Ma cosa c’è che non va tra Pmi e banche?

image_mediumOrganizzata da LS Lexjus Sinancta – www.lslex.com/it – si è svolta a Milano la terza edizione dell’Osservatorio sulle Pmi italiane che ha fatto il punto sulla “salute finanziaria” delle piccole  e medie imprese e sul livello di sostegno conferito dagli istituti di credito a queste imprese.Secondo la ricerca realizzata su un campione composta da 1.600 Pmi italiane dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne  il 58,3% delle imprese nell’ultimo anno non ha riscontrato problemi nell’affrontare gli impegni finanziari presi. Percentuale che cresce oltre il 60% nel caso delle imprese internazionalizzate – favorite da una domanda più dinamica – con una punta del 69,4% nel caso delle Pmi che operano fuori dall’Europa. Il ruolo delle banche risulta fondamentale per effettuare investimenti, visto che circa 2 imprese su 3 reputano importante se non addirittura indispensabile il sostegno bancario, soprattutto nel caso delle Pmi che vogliono uscire dai confini nazionali. Per quasi il 43% del campione, infatti, il supporto bancario è parte del processo di internazionalizzazione stessa e un atteggiamento maggiormente proattivo degli istituti di credito indurrebbe il 25,7% delle Pmi non ancora internazionalizzate a proiettarsi sui mercati esteri.

La ricerca evidenzia, inoltre, un tratto caratteristico e “umano” del sistema delle piccole e medie imprese italiane: nonostante un 2012 realmente negativo dal punto di vista dell’evoluzione della domanda, le Pmi intervistate hanno difeso strenuamente la propria base occupazionale che nel 69,6% de casi è rimasta stabile. Nelle imprese minori, quindi, le specifiche competenze, “firmbased” che si vengono a creare nel lavoratore, rappresentano il vero valore immateriale di competitività dell’impresa stessa.

La crisi, però, ha contratto la propensione all’investimento. Solo il 20,5% delle Pmi intervistate  prevede di investire nel 2013 e gli investimenti, quando realizzati, vengono soprattutto autofinanziati. Nel caso delle aziende di più recente costituzione – nate dopo il 2005 o start-up – poi, oltre il 31% non ricorre affatto alle banche, dimostrando quindi una specifica difficoltà del sistema bancario nel sostegno alle neo-imprese.

Ridotta anche la domanda di credito delle impresediminuita nel 22% dei casi e incrementata solo nel 14% – che purtroppo si scontra con un esito delle richieste che, anche tra le Pmi più dinamiche, ha visto nel 30-33% dei casi un parziale accoglimento o totale rifiuto da parte delle banche. In particolare, si sono viste negare il credito maggiormente le aziende che operano su mercati di prossimità (20,5% dei casi) mentre le Pmi internazionalizzate mostrano, al contrario, incidenze più alte di accoglimento in toto della richiesta di maggior credito.

casaranoLS Lexjus Sinacta, è un importante realtà composta da oltre 180 avvocati e dottori commercialisti con nove sedi in Italia.  “Quello che ci proponiamo, con questo appuntamento annuale, è di istituire un tavolo di confronto che metta in luce le esigenze comuni al panorama delle Pmi e che permetta di individuare le possibili soluzioni alle problematiche di questo settore fondamentale dell’imprenditoria italiana”, dice Franco Casarano, (nella foto) partner dello studio legale LS Lexjus Sinacta. “Soprattutto in tema di internazionalizzazione ci auguriamo che il nostro dibattito possa aiutare ad accelerare un rilancio del ruolo delle banche nel sostegno ai processi di globalizzazione delle Pmi, per poter così avere ancora più storie di successo a sostegno del nostro sistema paese.”

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