% fa riferimento a uomini, mentre il restante 34,8 è in capo a donne. Da sottolineare che, se normalmente questa differenza risulta simile in tutte le diverse classi di età, in quella tra i 46 e i 55 anni – ovvero quella di maggiore indebitamento – la “distanza” percentuale tra le posizioni aperte da uomini rispetto a quelle aperte da donne risulta la maggiore: 69,46 contro 30,54%.
Per quel che riguarda i singoli prodotti, va segnalato che la differenza tra uomini e donne è massima sul fronte bancario (le posizioni in sofferenza appartengono per il 71,6% agli uomini e per il 28,35% alle donne), mentre in materia di utilities, ossia di utenze non saldate, il delta si accorcia notevolmente: il 58,11% interessa degli uomini contro il 41,89% di donne.
Il tipo di debito: dei 3,1 miliardi in gestione a SiCollection, quasi il 70%, ovvero 2,1 miliardi, fa riferimento a un indebitamento di natura finanziaria, riconducibile principalmente al credito al consumo. A seguire, ci sono 580 milioni di indebitamento bancario (come, ad esempio, scoperti di conto corrente e crediti bancari), e altri 174 milioni € di competenza di multiutilities, legati a crediti su utenze. Infine, ci sono circa 78 milioni € di crediti vantati a fronte di cessioni del quinto dello stipendio.

Una linea di credito da recuperare su tre fa riferimento a importi che non superano i 500 € (36%); indicativamente la metà (45%) ha un’entità compresa tra i 500 e i 5000 €. Meno di 2500 posizioni sulle oltre 800 mila esaminate, invece, superano i 50.000 €. Il 96% dei titolari delle posizioni analizzate (670.000 persone circa) risulta insolvente con un solo operatore del credito. Sono 24.300 coloro i quali risultano insolventi con due diversi operatori; mentre sono meno di 2000 quanti hanno contratto un debito con tre, quattro o cinque operatori differenti.

CREDITO RECUPERATO

Per quanto concerne il credito recuperato, si registra la tendenza a recuperare con maggiori probabilità di successo i debiti in termini inversamente proporzionali rispetto alla loro sedimentazione nel tempo. Ad esempio, per quanto riguarda i crediti bancari, le posizioni scadute fino ai 120 giorni si recuperano con un’incidenza dell’87%; se si superano però i 12 mesi, il tasso di rientro scende al 25%, per poi scivolare al 14% per le sofferenze vere e proprie, ovvero quelle che risultano scadute da più di 18 mesi. Sul fronte dei crediti legati alle utenze, le posizioni scadute legate a contratti ancora attivi si recuperano nell’ordine del 75%; quelle, invece, che fanno riferimento a contratti di fornitura cessati, si recuperano per il 35%.

I dati raccolti e rielaborati da questo Osservatorio fanno riferimento all’esame di 881.447 linee di credito, attivate tra il 2006 e il 2016 da 696.295 soggetti per un totale di 3.138.426.659,00 €.

LEGENDA

Credito deteriorato: finanziamenti erogati in passato a debitori che ora non sono più in grado di rimborsare l’intero ammontare. Si tratta in pratica di crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell’esposizione.

Sofferenze: sono quei crediti deteriorati per i quali la probabilità di mancato recupero è particolarmente elevata.

Incagli: sono delle esposizioni nei confronti di soggetti in situazione di difficoltà obiettiva, ma temporanea. A differenza delle sofferenze, gli incagli rappresentano dei crediti che in un congruo periodo di tempo si suppongono recuperabili. In una scala del rischio dunque gli incagli si pongono un gradino al di sotto delle sofferenze.

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