Le mille Russie dell’export alimentare (e non solo)
viste a Parma e Milano

russiaSi è concluso con grande successo in termini di presenza ma anche e soprattutto in termini di business, Russia Business Incubator, il secondo appuntamento del progetto di GEA – Società di Consulenza di Direzione – e Italia del Gusto – il consorzio privato che include le migliori aziende italiane nel settore alimentare e vinicolo. Russia Business Incubator è stato creato per favorire l’export delle aziende italiane sul mercato russo. Per due giorni, presso la Sala dei 300 delle Fiere di Parma, i principali importatori e distributori della Russia hanno incontrato le aziende consorziate con l’obbiettivo di creare nuovi rapporti commerciali e rafforzare le esportazioni nel Paese. Per supportare i contatti di business delle aziende, alla manifestazione hanno preso parte attiva il Ministero della Salute, il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Ambasciata Italiana a Mosca, l’ICE di Mosca e la Camera di Commercio Italo-Russa.

“Anche quest’anno abbiamo puntato su uno dei Paesi del BRIC, e in particolare su quello geograficamente più facile da raggiungere ma non il più semplice per le nostre esportazioni. Esistono infatti ancora molte barriere non tariffarie, di natura sanitaria e burocratica, che è importante che le Aziende conoscano per poterle affrontare nel modo più efficace. E questo è uno degli obbiettivi che ci siamo posti con il Russia Business Incubator”, afferma Alberto Volpe, direttore di Italia del Gusto.

“La Russia oggi è forse l’unico Paese dei BRIC che rappresenta un mercato veramente concreto e non solo un’ipotesi futura per il segmento food italiano”, ha commentato Luigi Consiglio, presidente di GEA. “Il valore delle nostre esportazioni di prodotti agroalimentari in Russia supera i 620 milioni di euro, e rappresenta quasi il doppio del valore delle esportazioni italiane in Cina. Non solo: le vendite del food made in Italy in Russia lo scorso anno hanno registrato un incremento del 7%.”.

L’export italiano verso la Russia è in continuo aumento. Nei primi tre mesi di quest’anno ha registrato una crescita del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2012, occupando così la sesta posizione nella graduatoria dei principali fornitori della Russia e superando la Francia, che a fine 2012 aveva registrato 10 miliardi di export contro i 9 miliardi dell’Italia. In particolare, sempre nel primo trimestre 2013, le esportazioni dell’agroalimentare italiano sono cresciute del 33% arrivando a oltre 100 milioni di euro. Come dimostrano i dati delle Dogane Russe, i prodotti più consolidati sul mercato russo – che rappresentano oltre l’80% dell’import russo del settore agroalimentare Made in Italy – hanno conseguito, in generale, ottimi risultati

La complessa e restrittiva normativa dell’Unione Doganale-Custom Union – Federazione Russa, Bielorussia e Kazakistan – è stato il focus dell’intervento di Alessia Garofano del Dipartimento della Sanità pubblica veterinaria, della Sicurezza Alimentare e degli Organi collegiali per la Tutela della Salute del Ministero della Salute. Soprattutto per i prodotti di origine animale è fondamentale che gli impianti siano a norma per essere autorizzati a esportare. Controlli severi e ispezioni periodiche da parte del Servizio Federale per il Controllo Veterinario e Fitosanitario (Rosselkhoz-nadzor), vengono condotti in Italia al fine di verificare il rispetto dei requisiti stabiliti per l’esportazione verso l’Unione Doganale di tali prodotti.

Antonella Maria del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico ha illustrato invece le ottime relazioni economico-commerciali tra Italia e Russia e come il dialogo fluido a tutti i livelli renda i due Paesi dei partner strategici. Nell’ultimo decennio, dal 2003 al 2012, il valore dell’interscambio commerciale dell’Italia con il resto del mondo è stato del 105%, quello russo è stato del 134,5%. Questo trend è continuato anche nel primo trimestre del 2013, con un incremento del 14,5% . Nel suo intervento, la rappresentante del Ministero dello Sviluppo economico, ha poi focalizzato l’attenzione sulla task force italo-russa per le piccole medie imprese: una forma di “accompagnamento”, nata una decina di anni fa, che si basa sulla profonda conoscenza dell’intero territorio russo. Ci sono 83 regioni in Russia – le Mille Russie appunto – di cui conosciamo molto poco, ma che rappresentano grandi opportunità per le PMI italiane. A ogni task force, focalizzata su un settore specifico, partecipano sempre 20-25 regioni russe a cui vengono presentate le diverse realtà italiane: regioni, associazioni di categoria, camere di commercio, consorzi ma anche banche e università. Il prossimo appuntamento che dovrebbe includere anche il settore agro-alimentare è in calendario per novembre a Torino.

