Giuseppe Sofia (Conergy) non ci sta. Fotovoltaico in crisi
per favorire altre energie non rinnovabili

Giuseppe Sofia_AD Conergy Italia SpAIl Governo e l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) hanno recentemente approvato alcune misure che elimineranno o ridurranno drasticamente il cosiddetto prezzo minimo garantito. Decisioni che metteranno in seria difficoltà una buona parte dei proprietari di impianti fotovoltaici e idroelettrici di fascia medio-piccola, nocciolo duro della generazione distribuita, giustificando la scelta per dare un taglio alla bolletta; taglio che si rivelerebbe insignificante – meno di due euro/anno per famiglia. Senza contare che le nuove misure di legge graveranno di oneri ingiusti anche i nuovi impianti.Il Decreto Legge n. 145 “Destinazione Italia”, ex “Fare 2”, recita infatti così: (Articolo 1, comma 2): “a decorrere dal 1° gennaio 2014 i prezzi minimi garantiti sono pari al prezzo zonale orario nel caso di impianti che accedono a tariffe incentivanti. Il Comma 3 prevede la possibilità di rivedere la durata del periodo di incentivazione per gli impianti ai quali il GSE ha già concesso incentivi”.

E ancora, nella Legge Stabilità 2014 si legge: “Il Ministro dello sviluppo economico definisce (…) un sistema di remunerazione di capacità produttiva in grado di fornire gli adeguati servizi di flessibilità (…) a garantire la sicurezza del sistema elettrico e la copertura dei fabbisogni effettuata dai gestori di rete e senza aumento dei prezzi e delle tariffe dell’energia elettrica per i clienti finali (…)”. Di positivo almeno rimane per tutto il 2014 la possibilità di detrazione fiscale del 50% per la realizzazione di nuovi impianti. Ma secondo gli operatori questo non basterà a bloccare il crescente attacco al fotovoltaico italiano.

“In questi ultimi 3 mesi stiamo rilevando in Italia un netto e crescente movimento contro il fotovoltaico, come se molti interessi si fossero uniti per bloccarne l’ulteriore sviluppo. A nostro parere il Governo – o più probabilmente alcuni suoi elementi influenzati da determinate lobby industriali – intende riprendere con azioni retroattive la gran parte dei profitti di chi, in assoluta buona fede, ha investito nel nostro territorio”, commenta Giuseppe Sofia, ad di Conergy Italia. “I media purtroppo non contribuiscono a illustrare la realtà dei fatti, piuttosto sembrano insistere, fornendo informazioni parziali e spesso tendenziose, su come gli incentivi dati negli anni passati grazie al conto energia siano la causa del rincaro delle bollette elettriche. Ne risulta che misure che sembrano destinate a ridurre i ricchi profitti di investitori speculativi stanno in realtà creando disagio economico a centinaia di migliaia di proprietari di impianti nella Pmi”.

“Prima l’azzeramento degli incentivi, poi la riduzione drastica del prezzo minimo garantito ed ora la proposta del recupero retroattivo degli incentivi stessi attraverso una moltitudine di interventi fiscali; queste misure che sembrano trovare nel caro bolletta il movente in realtà vanno a disincentivare le nuove installazioni di impianti di energia rinnovabile e non avranno il benché minimo effetto in bolletta. E’ difficile non pensare che ci sia realmente un potente movimento di interessi contro fotovoltaico e rinnovabili, a favore dei grandi tradizionali produttori di energia inquinante. Le recenti dichiarazioni più antipatiche e riportanti dati quanto meno discutibili, vengono dai big della combustione da fonte fossile, delle società petrolifere e dai loro mandatari”.

“Nonostante il fotovoltaico sia giunto ad un soffio dalla completa sostenibilità e potrebbero essere sufficienti gli attuali sgravi fiscali, la regolamentazione sullo scambio sul posto e sui SEU (Sistemi Efficienti di Utenza), per rendere auto-sostenibile questa straordinaria tecnologia, le recenti misure in termini di fiscalità e gli ulteriori oneri burocratici ad esse connessi, rischiano di vanificare l’enorme fatica di noi operatori in questi ultimi dieci anni nello sviluppare filiere industriali, creare decine di migliaia di posti di lavoro e contribuire a ridurre la dipendenza dall’importazione di petrolio e la conseguente emissione di anidride carbonica”.

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