Galassi (A.P.I.) denuncia l’eccessivo carico fiscale di imprese e lavoratori

“Troppo oneri per imprese e lavoratori, così è difficile andare avanti”, è il pensiero del presidente di Paolo Galassi, presidente di A.P.I. Associazione delle piccole e medie industrie.

Il servizio relazioni industriali di A.P.I., l’associazione delle piccole e medie industrie, ha registrato un calo delle procedure sindacali per la gestione di situazioni di crisi aziendale, dall’altra un particolare interesse da parte delle aziende associate a valutare nuove assunzioni, anche grazie ai benefici derivanti dalla riforma del Jobs Act e dalla
legge di stabilità, con riferimento sia alle tutele crescenti che agli sgravi previsti per determinate categorie di lavoratori.

C’è luce in fondo al tunnel?
“Purtroppo no”, risponde Paolo Galassi. “Mai come in questi giorni, infatti, il lavoro, la tenuta sociale, le riforme, sono temi che devono essere messi all’ordine del giorno. Il Paese è ancora colpito dalla “sindrome della
crescita dello zero virgola”, il costo del debito italiano è lievitato ancora e troppi sono gli oneri che gravano su imprese e lavoratori. Se l’uso degli ammortizzatori è calato non è solo perché ci sono piccolissimi, timidi, segnali positivi: bisogna considerare che uno dei decreti attuativi del Jobs Act ha introdotto misure disincentivanti”.

“Il lavoro rimane un’emergenza nazionale” hanno scritto i vescovi italiani nel messaggio firmato
dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro. Che cosa ne pensa?
“Non posso che essere d’accordo”, prosegue Galassi. “Perché se fino ad ora, insieme piccoli e medi imprenditori e lavoratori hanno stretto i denti e, a colpi di sacrifici, hanno garantito la tenuta sociale durante questo decennio di crisi, leaziende necessitano e continuano a chiedere azioni concrete: manovre con maggiori investimenti, stimoli alla produttività attraverso riconoscimenti di premi di produttività detassabili e di sistemi welfare che portino a una ripresa dell’occupazione e del mercato del lavoro non più basata solo su incentivi statali generici e svincolati da progetti di sviluppo delle imprese. Bene, quindi, il ruolo strategico attribuito alla contrattazione aziendale di secondo livello ma servono anche normative certe che non cambino dall’oggi al domani, creando ancora più confusione e disincentivando gli investimenti. Anche l’intenzione del Governo di sospendere le clausole di salvaguardia è positiva ma a parere dei piccoli e medi imprenditori questo non è assolutamente sufficiente per rimettere in moto i consumi interni; è diventata ormai fondamentale la revisione della spesa pubblica per
puntare all’aumento della produttività, e per rendere la pubblica amministrazione efficiente e funzionale al rilancio del Paese. Inoltre le misure previste per il contrasto all’evasione appaiono inique se rimettiamo tutto nelle mani di piccoli condoni e rottamazioni. Nel Documento di Economia e Finanza inoltre non si è definito un piano organico di riorganizzazione del sistema impositivo, e l’Italia resta ancora tra i paesi industrializzati dove il costo del lavoro è più alto a causadell’eccessivo carico fiscale e contributivo che grava sulle buste paga. Per questo oggi, come non
mai, è importante focalizzare l’azione – quella degli imprenditori, dei sindacati, delle istituzioni, dei lavoratori stessi – per portare al centro dell’agenda il lavoro. Non bisogna perdere nessuna occasione: in vista della grande rivoluzione dell’Industria 4.0 che sta coinvolgendo le imprese, per competere finalmente ad armi pari con i concorrenti internazionali e contare di più in Europa, per eliminare quelle zavorre che rallentano la ripresa e imboccare così la strada del riscatto italiano”.

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