“Per incrementare l’export alimentare italiano, lo stimolo principale è quello di comprendere le ‘mille Russie’: il Paese infatti è enorme (conta ben 12 fusi orari), molto popolato, con tradizioni e popoli diversissimi. E’ inoltre un Paese con un mercato in crescita, in cui i posizionamenti praticabili (ovvero i cluster di clienti) sono molti, almeno 2-3 diversi per ogni azienda”, ha aggiunto Consiglio. Senza dimenticare che l’Italian Food in questo periodo sta riscuotendo un successo senza precedenti a Mosca, fatto che potrebbe trainare ulteriormente lo sviluppo del nostro export in tutta la Russia. “Un altro stimolo importante è rappresentato invece dall’incrocio prodotti/canali: a Parma saranno presenti un numero consistente di retailer e di distributori che consentono di coprire tutte le opportunità. Canali diversi (retail, ma anche hotel e ristoranti) e prodotti diversi, dagli alimentari al vino, dal fresco all’ambiente”.

Anche l’export lombardo cresce e soprattutto verso l’Ucraina, che passa dai quasi 445 milioni del 2011 agli oltre 470 del 2012, con una crescita del 5,8 % in un anno. E nel 2013 sono quasi 700 (20% sul totale nazionale) gli imprenditori nati in Ucraina che operano in Lombardia. Prima per interscambio e imprese è Milano, seconda per import Mantova, per export Varese e per imprese di ucraini Brescia. Emerge da una elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al primo trimestre 2013 e 2012 e dati Istat al quarto trimestre 2012 e 2011. In questo senso si moltiplicano i rapporti commerciali tra l’Ucraina e la Lombardia tema del recente incontro “Doing Business in Ukraine: Commercial and Industrial Opportunites of Cooperation between Lombardy and Dnipropetrovsk’s Region SMEs” organizzato dalla Camera di commercio di Milano con l’azienda speciale Promos per l’internazionalizzazione. Incontri d’affari per le imprese italiane che operano nei settori: meccanica, lavorazione metalli, pelletteria, moda, agroalimentare e vernici. Incontrano una delegazione di aziende e rappresentanti istituzionali della regione di Dnipropetrovs’k – Ucraina.

”In questo periodo di forte crisi”, ha detto Claudio Rotti di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per l’internazionalizzazione, “le esportazioni risentono meno della recessione: occorre puntare sui nuovi mercati, da cui proviene una domanda in crescita per i nostri prodotti, come nel caso dell’Ucraina. L’incontro di oggi rappresenta un’occasione importante per sviluppare nuove opportunità commerciali”.

Import – export. E la Lombardia pesa in Italia: le esportazioni lombarde costituiscono il 26,9% dell’export nazionale verso l’Ucraina (pari ad oltre un miliardo e 700 milioni). Si esportano soprattutto prodotti manifatturieri (oltre 467 milioni di euro), soprattutto moda, macchinari, metalli e chimica. Dall’Ucraina arrivano in Lombardia prodotti manifatturieri, con prevalenza di metalli di base e prodotti in metallo, circa 188milioni di euro su un import totale di 378. Milano è prima sia per import (60% lombardo) che per export (40,8%), seguita da Mantova per import (16,6%) e Varese per export (10,5%). Imprenditori ucraini in Lombardia. Milano è la provincia dove la comunità imprenditoriale ucraina è più forte (260 titolari di imprese, 39% del totale lombardo), seguono Brescia e Monza e Brianza. Costruzioni e commercio i settori in cui gli imprenditori ucraini sono più attivi (314 e 105), più della metà sono uomini (55,5%) e quasi uno su nove è under 30 (10,8%).

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