Ucima-Ucimu. “La filiera della meccanica strumentale”
Presentato il libro realizzato da UniCredit e Laterza

Presentato il libro realizzato da UniCredit e Laterza">1360845254225E’ da sempre un punto di forza del sistema manifatturiero italiano, nonché uno degli ambiti industriali che meglio ha retto di fronte alle difficoltà del contesto economico. Alla filiera della meccanica strumentale è dedicata la nuova pubblicazione della collana “Filiere e sviluppo” realizzata da UniCredit-Laterza.
Il volume “La filiera della meccanica strumentale” è stato presentato oggi pomeriggio a Palazzo Magnani, sede di UniCredit a Bologna, nel corso di un incontro aperto da Luca Lorenzi, deputy regional manager centro Nord UniCredit. A Lorenzi hanno fatto seguito gli interventi di Zeno Rotondi, responsabile Italy research di UniCredit; Paolo Gambuli, direttore Ucima, Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio, e Alfredo Mariotti, direttore Ucimu, Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, e tecnologie ausiliarie. L’analisi contenuta nella pubblicazione prende in esame una filiera che conta oltre 20mila imprese (anche piccole artigiane) per un valore della produzione superiore ai 71miliardi di euro (stime Prometeia), focalizzando l’attenzione sul settore del bene strumentale, considerato tra i campioni del made in Italy. Con 3.300 imprese e 28miliardi di euro di fatturato (dati Federmacchine), l’industria italiana del bene strumentale ha nei comparti delle macchine utensili e delle macchine per il packaging le sue due punte di eccellenza.

Alla presentazione del volume è seguita una tavola rotonda alla quale hanno preso  parte Giuseppe Lesce, general manager Closure & Containers Division Sacmi Imola e presidente Ucima, Maurizio Marchesini, Ad Marchesini Group e presidente Confindustria Emilia Romagna; Tomaso Tarozzi, Ad Iemca Giuliani Macchine Italia Spa di Faenza e Giampiero Bergami, regional manager centro nord UniCredit. Nel corso dell’incontro, sono stati evidenziati i fattori di successo che permettono alle imprese del territorio della meccanica strumentale di competere a livello globale: tecnologia e forza lavoro qualificata con competenze tecniche e commerciali, capacità di offrire soluzioni personalizzate e presenza di servizi di assistenza post vendita su tutti i mercati mondiali.

L’Emilia Romagna si distingue nel settore delle macchine utensili per alcuni fattori di spicco: produce da sola il 12% del totale nazionale e esporta il 12,3% del totale esportato. Il 15,8% delle aziende italiane ha sede in Emilia Romagna. In particolare, la maggior parte delle imprese è concentrata nelle provincie di Bologna e Modena (27% ciascuna), segue Piacenza (20%). Piacenza è prima provincia della regione per contributo alla produzione di settore con il 40% del totale, e per contributo all’export con il 34%. Bologna si conferma in seconda posizione per entrambi gli indicatori economici. Ponendo una lente di ingrandimento sul settore del packaging, dalla ricerca emerge che su un totale di circa 700 aziende del settore, circa il 38% si trova in Emilia Romagna (ovvero 265 aziende). A Bologna si trova la concentrazione maggiore della Regione, con un centinaio di imprese. Le aziende emiliano-romagnole realizzano all’incirca il 65% del fatturato di settore (circa 3 miliardi di euro su un totale di 4,5 miliardi nel 2012). Le aziende più grandi del settore (Ima, Coesia, Marchesini, tra le altre) hanno sede sul territorio della provincia di Bologna.

