Inutility. Il 30% delle centrali termoelettriche in Europa
dovrebbero chiudere

11centrali-nucleariIl settimanale il Mondo di questa settimana nella sua coverstory lancia un allarme sul futuro delle utility europee: le aziende europee dovrebbero chiudere il 30% delle centrali a gas e carbone per mantenere i profitti stabili al livello del 2012. Ubs in un report di marzo aveva stimato in almeno 41 Gigawatt la capacità in eccesso da eliminare pena il cashflow negativo. E l’Enel ha subito colto il messaggio annunciando la cessione di asset per 6 mld di euro tra il 2013 e il 2017 e una riduzione della capacità installata da 59 a 57 Gigawatt nei mercati maturi (Italia e Spagna). Una scelta che ha spinto S&P a confermare il rating BBB+ per Enel. S&P ha inoltre precisato che nell’eventualità di un declassamento del rating dell’Italia, Enel non verrebbe necessariamente declassata in automatico. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma, in Italia il fabbisogno massimo di energia elettrica arriva a 50 Gigawatt contro una potenza installata superiore ai 100 Gigawatt.

Risultato che i prezzi scendono (-22% il Pun YoY nell’1Q 2013) tanto che gli impianti a ciclo combinato non riescono nemmeno a coprire il costo del combustibile. Sempre secondo Nomisma per essere profittevoli gli impianti a ciclo combinato italiani dovrebbero lavorare almeno 7 mila ore e invece nella migliore delle ipotesi arrivano a 2 mila. Il solito Chicco Testa, a capo dei produttori termoelettrici, dice che è tutta colpa delle rinnovabili. Gli risponde indirettamente Agostino Re Rebaudengo (presidente Aper) che ricorda come la bolletta di una famiglia tipo è di 524 euro all’anno. Gli incentivi alle rinnovabili incidono per 70 euro mentre il costo dei combustibili fossili per 297. Ed è quest’ultimo il principale responsabile dell’aumento del 55% del prezzo dell’elettricità registrato negli ultimi 10 anni.

L’overcapacity nel termoelettrico non è una novità, per gli addetti ai lavori, ma l’allarme che arriva dal Mondo rende più “pubblica” la crisi del sistema energetico italiano la cui cattiva programmazione ha consentito l’investimento, quasi in contemporanea di 30 miliardi di euro nel gas e nel carbone e di 50 miliardi di euro solo nel fotovoltaico. La crisi economica ha dato il colpo di grazia a un sistema che comunque non avrebbe retto ed ecco che sta per arrivare il momento nel quale qualcuno dovrà restare con il cerino in mano. Il governo Italiano prolunga l’agonia del termoelettrico con la concessione di eccessivi incentivi mascherati chiamati “oneri di capacità”, che servono più che altro a fare quadrare i business plan alla base dei finanziamenti in project concessi dai pool di banche italiane, ma con la partenza del capex nell’efficienza energetica e la grid parity la situazione non potrà che peggiorare per gli idrocarburi. Ragione per cui confermiamo il giudizio d’acquisto su Enel Green Power, TeniEnergia, Kinexia e Falck Renewables. Chi di capex ferisce, di capex perisce (almeno in Italia).

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