Cina: intervista a Alvise Donà delle Rose
partner Eversheds Bianchini

Delle Rose ADRIMG3018MPAlvise Donà dalle Rose, partner di Eversheds Bianchini, studio legale multi specializzato in diritto commerciale, societario, risorse umane, real estate, contenzioso, fiscale, antitrust, amministrativo e penale commerciale e settori di mercato: trasporti, costruzioni, ambientale ed energie rinnovabili, istituzioni finanziarie, assicurazioni, alimentare, outsourcing, farmaceutico e retail, risponde alle domande di btboresette.com su come le aziende medie e piccole italiane possono affrontare il mercato cinese e sulle facilitazioni che le stesse possono trovare in Cina nel retailIl mercato cinese appare abbastanza permeabile al Made in Italy, ma le Pmi che affrontano tale mercato incontrano diverse difficoltà. Quali sono secondo lei le dieci regole d’oro che una media azienda italiana dovrebbe seguire per approcciare il mercato cinese?

La realtà cinese è molto complessa e non è possibile individuare delle regole d’oro che possano valere per tutte le imprese, anche solamente limitando l’analisi alle sole Pmi. Il mercato cinese è enorme e in continuo sviluppo (basti pensare che le 4 più grandi città della Cina contano da 12 (Shanghai) a 6.5 (Guangzhou) milioni di abitanti mentre quelle di secondo livello hanno comunque quasi tutte più di 1.400.000 abitanti). Nel 2011, il tasso di urbanizzazione ha superato il 50% per la prima volta (negli anni 80 era inferiore al 20%). Dati dell’OECD dicono che entro il 2030 la popolazione che si urbanizzerà aumenterà di più di 300 milioni (gli Stati Uniti d’America, che sono il quarto paese al mondo per popolazione, contano “solo” 300 milioni di abitanti….).

Sicuramente considerare la Cina come luogo ove produrre a basso costo sta diventando ormai una visione del passato: i salari sono cresciuti in modo sostanziale (30%) i costi di spedizione e l’impatto della valuta hanno raggiunto il 5% e presto la produzione sarà più vantaggiosa (se si includono i costi e i tempi della spedizione) se trasferita in paesi occidentali.

Resiste il modello della produzione locale per il mercato locale.

Per chi volesse invece iniziare un percorso di sola commercializzazione di prodotti (aprendo negozi/punti vendita e centri di distribuzione (cosiddetto modello del “brick and mortar”) oggi è preferibile esaminare le opportunità che offrono le città di secondo livello (parliamo sempre di città che, come abbiamo detto, si avvicinano e superano i 2.000.000 di abitanti): i costi di acquisto o di locazione degli immobili strumentali sono inferiori mentre il mercato potenziale è sempre assai elevato. Nelle città di primo livello, invece, continuano ad investire i grandi brand della moda e del food-retail (flag-shops e high-streets shops). Come alternativa al “brick and mortar”, c’è l’e-commerce che in Cina sta diventando uno strumento di vendita potentissimo e fondamentale per chi non ha la forza economica di organizzare vendita o distribuzione tramite i canali tradizionali (e di cui ci occupiamo più sotto)

Quali sono le opportunità (dalla fiscalità alla logistica) offerte dalle zone FTZ

Tra le diverse zone speciali istituite dal partito al governo in Cina sicuramente quelle più note sono le FTZ nei cui territori si sono cumulati benefici fiscali, quali esenzioni dai dazi doganali e dalle imposte indirette sulle importazioni di specifiche tipologie di prodotti; esenzione da dazi o imposte sull’esportazione quando i prodotti soggetti a lavorazione nella FTZ sono esportati al di fuori del territorio cinese; possibilità di conservare nei depositi doganali materie prime o componenti importati. Alcune imprese, se operanti nel settore High-Tech a capitale straniero hanno beneficiato di esenzioni parziali dall’imposta sui redditi delle società; in taluni casi le imprese hanno pure percepito rimborsi d’imposta (per imposte dirette e indirette) parametrati sul volume d’affari e altri standard.

Shanghai, la citta più grande della Cina e l’hub degli affari internazionali ha in progetto di sviluppare una FTZ in una delle sue maggiori aree commerciali ponendosi così in diretta concorrenza con la FTZ del porto di Hong Kong. La forza trainante è il piano decennale per Pudong, situata ad est di Shanghai, che è il più vasto e audace piano di qualunque altro che sia mai stato concepito dagli amministratori di Shanghai, notoriamente estremamente ambiziosi. Il piano comprende un’area di 28 kmq, inclusivo della FTZ di Waigaoqiao, dell’Area Portuale FT dello Yanghan e dell’aeroporto di Pudong con la sua la FTZ: tale area è almeno grande quanto Macao, e il suo volume di affari complessivo ha raggiunto 100 miliardi di dollari lo scorso anno, il più alto nel continente. In tale area sarà vigente un nuovo ordine economico con le proprie regole per il commercio e la finanza.

Quali opportunità offre l’e-commerce e a quali restrizioni obbliga?

Internet offre la possibilità a chiunque non abbia mezzi finanziari sufficienti per organizzare distribuzione e vendita in Cina attraverso i canali tradizionali, di raggiungere con la sua offerta i punti più remoti del paese. In tal modo anche piccoli commercianti cinesi hanno inizialmente approcciato il mercato tramite internet senza dover investire in infrastrutture. Settecento milioni di cinesi sono registrati nella piattaforma internet più grande della Cina (Alibaba.com). La crescita dei volumi di vendita del commercio elettronico è stata esponenziale: il tasso di crescita composto annuo sin dal 2003 è stato superiore al 100%. Il commercio elettronico nel 2012 ha prodotto volumi di vendita di poco inferiori ai 200 miliardi di dollari con un tasso di penetrazione della banda larga del 30%. Le previsioni di crescita del mercato elettronico in Cina nei prossimi 7/8 anni indicano un volume di vendite oline pari a 700 miliardi di dollari.

La caratteristica principale di questi enormi e.marketplaces è che non chiedono fees di intermediazione, finanziandosi quasi esclusivamente con la pubblicità, sono in grado di gestire le consegne (hanno già accordi con società di trasporto e delivery in grado di coprire una rilevante parte del parere), nei tempi molto ravvicinati che il mercato cinese richiede (consegne in 24 ore sono molto comuni). Limite di questo strumento è la incompleta copertura del territorio da parte dei vettori che si occupano delle consegne e il taso di penetrazione della banda larga.

Quali categorie merceologiche e settori industriali o dei servizi potrebbero trarre vantaggi relazionandosi commercialmente con la Cina?

Sicuramente in un mercato che cresce e si sviluppa vertiginosamente i servizi “ancillary” all’attività di vendita diventano fondamentali per sostenere il modello di sviluppo. E quindi c’è sicuramente spazio per le società che assicurano sevizi di magazzino e di consegna; per le società che curano i servizi di pagamento, che propongono e gestiscono la pubblicità on line (abbiamo visto poco sopra la potenza dello strumento e-commerce in Cina); che offrono software gestionale (il cosiddetto ERP); le società di consulenza, ecc. Nel 2011 la completa catena di valore ha generato 13 miliardi di Dollari di ricavi.

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