Professionisti allo sbando. Persi 13mila euro a testa

Secondo l’Osservatorio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti i liberi professionisti sono il comparto economico più colpito dalla crisi economica del 2008 con un calo di produttività di oltre il 20% a fronte di una media nazionale che ha perso 2384euro con una flessione della produttività del -3,8%.

La ricerca rileva che in 12 anni i professionisti hanno perso 13 mila euro per ogni occupato

In questi mesi di emergenza sanitaria e conseguente crisi economico finanziaria, il governo ha tenuto i professionali in disparte. Gli aiuti sono stati indirizzarti ad altre categorie (imprenditori, artigiani, commercianti).

Crollo della domanda

Eppure dal 2008 l’offerta di lavoro libero professionale è cresciuta a un ritmo superiore a quello della produzione determinando così un repentino crollo della produttività individuale.

La domanda di servizi professionali non è cresciuta allo stesso ritmo dell’offerta di servizi, anzi è rimasta stazionaria ma è cresciuto il numero di professionisti attivi appiattendo molto i redditi medi dell’intero comparto.

Questo ha prodotto una perdita in termini assoluti di quasi 13 mila euro per ogni lavoratore

La domanda di servizi professionali non è cresciuta allo stesso ritmo dell’offerta di servizi, anzi è rimasta quasi stazionaria ma è cresciuto il numero di professionisti attivi con la conseguenza di appiattire significativamente i redditi medi dell’intero comparto. Questo ha prodotto una perdita in termini assoluti di quasi 13 mila euro per ogni lavoratore.

Secondo l’indagine il valore aggiunto per occupato ha perso in dodici anni 13.729 euro (-19,3%) passando da un reddito annuo di 71.302 euro del 2007 ai 57.573 euro (lordi) del 2019.

«I numeri che ci fornisce l’Osservatorio – dice il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani – ci raccontano di una profonda distorsione del mercato del lavoro che, soprattutto nelle mutate condizioni conseguenti alla crisi del 2008, continua a generare un sovraffollamento del sistema e un eccesso di offerta che deprime il valore dei servizi prestati.

Gli Ordini professionali sono in crisi e non è più possibile che dalla politica vengano trattati come delle corporazioni e che i singoli professionisti siano ancora percepiti come dei privilegiati, secondo una visione ormai del tutto obsoleta.

L’esclusione dall’accesso al credito a fondo perduto è solo l’ultima dimostrazione di una disattenzione nei confronti di questo pezzo tanto significativo del mondo del lavoro”

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