Cina: intervista a Nicola Santoro responsabile Diacron
business consulting (Shanghai)

Santoro13200Il mercato cinese appare abbastanza permeabile al Made in Italy, ma le Pmi che affrontano tale mercato incontrano diverse difficoltà. Quali sono le principali difficoltà e quali le regole che una media azienda italiana dovrebbe seguire per approcciare il mercato cinese? Lo abbiamo chiesto a Nicola Santoro che dal suo punto di vista – è business development manager e responsabile Diacron business consulting (Shanghai) Co. Limited Nanjing Branch – ci dice quali sono le politiche governative per favorire le aziende italiane e quali difficoltà queste ultime incontrano approcciando il mercato.

Le nuove politiche economiche emanate da Governo cinese sono molto orientate verso un maggiore incremento dei consumi interni, la diffusione di nuove tecnologie, una crescente attenzione alla “green economy” e all’urbanizzazione sostenibile. La popolazione si dimostra sempre più sensibile alla salute, agli alimenti e a mostrare un nuovo stile di moda e design. Tutti settori nel quale il Made in Italy vanta la propria presenza in tutto il mondo e anche in Cina. Ci sono molte storie di successo tra i nostri clienti e le aziende non possono certo evitare la loro presenza in questo mercato che si appresta a superare quello degli Stati Uniti per volume di affari nei prossimi anni.

I problemi ad oggi maggiormente riscontrati dalle imprese che intendono affrontare questo mercato sono in prevalenza di natura culturale. Vi è una scarsa conoscenza del sistema cinese da parte delle imprese italiane: spesso questo mercato viene visto come un El Dorado e non vengono comprese le caratteristiche del mercato locale che richiede notevoli investimenti di ingresso e consolidamento, forte preparazione e impegno operativo, e l’attesa di almeno 3 anni per poter ottenere dei primi risultati economici. In questo quadro le aziende finiscono per attuare delle strategie minimali con investimenti molto bassi e che naturalmente producono risultati modesti e molto diluiti nel tempo.

Altre problematiche importanti, naturalmente evitabili con le dovute consulenze, riguardano il metodo di lavoro, tutela della proprietà intellettuale, la presenza di barriere tarriffarie e non, questioni fiscali, contabili e legali. Pertanto, tra i consigli fondamentali che mi sento in dovere di dare a chiunque voglia intraprendere qualunque forma di investimento in Cina: pianificare preventivamente l’investimento e non essere avventurieri; analizzare il ciclo attivo e passivo; affidarsi a persone competenti; localizzare accuratamente l’investimento all’interno di aree produttive di approvvigionamento o di sviluppo di un determinato tipo di clientela.

Quali opportunità offre l’e-commerce e a quali restrizioni obbliga?

Per gli investitori stranieri diretti in Cina l’e-commerce rappresenta un nuovo orizzonte carico di potenzialità alla luce dell’ampio bacino di consumatori che avranno un crescente potere di acquisto e della sempre maggiore richiesta di prodotti di qualità “ Made in Italy”. In meno di un anno, la principale piattaforma di vendite on-line in Cina, Alibaba.com, ha registrato transazioni pari a 121,49 miliardi di euro e prevede di arrivare a 350 miliardi di euro in cinque anni. Vi sono anche altri portali, come Taobao.com che attraverso il busisiness-to-customer ha registrato 24 miliardi di euro di transazioni in un anno.

Al momento si registrano 190 milinoni di cinesi che acquistano abitualmente sul web e si prevede che in pochi anni la Cina supererà gli Usa come più grande mercato dell’e-commerce. La moda, l’agroalimentare, l’arredamento, l’elettronica anche per uso domestico, sono i settori dell’eccellenza italiana che potrebbero riscuotere successo verso le piattaforme on-line. Non vi è alcuna restrizione particolare ed è molto interessante e lungimirante entrare preparati in questo vasto mercato, per conoscere le normative utili e i servizi pratici.

Quali categorie merceologiche e settori industriali o dei servizi potrebbero trarre vantaggi relazionandosi commercialmente con la Cina?

Attualmente le storie di successo che registriamo provengono prevalentemente dai seguenti settori: meccanica e componenti; semilavorati e industriali; moda e accessori; automotive e mezzi di trasporto; agroalimentare e bevante; arredamento e tutto ciò che riguarda i settori del lusso. Visto l’incremento esponenziale della domanda interna crediamo che tutti i settori possono diventare un successo in questo mercato, purchè le aziende italiane non tendano di vincere la competizione attraverso strategie di prezzo particolarmente aggressive. Piuttosto devono continuare a mirare e a realizzare produzioni di qualità, che vengano facilmente riconosciute in questo mercato e all’estero.

