Il Giappone non ce la fa più. Servono lavoratori stranieri

Il governatore della Banca centrale del Giappone (Boj) Haruhiko Kuroda lancia un grido d’allarme: il Giappone deve consentire al più presto un maggiore accesso ai lavoratori stranieri per controbilanciare il
declino della popolazione. ”Le persone in attività lavorativa si restringono di circa 1 milione all’anno”, ha detto Kuroda, “e questo rappresenta un problema in Giappone. Serve una politica di accoglienza più consapevole”.

Il governatore ha anche elogiato la recente decisione dell’esecutivo di incentivare la presenza di lavoratori
dall’estero nel settore dell’agricoltura e nei servizi di assistenza alle persone anziane per rinvigorire le economie
regionali. Kuroda si trovava a Washington al centro di ricerca della Brookings Institution, per partecipare agli incontri annuali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. L’istituto è pronto ad adottare una politica monetaria più accomodante se necessario, ma un’ulteriore riduzione dei tassi non è in programma al momento, per via del moderato progresso dell’economia nipponica. Riferendosi alle previsioni della Boj per una crescita del pil dell’1% nell’anno fiscale 2016, e un’accelerazione dell’1,5% nell’anno successivo, dovuto in larga parte al piano di stimolo del governo, Kuroda ha spiegato che la Boj si attende difatti una ripresa dell’attività economica, e l’attuale livello dei tassi di interesse, pari al meno 0,1%, è appropriato. Nel corso del suo discorso Kuroda ha spiegato che il cambio di politica monetaria si concentra sul target della curva dei rendimenti, piuttosto che la modulazione della quantità di asset necessari a inondare il sistema di liquidità, nel tentativo di sconfiggere la deflazione e sostenere la crescita. L’obiettivo della banca centrale è il raggiungimento di un’inflazione al 2%.

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