Con una quota del fatturato destinato all’estero intorno alla soglia del 90% (Centro Studi Ucima su dati Istat), le macchine per imballaggio di Bologna, si presentano come un’eccellenza del cosiddetto made by Italians. Grazie soprattutto al contributo dei players di maggiori dimensioni, emerge una spiccata proiezione sui mercati emergenti, Cina in primis, presidiati non solo attraverso semplici strategie di internazionalizzazione ma attraverso programmi di investimenti diretti. Le imprese emiliane del settore si contraddistinguono sia per la produzione di macchine utensili che per il packaging ma soprattutto per l’attenzione agli investimenti in progetti di ricerca innovativi, con l’obiettivo di differenziare le proprie produzioni e ampliare la gamma produttiva per fronteggiare una concorrenza sempre più agguerrita in uno scenario competitivo internazionale in continua evoluzione. Anche il miglioramento del profilo qualitativo delle produzioni è un fattore distintivo di successo nell’ambito delle politiche aziendali del comparto analizzato. A questo riguardo un indicatore dell’attenzione alla qualità da parte di un’impresa è la presenza di certificazioni di qualità (sistemi di gestione aziendale, sistemi per la sicurezza e la salute sul lavoro).

In generale, il comparto delle macchine utensili e quello delle macchine per il packaging – con un fatturato che nel 2012 per l’Italia si è attestato rispettivamente a 5 miliardi euro e 4,5 miliardi di euro – esprimono le migliori performances sul mercato internazionale. In virtù di un incremento delle esportazioni, rispettivamente del 12% e del 5% rispetto al 2011, i costruttori italiani di macchine utensili e di macchine per il packaging si mantengono saldi ai vertici delle graduatorie mondiali di settore. La loro forza – emerge dal volume presentato da UniCredit – risiede nel realizzare produzioni su misura con macchine appositamente sviluppate , con soluzioni personalizzate e innovative. La valorizzazione ed esportazione di competenze è il segnale più visibile e conosciuto della capacità delle filiere meccaniche italiane nel loro complesso di competere nel nuovo contesto globale ed economico. La percentuale di produzione esportata è in crescita costante dal 2003 e ha consentito una ripresa dei margini operativi più rapida a partire dal 2009.

Nello specifico, nelle classifiche di export 2012 dei rispettivi settori, i costruttori italiani di macchine utensili si posizionano secondi in Europa e terzi nel mondo; mentre i costruttori di macchine per il packaging sono al secondo posto sia su scala europea che su scala mondiale. Player indiscussi delle scena internazionale le imprese italiane dei due settori hanno tra l’altro dimostrato di meglio rispondere alla crisi rispetto ai concorrenti tedeschi, cui, nel periodo 2007-2011, hanno eroso quote di mercato. I risultati, raccolti principalmente oltreconfine, hanno permesso alle industrie dei due comparti di mantenere intatto il capitale umano impiegato, vero valore dell’intera filiera – come emerge dallo studio UniCredit-Laterza – registrando, tra il 2004 e il 2012, un incremento dell’occupazione pari al 2% (macchine utensili) e al 5,6% (macchine per il packaging). I cambiamenti in atto a livello globale hanno determinato una vera e propria evoluzione delle strutture profonde del sistema produttivo italiano. Istituzioni pubbliche e banche sono chiamate a governare tale processo, a comprenderne le dinamiche, a conoscerne la realtà e gli sviluppi. L’iniziativa di UniCredit, insieme agli Editori Laterza, risponde a questo intento con la realizzazione di una serie di volumi, vera e propria mappatura delle filiere produttive italiane.

Ucima è l’associazione dei costruttori italiani di macchine automatiche e tecnologie per il confezionamento e l’imballaggio di tutti i settori industriali (alimentare, tabacco, farmaceutico, chimico, cosmetico, industria della carta). Le aziende del settore sono leader mondiali con una quota di mercato attorno al 25%. Il successo dell’industria italiana è dato dalla capacità di offrire soluzioni tecnologicamente all’avanguardia cucite sulle esigenze del singolo cliente. Ucimu-sistemi per produrre, è l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e tecnologie ausiliarie. Con oltre 200 imprese associate cui va ascritto almeno il 70% della produzione nazionale di settore, Ucimu-sistemi per produrre opera come ambasciatore del made in Italy nel mondo e interlocutore delle autorità politiche, degli istituti economici, degli enti commerciali in Italia e all’estero.

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