Aprire un bar? Luca Malizia vi dice come fare

Il 18 Giugno sarà un mese che gli esercizi pubblici in Italia hanno potuto riaprire post Covid 19, 3 su 10 però non ce la faranno.

Eppure un caffè e un aperitivo al bar è tra i piccoli piaceri che gli italiani son tornati a concedersi volentieri e subito.

Secondo la FIPE  le 260mila imprese del settore con  1 milione di addetti ed un valore aggiunto di 40 miliardi di euro, sono un asset strategico della filiera agro-alimentare italiana e punto di forza dell’offerta turistica e del mercato del lavoro.

Aprire un bar fa pensare a un’attività senza barriere all’accesso e che può dare grandi soddisfazioni. E’ ancora così dopo il lockdown? 

E’ appena uscito il volume  “Aprire un locale ti rovina la vita – Se non sai come farlo: Scopri l’unico metodo che ti permette di aprire un bar o un locale di successo, anche se hai zero esperienza” (pp. 98 € 19,70)

Ne parliamo con l’autore Luca Malizia cofondatore con Ilias Contreas della MIXOLOGY Academy, con due sedi a Roma e Milano. 

Malizia, quale è il suo segreto?

“Da sempre in realtà il 96% dei locali in Italia fallisce entro 4 o 5 anni.

Per questo ho voluto mettere nero su bianco tutti gli errori clamorosi che fa chi va alla cieca e  indicare la strada da seguire per  il proprio successo.

Tutto sta nel capire che stiamo parlando di una professione complessa. Occorre formazione artigianale, tecnica e pratica ma anche di marketing, di gestione economica, tecnologica,  etc.

C’è chi  nel lockdown ha perfino guadagnato di più ‘inventandosi’ forme di delivery molto efficaci. Il settore bar, così come molti altri mercati non sta pagando insomma solo la crisi dell’epidemia, ma anche quella di una cattiva gestione che si trascinava  da anni

Occorre  fare un salto di mentalità”.  

L’epidemia aveva però fermato anche la formazione.

“Quella in aula. Noi però, per esempio, dal giorno dopo abbiamo avuto pronta una offerta  sul web!

Avremmo potuto affrontare anche sei mesi senza incassare un euro grazie ad una saggia gestione del rischio imprenditoriale – non a caso siamo accreditati alla Regione e Certificati iso 9001:2015 da  anni -, eppure in questi mesi  abbiamo continuato a fare utili.

Ogni crisi ha nella formazione  la sua ancora di salvataggio. I soldi in giro ci sono sempre, ma per far tornare i clienti nei propri locali non basta uno schermo di plexiglass o un cocktail buono o il cappuccino ben schiumato, né tanto meno il caffè a 80 centesimi.

Un locale è ormai un’azienda in tutto e per tutto”. 

E i costi di avviamento?

“Poche centinaia d’euro per aprire la P IVA semplificata e fare il free lance. Invece per un bar  almeno 50mila euro solo per aprire la serranda.

Chi sostiene che ne bastino meno, inganna.

Anzi consiglio di avere almeno una riserva di altri 100mila.

Queste cifre come base, poi dipende da metri quadri, posizione, vetrine, progetto che si vuole realizzare. Il successo dipende dal progetto.

Se è molto valido puoi anche trovare facilmente finanziatori”.

Consigli per chi cerca un posto di lavoro?

“Deve capire che il dipendente è lì per risolvere problemi al gestore del locale.

Chi, come i nostri studenti lo sa fare, ha poche difficoltà a impiegarsi quanto e dove vuole specie in quei locali che hanno affrontato il cambiamento adeguandosi alle nuove regole del gioco invece di aspettare gli aiuti dello Stato.

D’altra parte anche i datori di lavoro devono rendersi conto che  9 volte su 10,  le aziende che eccellono veramente sono quelle che investono sulle proprie persone”.

 

 

 

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