Il Teatro di Vicenza alza il sipario sull’innovazione

Il mondo del teatro sta attraversando un momento di grande evoluzione tecnologica in cui si aprono nuove frontiere tra multimedialità e interattività. Palco e platea diventano una cosa sola grazie a schermi luminosi, luci e proiettori che immergono totalmente il pubblico nello spettacolo.

Il Comunale Città di Vicenza, una moderna struttura progettata da Gino Valle che ospita stagioni artistiche di prosa, lirica, musica e balletto ha affrontato questa innovazione introducendo Ricoh PJ KU 12000, proiettore di fascia alta per ambienti di proiezione medio-grandi. “Questo proiettore – commenta Ezio Zonta, responsabile tecnico e sicurezza del Teatro – viene utilizzato per mostrare filmati durante gli spettacoli, proiettare in dettaglio le mani del pianista che sta suonando sul palco o ancora per far scorrere i tweet dei partecipanti agli eventi organizzati negli spazi del teatro. Ormai non possiamo più fare a meno di questo strumento che ci consente di innovare il modo di fare teatro”. Ideale per le due sale del Teatro (la Sala Maggiore con 910 posti a sedere e la Sala del Ridotto con 380 posti), la soluzione Ricoh viene utilizzata anche in altri importanti edifici vicentini, come la prestigiosa Basilica Palladiana.

Il 13 dicembre l’impianto di Ricoh verrà utilizzato per lo spettacolo di danza Xebeche di E / Gruppo Nanou un lavoro sperimentale in cui per la prima volta Nanou si confronta con la struttura coreografica dell’ottetto: un perimetro che include otto danzatori, maschi e femmine che, a coppie o tutti insieme o singolarmente, irrompono nello spazio disegnato dai rettangoli bianchi e neri sul pavimento, accompagnati da ripetizione e crescendo del ritmo. Il titolo della performance “Xebeche” [csebece] è una citazione dal film del cineasta indipendente americano Jim Jarmusch, tratta dal suo “Dead Man” del 1995: Il mio nome è Xebeche “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”. Preferisco essere chiamato Nessuno. Nel film il poeta visionario inglese William Blake è accompagnato nel suo percorso spirituale dall’amico indiano Nobody, che prepara il personaggio (interpretato da Johnny Depp) ad affrontare con una nuova coscienza l’inevitabilità della morte.  I riferimenti cinematografici sono spesso presenti nei lavori del Gruppo Nanou: qui, come nella pellicola di Jarmush tutto è in bianco e nero: dal tappeto di danza, una doppia elle, ai costumi in tinta: tutto il resto è pura composizione coreografica, priva di racconto, ma non di espressività o di pensiero, sostenuta dalla musica metallica, cupa, a tratti eccitata, e da luci assai calibrate. Più ancora che nei lavori precedenti (al Comunale a Vicenza è passata nel 2013 la trilogia del “Progetto Motel) in “Xebeche” si gioca a isolare i corpi nel tempo e nello spazio con la tendenza a creare ambienti attraverso luci e scenografie, per cogliere la pittoricità dell’azione, come quadri in movimento che si incalzano in continuazione.

Il Gruppo Nanou prende il suo nome da un brano, Nanou, del musicista britannico Aphex Twin, ma anche da un nomignolo dialettale “nanò” o “tesoro”; è nato a Ravenna nel 2004 come luogo di incontro di diversi linguaggi e sensibilità che caratterizzano la ricerca artistica di Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura. In questo contesto corpo, suono e immagine trovano una sintesi nella coreografia, assunta come linguaggio che accomuna le diverse specializzazioni artistiche sulla scena: coreografia dell’immagine, coreografia del suono, coreografia del movimento.
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