Ma perchè la Germania oggi sta bene e noi no?

2-format1di Fulvio Scaglione*. Mi piacerebbe trovare, tra i tanti politici e gli altrettanti cosiddetti “esperti” (quasi sempre di partito anche loro), qualcuno che avesse il coraggio di dire al popolo non solo che la Germania è cattiva e la Merkel brutta, ma anche perché la Germania oggi sta bene e noi (più Grecia, Spagna e Portogallo) invece stiamo male. Inutile dire che questo coraggioso non lo trovo mai.Non lo trovo perché nelle origini del recente boom tedesco c’è un’amarissima lezione politica e civile per noi tutti. Bisogna risalire alla primavera-estate del 2003, più o meno in settimane come queste. Il 14 marzo, il cancelliere Schroeder, (nella foto Anno 2003, mentre presenta la sua “Agenda 2010) allora alla guida di una maggioranza rosso-verde (Socialdemocratici e Verdi, appunto: la terribile sinistra, aita aita!) tenne al Bundestag uno storico discorso per presentare quella che venne poi chiamata “Agenda 2010″. Ovvero, un pacchetto di riforme strutturali destinate a rilanciare l’economia tedesca e a rimetterla in sesto, appunto, per il 2010.

L’Agenda era composita e ricca di provvedimenti. Provo qui a sintetizzare i più significativi.

1. riforma fiscale: entro il 1° gennaio 2004 riduzione dell’aliquota d’ingresso al 15% ed entro il 1°gennaio 2005 riduzione di quella massima al 42% (dal precedente 53%).

2. riforma sanitaria: taglio dei contributi dell’assicurazione malattia dal 14,3% al 13% (risparmio: 15 miliardi di euro); abolizione del monopolio contrattuale delle associazioni dei medici mutualistici, con la possibilità di stipulare contratti con i singoli medici (messi così in concorrenza) da parte delle casse malattia; taglio di alcune prestazioni non considerate essenziali dall’assicurazione malattia obbligatoria; il contributo per il trattamento di malattia (a partire dal 42° giorno) a carico degli assicurati.

3. riforma delle imprese: alle imprese di nuova costituzione viene concesso di assumere personale a termine fino a 4 anni (prima il termine massimo era 2 anni); le nuove imprese sono esentate per i primi 4 dai contributi obbligatori da versare alle camere di commercio industria e artigianato; snellimento delle norme per l’accesso alle professioni artigiane; drastica semplificazione del diritto tributario per le piccole imprese.

4. riforma dell’indennità di disoccupazione: taglio dell’indennità, da corrispondere per 12 mesi a chi ha meno di 55 anni e per18 mesi a chi ha più di 50 anni (l’indennità in quel momento era pari al 60% della media del salario netto), fino al livello del sussidio sociale (53-55% del salario netto); criteri più rigidi di “accettabilità” per i posti di lavoro offerti ai disoccupati, con relative sanzioni per coloro che rifiutano il lavoro.

Per dare un’idea della diversa impostazione, aggiungo solo qualche particolare. Primo: il Governo Schroeder varò anche un’amnistia sui reati di evasione fiscale per i capitali illegalmente esportati all’estero. Con qualche differenza rispetto ai plurimi scudi varati dal nostro amabile riforma dell’indennità di disoccupazione: sul denaro riportato in Germania, lo “scudato” pagava una tassa forfettaria del 25% nel 2004, che sarebbe salita al 35% se il rientro dei capitali avveniva nei primi 3 mesi del 2005. Dopo di che, scaduto il termine, le leggi per punire l’evasione venivano inasprita.

Secondo particolare interessante: uno dei consulenti del cancelliere Schroeder per “Agenda 2010″ fu Peter Hartz, all’epoca direttore del personale della Volkswagen. Le leggi sul mercato del lavoro varate in quel periodo (Hartz III e Hartz IV) presero appunto il suo nome. E noi siamo ancora qui ad affannarci e a discutere se qualche tecnico o professore va al Governo.

Terzo particolare: contro Schroeder e la sua Agenda si scatenò l’opposizione della sinistra socialdemocratica, dei sindacati e della Cdu, cioè il partito di Angela Merkel, cioè colei che, come vediamo ogni giorno, più ha tratto profitto dai buoni risultati di quelle riforme. Il cancelliere Schroeder, al contrario, nel novembre del 2005 fu spedito a casa dagli elettori, a dimostrazione che la massa dei cittadini, di fronte al cambiamento e ai sacrifici, reagisce sempre allo stesso modo: prendendosela con chi li chiede.

Resta il fatto che Schroeder aveva ragione e gli altri torto. Vi ricordate quale Governo aveva l’Italia nel 2003? Il Berlusconi II, nato nel 2001 e finito nel 2005, il famoso Governo che durò tutta la legislatura. Cui successe il Berlusconi III (aprile 2005-maggio 2006), il Prodi II (maggio 2006-maggio 2008) e il Berlusconi IV (maggio 2008-novembre 2011). Il resto è Monti. In questi 9 anni abbondanti l’Italia non ha avuto alcuna Agenda, né 2010 né niente. Ma sapete quel è la cosa che fa più rabbia? Che Schroeder fece il suo discorso il 14 marzo e il Parlamento tedesco approvò il primo pacchetto di riforme il 17 ottobre. Loro 6 mesi per fare la rivoluzione, noi 9 anni per rimandare.

*vice direttore di Famiglia Cristiana e responsabile dell’edizione online del giornale

Share

Lascia un commento

Top