L’Italia è una terra di capolavori, custode di circa il 70% del patrimonio artistico mondiale. Tuttavia, molte opere rimangono chiuse nei depositi museali o in edifici storici poco accessibili. Perché non trasformarle in un asset strategico, capace di generare valore culturale ed economico?
Luca Sforzini, esperto d’arte e fondatore del movimento Rinascimento
A questa domanda risponde Luca Sforzini, esperto d’arte e fondatore del movimento Rinascimento, con una proposta innovativa: cartolarizzare una selezione di opere d’arte pubbliche. Un’idea che non significa vendere o alienare il patrimonio, ma coinvolgere il pubblico attraverso un sistema di partecipazione digitale o azionaria.
L’arte come strumento di rilancio
La recente iniziativa di quotare il Mao di Andy Warhol sulla borsa specializzata Artex in Liechtenstein ha dimostrato che l’arte può essere condivisa e valorizzata finanziariamente. Sforzini propone di applicare questo modello al patrimonio culturale italiano, selezionando opere meno note ma di grande valore.
A che cosa potrebbero essere destinati i fondi raccolti
Restauro e manutenzione di beni artistici.
Promozione internazionale attraverso esposizioni itineranti.
Collaborazioni museali globali per accrescere la visibilità dell’Italia nel mondo.
In questo modo, le opere d’arte diventerebbero ambasciatrici dell’identità culturale italiana, rafforzando l’immagine del Paese senza perdere il controllo sulla loro proprietà pubblica.
Un’idea visionaria, ma concreta
Non si tratta solo di una provocazione. È una soluzione attuabile, in grado di accendere i riflettori su tesori nascosti, generando flussi di finanziamento e nuova visibilità. “L’Italia possiede un patrimonio sconfinato, spesso dimenticato. Perché non trasformarlo in uno strumento innovativo di sviluppo?” – dichiara Sforzini. Secondo il movimento Rinascimento, il progetto potrebbe essere discusso con Università, istituzioni culturali, enti locali e il Ministero della Cultura, con l’obiettivo di fare dell’Italia il primo Paese a utilizzare l’arte come motore di rigenerazione pubblica.
La cultura come petrolio italiano
Sforzini conclude con un’affermazione potente: “La cultura è il nostro petrolio. Lasciarlo sottoterra è un delitto”. Oggi più che mai, l’Italia ha bisogno di nuove strategie per valorizzare il proprio patrimonio senza intaccarne la proprietà pubblica. Se il mondo guarda all’arte come un asset, è tempo che l’Italia diventi protagonista di questa rivoluzione.