100 sindaci contro lo spreco alimentare

Lo spreco alimentare è uno scandaloso paradosso del nostro tempo. Mentre cresce la necessità di aumentare la produzione di alimenti almeno del 70% nei prossimi anni per nutrire una popolazione che conterà 9 miliardi nel 2050, nel mondo si spreca più di un terzo del cibo che viene prodotto. Se si potessero recuperare tutte le perdite e gli scarti, si potrebbe dare da mangiare, per un anno intero, a metà dell’attuale popolazione mondiale: 3,5 miliardi di persone. Si buttano via milioni di prodotti che, pur avendo perso il loro valore economico-commerciale, mantengono la loro caratteristica di alimento e il relativo valore nutrizionale per cui potrebbero essere ancora destinati al consumo umano (dal Libro Nero dello Spreco in Italia: il cibo, Edizioni Ambiente 2011). Nel 2010 è stata avviato la campagna europea di sensibilizzazione denominata Un anno contro lo spreco, promossa da Last Minute Market  ideata e  presieduta dall’agroeconomista Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria a Bologna, in partnership col Parlamento europeo – Commissione Agricoltura. Secondo le più recenti stime elaborate da Last Minute Market, nel 2010 nel nostro Paese si sono “bruciati” 3,5 milioni di euro di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili. Nei passaggi dal campo alla distribuzione si sono perse più di 3,6 milioni di tonnellate di cibo ancora buono. Uno spreco che costa alle famiglie italiane una media di 1.600 euro all’anno, pari al 27% dei 6.200 euro spesi annualmente per l’acquisto di beni alimentari (la seconda voce di spesa dopo l’abitazione). In termini di PIL (2010) lo spreco alimentare rappresenta lo 0,23% della ricchezza nazionale. A livello domestico, nel nostro Paese, si spreca il 17% dei prodotti ortofrutticoli , il 15% di pesce, il 28% di pasta e pane, il 29% di uova, il 30% di carne e il 32% di latticini. Nei Paesi in via di sviluppo il 40% dello spreco alimentare avviene a livello di post-raccolta e lavorazione, mentre nei paesi industrializzati, oltre il 40% dello spreco si determina a livello della grande distribuzione, della ristorazione e a livello domestico. Lo spreco alimentare in Europa corrisponde a circa 90 milioni di tonnellate, pari a circa179 kg pro capite di cibo gettato nella spazzatura. L’Italia, con 149 kg pro-capite, risulta sopra la media dei Paesi sviluppati.  Trieste Next, il salone dell’innovazione e della ricerca scientifica, www.triestenext.it, che si svolgerà dal 28 al 30 settembre ospiterà la prima Giornata contro lo spreco 2012 (sabato 29) organizzata da Last Minute Market con l’obiettivo di riunire, al teatro Verdi, 100 sindaci del Nordest e dell’Euroregione per la firma collettiva della Carta nordest spreco zero un decalogo di buone pratiche per evitare lo spreco di alimenti e mettere in pratica strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’Ue. Primo firmatario della Carta sarà il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, affiancato dal governatore del Veneto, Luca Zaia e da quello del Friuli, Enzo Tondo. Con la sottoscrizione della Carta nordest spreco zero verranno subito rese operative alcune delle indicazioni contenute nella Risoluzione europea contro lo spreco alimentare per contribuire concretamente all’obiettivo di dimezzare entro il 2025 gli sprechi alimentari, e in particolare: gli amministratori si impegnano a sostenere tutte le organizzazioni pubbliche e private che recuperano, a livello locale, i prodotti rimasti invenduti e scartati lungo l’intera catena agroalimentare per ridistribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo; queste iniziative, promosse da realtà come Last Minute Market, innescano circoli virtuosi perché permettono non solo di donare cibo agli indigenti, ma anche di ridurre a monte i rifiuti alimentari. La Carta prevede poi, specificamente, la modifica delle regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera, in modo da privilegiare in sede di aggiudicazione e a parità di altre condizioni le imprese che garantiscano la ridistribuzione gratuita a favore dei cittadini meno abbienti e che promuovano azioni concrete per la riduzione a monte degli sprechi accordando la preferenza ad alimenti prodotti il più vicino possibile al luogo di consumo. Inoltre la Carta richiede l’istituzione di programmi e corsi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia e dei loro impatti ambientali, economici, sociali. (G.M)

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