Quali sono le opportunità (dalla fiscalità alla logistica) offerte dalle zone FTZ?

La conoscenza delle diverse zone e le potenzialità ad esse legate è essenziale per chiunque voglia valutare un nuovo investimento nel mercato cinese e trarre i vantaggi ad esse legate. Grazie agli speciali regimi fiscali agevolati di cui godono certe aree e alla normativa ad hoc che disciplina le attività che vi si concentrano, studiata appositamente per attrarre le imprese e gli investimenti stranieri, queste regioni hanno rappresentato uno degli strumenti di arrampicata più importanti utilizzati dal Dragone negli ultimi decenni per arrivare sulla vetta dell’economia globale.

Le Free Trade Zone rappresentano le aree in cui lo Stato concede incentivi di natura finanziaria e un generale snellimento del sistema burocratico per attrarre le imprese straniere ad investirvi. Vi sono anche altre tipologie di FTZ, e sono le Export Processing Zones (EPZ), le quali richiedono delle condizioni specifiche, come quella che le merci in transito subiscano delle lavorazioni prima di essere esportate nuovamente.

Nonostane la diversa denominazione delle zone tutte queste tipologie sono accumunate da benefici fiscali come esenzione dai dazi doganali e dalle imposte indirette sulle importazioni di specifiche tipologie di prodotti, possibilità di conservare materie prime o componenti e materiali d’imballaggio importati nei depositi doganali, esenzione da dazi o imposte sull’esportazione quando i prodotti modificati sono destinati all’export. Le imprese operanti nell’High-Tech e investimenti generali a capitale straniero hanno inoltre beneficiato di esenzioni parziali dall’imposta sui redditi delle societa’ potendo inoltre percepire rimborsi d’imposta, sia per imposte dirette che indirette, parametrati sul volume d’affari.

Ulteriore categoria e’ rappresentata dalle Bounded Zones o Logistics Parks che sono una tipologia particolare di EPZ, riconducibile alla categoria delle “Industrial Free Zones”. Queste situate nelle principali città del Paese, hanno assunto il ruolo di polo strategico delle principali societa’ multinazionali, partendo dall’immagazzinamento dei beni nelle zone franche alla trasformazione del prodotto fino ad arrivare alla distribuzione delle merci. Gli incentivi alle imprese che operano nelle Bounded Zones consistono generalmente in crediti d’imposta, aliquote agevolate ed esenzione da dazi per transazioni sia per l’import che per l’export.

I vantaggi sono numerosi e prevedono il libero ingresso delle merci importate con esenzione dal pagamento dell’IVA e dei dazi doganali, la possibilità di commerciare senza dover pagare IVA o dazi doganali, la possibilità di trasformare le merci e immagazzinarle senza alcun limite di tempo, esenzione di tributi riguardo alle attrezzature, ai materiali e ai macchinari utilizzati dalle imprese localizzate all’interno dell’area. Al fine di poter operare all’interno delle Bounded Zones, le imprese straniere devono costituirre un’entità legale indipendente e ottenere una licenza per l’esercizio dell’attività’ di trading.

La prima e la più vasta zona franca della Cina, la “Waigaoqiao Free Trade Zone” a circa 20 chilometri da Shanghai, gestita da un organismo autonomo, la Waigaoqiao Free Trade Zone Administration, beneficia di particolarissime agevolazioni ancora più vantaggiose delle normali free trade zones, consentendo lo sviluppo delle tre attività prevalenti: commercio internazionale, trasformazione per l’esportazione e servizi di logistica. Attualmente ci sono inoltre Special Economic Zones, Shenzen, Zhuhai, Shantou, Xiamen e Hainan sono le cinque aree speciali della Cina, alle quali si aggiunge la Pudong Development Zone.

La creazione di queste zone speciali, incentivando le imprese straniere a discapito di quelle locali, ha permesso al Governo di attrarre numerosi capitali stranieri e allo stesso tempo di controllare e gestire la crescita, valutando con quale modalita’ e in quali settori spingere il Paese. Tutte queste aree, oltre ad incentivi economici e fiscali, nascondono al loro interno indubbi vantaggi derivanti dalla creazione di sistemi di impresa, come integrazione, sicurezza, semplicità ed economie di scala.

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