Griffini. La recessione cambia le regole dell’head hunting

di Chiara Osnago Gadda. E’ un dato di fatto: con la recessione, la cui durata è tuttora incerta, sono cambiate le abitudini, ma anche gli atteggiamenti dell’impresa rispetto ai servizi richiesti e alla consulenza esterna. Queste riflessioni, coinvolgono l’head hunting che si iscrive nella tendenza generale della consulenza, pur con alcune sue peculiarità. Ma sta cambiando il modo di fare ricerca di personale? Secondo William Griffini, Ceo di Carter & Benson – www.cartebenson.com -,  una delle più autorevoli società di head hunting presenti sul mercato, occorre anzitutto essere più competitivi e preparati ad affrontare un mondo che si restringe e in cui uscirne vincenti risulta sempre più difficile. “I talenti”, afferma Griffini, “non solo devono essere disponibili a carichi di lavoro maggiori rispetto al passato, ma devono anche essere flessibili ai cambi di progetti in corsa adeguandoli al contesto e sicuramente devono essere più orientati ad agire che a chiedere portando risultati concreti e chiari. Questo perché ogni situazione complicata richiede una soluzione veloce e in questo contesto l’eccessivo dialogo e pensiero e tutte quelle modalità di business non efficaci e efficienti cominciano davvero a scricchiolare.”

Ci si può dunque attendere una divaricazione dei prezzi come conseguenza?

“In ogni economia”, risponde Griffini, “ci sono due possibilità: assicurare carriera o denaro o non assicurarla. Il problema diventa come mantenere alta la motivazione delle proprie risorse e tenere la squadra unita e coesa. A questo punto una delle alternative è lavorare sui valori, sulla responsabilità sociale e spostare l’engagement, la collaborazione e il coinvolgimento su dei basici più veri, sostituendo i soliti manifesti delle aziende con valori reali e principi etici che le società hanno via via dimenticato a favore del business. Alcune organizzazioni credono ed investono molto in questo facendone un valore primario, altre invece lo usano come contraltare alla mancanza di alternative da proporre. L’intelligenza di ognuno di noi sta nel comprendere dove ci prendono in giro e dove invece c’è del vero.”

Dunque, in questo nuovo scenario, sarà la creatività che avrà la meglio?

“In generale”, dice l’head hunter, “la creatività è sempre stata un elemento trainante nell’economia. Il punto nodale però, è quello di capire dove e come investire. Qui risultano determinanti le capacità: infatti la differenza la fanno i singoli con energia intelligenza e concretezza. Le imprese senza manager che fanno perdere tempo sarebbero perfette. Invece ci pensiamo noi manager a complicare le cose e il clima. Più che creatività direi che ci vorrebbe un ritorno all’intelligenza e alla ragione.”

E quali sono, in definitiva, le figure manageriali più ricercate dalle aziende?

“In questo momento economico il mondo digitale è all’ordine del giorno”, conclude Griffini. “L’organizzazione on line integra economia e presenza fisica e questo canale ad impatto economico meno elevato e tuttavia molto efficace induce ad un evidente intensificazione sia dei volumi che dei risultati. Senza contare l’accesso a tecnologie più aperte che permettono l’ottimizzazione e il miglioramento dell’approccio e della gestione delle attività in maniera più efficace. Ovviamente, non sostituiscono la presenza e l’intervento fisico. Ma sono un chiaro elemento innovativo che crea lavoro ed opportunità per l’impresa”.

 

Share

Lascia un commento

Top