Investire in Armenia. Come e perchè

di Lea Valori. Si è svolto il 28 settembre scorso a Roma il primo “Business-Forum Italo Armeno” organizzato dalla Camera di Commercio di Roma e dall’Ambasciata Armena, col patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico italiano e dell’ADA, l’Agenzia per lo Sviluppo dell’Armenia. Scopo dell’incontro, far conoscere vantaggi, strategie, proposte commerciali e produttive a vantaggio dei rispettivi territori e rafforzare ulteriormente una reciproca collaborazione. “Ad oggi”, ha detto Sandro Pettinato, vice segretario generale Unioncamere, “sono 211.000 le imprese italiane che operano con l’estero. Di queste, 10.400 lo fanno in maniera sistematica e solo 40 operano con l’Armenia perché non conoscono le opportunità”. I principali settori rappresentati sono stati il farmaceutico, parafarmaceutico, tessile, manifatturiero, prodotti per l’industria e produzione vinicola, macchinari per la lavorazione dei metalli ed i profilati.

Perché investire in Armenia? Il governo armeno vuole attrarre ulteriormente investimenti stranieri diretti, garantendo vantaggi agli investitori stranieri. Qualsiasi bene investito da un investitore straniero nel territorio armeno, compreso asset finanziari e proprietà intellettuale, beneficia, ai sensi della Legge sull’investimento estero, di una garanzia di protezione valida per 5 anni. Secondo le organizzazioni internazionali, le politiche armene di investimento e commercio sono tra le più aperte dei paesi CIS. Il governo locale sta ridefinendo il quadro legislativo e le imprese straniere che investono hanno diritto, per legge, allo stesso trattamento delle imprese locali. L’Italia, secondo i dati del 2010, si colloca al quarto posto per FDI, dopo Russia, Francia e Argentina. L’Armenia costituisce, per il nostro Paese, un importante partner commerciale. Nel 2011, sono stati esportati in Armenia beni per 102,3 milioni di euro. Le esportazioni armene in Italia sono cresciute del 42,8% rispetto al 2010. Il paese, inoltre, fa parte della CIS, confederazione delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica, che, nel 2005, ha istituito la Free Economic Zone, una zona di libero scambio e di unione economica fra Stati membri. Il governo, in futuro, spera di siglare un accordo di Free Zone anche con l’Unione Europea che si traduce in assenza di tasse e procedure burocratiche semplificate. L’Armenia si trova in un’area cruciale vicino all’Italia con libero accesso non solo a tutti i paesi che fanno parte del CIS, ma anche al Medio Oriente e alla Cina, ampliando, così, il traffico commerciale a mercati limitrofi.

Gli investimenti portati avanti dal governo armeno nel settore agroalimentare, dell’arredamento e design, dell’oreficeria e beni di lusso, dell’ecologia e dell’ambiente, rappresentano i nuovi comparti fondamentali per le piccole e medie imprese italiane. Nuove opportunità derivano da nuovi settori quali l’high-tech, i materiali di costruzione, la lavorazione di pietre preziose, l’oreficeria, le tecnologie della comunicazione, l’informatica e perfino il turismo. Durante l’incontro, si è deciso di organizzare una missione italiana in Armenia nel 2013 con rappresentanti del settore produttivo e del mondo istituzionale. Al termine del convegno, decine gli incontri B2B tra imprese italiane ed armene interessate ad approfondire le opportunità di partnership, con impegni di futura collaborazione tra i due Paesi, possibili intese commerciali e produttive a vantaggio dei rispettivi territori.

 

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