Intesa Sanpaolo su reddito, risparmio e Pmi

Intesa Sanpaolo grazie all’intervento di Paolo Mameli fa il punto su reddito e risparmio delle famiglie in calo, fiducia delle imprese dei servizi.

Il trend di miglioramento del reddito disponibile delle famiglie sembra
essersi interrotto nella prima metà del 2018, e i consumatori hanno
eroso i propri risparmi nella parte finale dell’anno. Viceversa, buoni
segnali arrivano dalla fiducia delle imprese nel settore dei servizi,
che compensa la debolezza nel manifatturiero (su cui pesano le
incertezze ancora pendenti sul commercio internazionale). A nostro
avviso, il PIL potrebbe evitare una nuova contrazione congiunturale a
inizio 2019.

I dati relativi al 4° trimestre sui principali aggregati di finanza
pubblica hanno confermato i dati annuali già diffusi sul 2018, che ha
visto un deficit al 2,1% del PIL (dal 2,4% del 2017), per effetto di
un miglioramento del saldo primario dall’1,4% all’1,6%, e un debito
al 132,1% (dal 131,3% dell’anno precedente). Nel trimestre, il
disavanzo è stato superiore di un decimo rispetto allo stesso periodo
del 2017 (2%), per effetto di un minor avanzo primario (1,7%), mentre
la spesa per interessi è rimasta sostanzialmente invariata (e
nonostante un aumento di due decimi della pressione fiscale, a 48,8%).

 Nel 4° trimestre, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici
è diminuito di -0,2% t/t in termini nominali e -0,5% t/t in termini
reali: è la flessione più ampia rispettivamente da 4 anni e mezzo e
da 6 anni. Ciò appare dovuto al calo dell’occupazione nel periodo (-
0,2% t/t: seconda flessione consecutiva, non accadeva dal 2013).
Peraltro, le famiglie hanno mantenuto un buon ritmo di crescita dei
consumi in termini nominali (+0,5% t/t): di conseguenza la
propensione al risparmio è calata a 7,6% da 8,2% nel 3° trimestre
(dal 2012 ad oggi, solo una volta il tasso di risparmio è stato più
basso).

 Sempre nel 4° trimestre, la quota di profitto delle società non
finanziarie è salita a 41,4% da 41,1% il trimestre precedente (che
rappresentava un minimo da oltre tre anni). Anche il tasso di
investimento è salito, sia oppure in misura più modesta, di appena
un decimo a 21,9% (bisogna tornare al 2011 per trovare un livello
più elevato).

 In sintesi, i dati di finanza pubblica non aggiungono molto a quanto
già noto sui valori annui dei principali aggregati, anche se la
tendenza a fine anno è in lieve peggioramento. Gli indicatori sulle
famiglie sono peggiori del previsto, perché mostrano come il trend
di miglioramento del reddito disponibile si sia interrotto nella
prima metà del 2018. Viceversa, sono più incoraggianti i dati su
profitti e tasso di investimento delle imprese.

Il PMI servizi è balzato assai più del previsto a marzo, a 53,1 da
50,4 di febbraio. È un massimo dallo scorso settembre. Si nota in
particolare un recupero per l’indice sui nuovi affari, salito a 53 a
marzo dopo essere sceso in territorio recessivo a febbraio per la
prima volta da sei anni (a 49,8). In recupero anche le aspettative
sugli affari (da 61,8 a 64,2, massimo da quasi un anno), gli affari
in corso e l’occupazione. Di conseguenza, il PMI composito è salito a
51,5 da 49,6, tornando in territorio espansivo per la prima volta da
sei mesi (nonostante l’indagine sul manifatturiero avesse fatto
segnare nel mese un ulteriore calo a 47,4 da 47,7).

 In questa fase, la divergenza tra industria e terziario riguarda
tutti i principali Paesi europei, perché sul manifatturiero pesa in
misura decisamente maggiore la debolezza del commercio
internazionale. Per quanto riguarda l’Italia, già l’indagine Istat
sui servizi mostrava un rimbalzo a marzo, anche se meno marcato
rispetto al (più volatile) PMI. In ogni caso, il ritorno
all’espansione nei servizi dovrebbe almeno nel breve termine
compensare la contrazione dell’attività nell’industria: ciò a nostro
avviso potrebbe essere coerente con una crescita-zero su base
congiunturale nel primo trimestre, seguita da un modesto +0,1% t/t
nei mesi primaverili (nel caso in cui anche le indagini sul
manifatturiero mostrino un recupero a partire da aprile). Per una
espansione più significativa bisognerà nella migliore delle ipotesi
aspettare la seconda metà dell’anno. Ma i rischi su tale scenario
restano a nostro avviso verso il basso.

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