Griffini. La filiera della Green Economy
ha bisogno di manager ‘talentuosi’

di Chiara Osnago Gadda. Ovunque si posi il nostro sguardo è un continuo fiorire di temi legati al Green, all’ecosostenibilità. Anche sul fronte dei contenuti della comunicazione, le aziende tendono a scegliere claim che esplicitino il legame con l’ambiente dei propri prodotti o che assicurino come i processi produttivi adottati siano a basso impatto ambientale ed ecocompatibili. Ma essere Green è una mera tendenza dovuta all’attuale momento storico che stiamo vivendo, o si sta trasformando in un naturale bisogno del management? Lo abbiamo chiesto a William Griffini, Ceo di Carter & Benson, – www.carterbenson.com -autorevole società di head hunting presenti sul mercato.Secondo il cacciatore di teste essere Green oriented sta sempre più diventando un bisogno naturale del management. Anche perché, le società con un’elevata sensibilità alle tematiche ambientali e sociali hanno migliori risultati durante le fasi positive del ciclo economico e sono le prime che si riprendono nelle fasi avverse. Questo perché l’impegno è condiviso, e ogni piccola parte degli stakeholder è detentrice di una piccola parte della mission aziendale e, unendo gli sforzi, è possibile ottenere un miglior risultato in un periodo più breve.

“Le aziende  lungimiranti,” afferma Griffini, “stanno cercando di ripartire in modo più consapevole del cambio di passo della nostra Società. L’impegno green delle imprese fa la differenza. I professionisti e i tecnici allineate a questi nuovi scenari sopravviveranno, mentre quelle le figure professionali disallineate verranno escluse. E’ indispensabile, quindi per il management, una ripresa di valori un po’ più sani, lavorando nel rispetto dell’insieme o, meglio ancora, creando rispetto sociale. Perché mai si dovrebbe concepire un business che non prenda in considerazione il risparmio?”

“Di aziende totalmente green, purtroppo, ce ne sono ancora poche, ma sono già sulla buona strada quelle che ad esempio nelle ristrutturazioni iniziano a mettere i pannelli solari sul tetto o gli infissi che non disperdono il calore, così come quelle che producono vetture elettriche e quelle che ne incentivano l’utilizzo, e gli esempi si moltiplicano… Ovviamente, dovrebbero essere obbligate ad esserlo ancor di più tutte quelle aziende che come impatto ambientale sono più “cattive”, come ad esempio, le aziende chimiche.”

E per quanto riguarda la comunicazione?

“Naturalmente in questo ambito anche i pubblicitari non si sono tirati indietro, anzi, ci si sono buttati a capofitto, chi meglio e chi peggio. Forse, talvolta esagerando anche un poco generando l’indesiderato effetto ‘Greenwashing’ dove, con una pennellata di (comunicazione) troppo verde si cercano di coprire le magagne di un prodotto. Con immediate ricadute sul Brand, in un’era 2.0 dove (ricordiamocelo) i consumatori sono strettamente legati al prodotto e il confronto e la verifica sono continui, precisi e impietosi. E senza contare che il consumatore non ama dover sopportare il maggiore costo derivante dall’acquisto di un prodotto verde, ecologico e biosostenibile solo nell’etichetta. Sicuramente emotiva e d’impatto la comunicazione Green ci colpisce al cuore e risveglia la nostra anima. Ma poi, appena cessato l’attimo e terminato lo spot emozionale a cui stiamo assistendo, il brand rischia di perdere la sua credibilità, inevitabilmente. Perché il movimento Green sia reale e porti reali benefici all’immagine della marca serve una comunicazione credibile unita a una vera continuità ecosostenibile che parta dal prodotto, si trasmetta attraverso l’azienda e arrivi a educare profondamente la mente del consumatore”.

In Carter & Benson come vi comportate?

“Per quanto ci riguarda, abbiamo sposato la campagna ‘No paper’, paghiamo i trasporti pubblici ai dipendenti, vantiamo impianti a norma nel rispetto dell’ambiente e, ovviamente, facciamo la raccolta differenziata.”

Ma le aziende oggi ricercano manager orientati al Green?

“Direi che cercano manager che guardano all’insieme”,  risponde il Ceo di Carter & Benson, “e, più in generale, che siano dotati di “talento manageriale”, ossia la capacità di essere concreti e risoluti nel raggiungimento di un obiettivo. A mio avviso, le caratteristiche personali che vengono messe in gioco devono essere customizzate volta per volta, con quella sensibilità relazionale necessaria a integrare il risultato all’interno del contesto. Con la “talentuosità” convivono la versatilità e la semplicità di saper agire bene e velocemente, di puntare all’essenziale e non complicarsi la vita inseguendo attività che magari sono importanti ma non utili al raggiungimento dell’obiettivo. Le aziende, anche quelle orientate al Green, ricercano nel manager, etica, rispetto dei propri collaboratori, onestà intellettuale e professionale, integrità e forte orientamento al problem solving”.

 

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