Manca meno di una settimana alla scadenza del 30 giugno. La data indicata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) per la comunicazione al Registro delle Imprese della PEC personale degli amministratori. Ma il quadro normativo è tutt’altro che chiaro. A denunciarlo sono Francesco Cataldi e Stefania Serina. Rispettivamente presidente e delegata della Commissione Semplificazioni fiscali dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (UNGDCEC).
Pec amministratori o della società?
Il MIMIT, con la nota n. 43836 del 12 marzo 2025, ha stabilito che ogni amministratore debba disporre di una PEC esclusiva e personale, da comunicare entro il 30 giugno. Tuttavia, Unioncamere, con una nota interna del 2 aprile (non pubblicata ufficialmente), ha fornito un’interpretazione più flessibile. Per le società già esistenti quindi al 1° gennaio 2025, la comunicazione può avvenire in occasione di nuove nomine o rinnovi. E può quindi essere utilizzata anche la PEC della società.
Commercialisti tra due fronti
Nel mezzo, i commercialisti si trovano a gestire un adempimento ambiguo, con indicazioni divergenti da parte delle Camere di Commercio. E proprio nel pieno della stagione dichiarativa. “Siamo lasciati a interpretare norme contrastanti, senza alcuna nota chiarificatrice, proroga o assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni”. Affermano Cataldi e Serina.
Più trasparenza e la digitalizzazione per il sistema imprenditoriale
La normativa, introdotta con la Legge di Bilancio 2025, mira a rafforzare la trasparenza e la digitalizzazione del sistema imprenditoriale. L’obbligo riguarda tutte le società, incluse quelle di persone, capitali, cooperative e semplici con attività agricola. Comunque la comunicazione deve avvenire tramite il portale DIRE, con firma digitale e PEC intestata all’amministratore.
Sulla Pec UNGDCEC chiede un intervento normativo urgente
L’UNGDCEC chiede quindi un intervento normativo urgente che chiarisca l’obbligo e uniformi le prassi camerali. “L’improvvisazione amministrativa non può diventare la norma. A pagarne il prezzo quindi sono imprese e consulenti, costretti a operare nel buio normativo”.