Filippine terra di investimenti

“Le Filippine sono un’economia caratterizzata da rapida crescita, trend demografici favorevoli, bassi livelli di debito e uno scenario politico in gran parte positivo: tali elementi fanno del Paese un astro nascente tra le economie emergenti della regione Asia Pacifico”, secondo Jason Pidcock, gestore del fondo Jupiter Asia Pacific Income. “Questa è una ricetta che dovrebbe far incrementare i consumi interni, con un numero crescente di aziende di beni di consumo ben gestite e posizionate in modo da beneficiare di questo trend”.

Di tutto l’universo investibile nella regione dell’Asia Pacifico, le Filippine sono, con ogni probabilità, la storia macroeconomica più promettente. Il PIL pro capite è basso e si aggira attorno ai 2900 dollari USA [1] (ovvero, meno della metà di quello della Thailandia). Inoltre, non solo è l’economia asiatica che sta crescendo più in fretta – più del 6% l’anno – ma presenta anche un profilo demografico tale da ipotizzare che le aziende locali, in particolare quelle operanti nel settore dei beni di consumo, vedranno una crescita sostenuta nel lungo periodo.

IL DIVIDENDO DEMOGRAFICO

Con un territorio esteso quanto l’Italia, le 7641 Isole delle Filippine vantano notevoli risorse naturali e biodiversità, ma il vero motore economico del Paese è la sua popolazione. Dei circa 100 milioni di abitanti, più della metà ha meno di 30 anni (vedi grafico); le aspettative di vita stanno aumentando e il tasso di natalità – sebbene in rallentamento – rimane alto, tanto che ci si aspetta che la popolazione crescerà a ritmo sostenuto, raggiungendo i 150 milioni nei prossimi 30 anni. Lo scenario che si profila osservando i dati sul profilo demografico e sull’economia del Paese è la sua graduale transizione verso il modello di mercato dei paesi sviluppati. Questo significa nuclei familiari meno numerosi con meno figli a carico e maggiori spese per beni discrezionali. Anche la giovane classe media filippina è in rapida espansione. Negli ultimi 3 anni, il reddito annuo disponibile è aumentato del 14% all’anno e la fascia di lavoratori che guadagna oltre 5000 dollari americani è salita, passando dal 6% nel 2005 al 21% nel 2013[2]. Mi aspetto che questi trend continuino poiché l’economia nazionale continua a scalare posizioni nella catena del valore. (vedi grafico nella foto)

Oggi, il debito delle Filippine è basso, sia a livello statale, sia aziendale e privato, con un debito relativo ai consumi pari all’8% del PIL, uno dei più bassi al mondo. Questo livello di indebitamento porta notevoli benefici: il potenziale di crescita sia della penetrazione dei servizi bancari al consumatore sia dei finanziamenti alle imprese porta con sé una grande opportunità in termini di crescita economica. Anche a livello statale, con un debito attuale molto contenuto, in assenza di grandi squilibri e di problemi di inflazione o deficit, il governo, se vuole, è nella condizione di sostenere gli investimenti mediante indebitamento. Inoltre il Paese ha un avanzo primario sostenuto dalle rimesse mensili oltreoceano (si veda sotto). Tutto sembra giocare in favore. L’ampia diffusione della lingua inglese indica poi che è piuttosto facile attrarre investimenti diretti esteri nel settore dei servizi e ci sono stati buoni investimenti nel campo dei back office. Le aree urbane attraggono un numero in crescita di lavoratori, anche se il turismo è un settore anch’esso in rapida crescita sulla scia dell’aumento di turisti dalla Cina.

IL VANTAGGIO DI UNA FORZA LAVORO FLESSIBILE

Una popolazione giovane significa anche molti lavoratori che andranno a occupare posizioni di lavoro aperte. Questo dovrebbe tenere sotto controllo l’inflazione sugli stipendi così come il fatto che circa il 10% della popolazione vive fuori dal paese. Questi lavoratori d’oltreoceano guadagnano soldi in diversi settori e molti inviano una parte considerevole dei loro stipendi alle famiglie in patria, solitamente prima di ritornare nel Paese per trascorrere l’ultima parte della loro vita lavorativa a casa. Questo significa che se l’economia cresce a un ritmo più sostenuto dovrebbero esserci maggiori opportunità lavorative interne, e meno persone che lasciano le Filippine in cerca di lavoro retribuito. Come in tutti i paesi, ci sono restrizioni alla crescita economica e queste sono prevalentemente legate alle infrastrutture. Il Paese sarebbe maggiormente avvantaggiato se esistessero più strade, reti ferroviarie e così via. Il presidente entrante, Rodrigo Duterte, ha promesso di aumentare gli investimenti nel settore infrastrutture, passando dal 3,3% al 5% del PIL.

LA POLITICA GIOCA A FAVORE

La politica è sempre un elemento di rischio nei mercati emergenti. In linea di massima, la situazione politica delle Filippine sembra favorevole e sembra probabile che sarà un fattore positivo. Il presidente Duterte parla liberamente, in certe occasioni anche troppo, ma ritengo che sarà un bene per l’economia e quindi per il mercato azionario. Vuole ridurre la corruzione, ha alcuni modi leggermente poco ortodossi di farlo, ma l’obiettivo è lodevole; c’è un sentimento positivo nel paese, in generale, i filippini sono ottimisti. E il fatto che lui abbia vinto in modo così netto le elezioni è un fatto positivo, non c’è stata contestazione dell’esito elettorale e anche questo è positivo.
Tutto ciò significa, a mio avviso, che c’è un ambiente dove la crescita economica e, in particolare, la crescita dei consumi interni saranno forti. Le Filippine stanno cercando di recuperare per arrivare al livello degli altri Paesi e penso che questo continuerà per un po’ di tempo. In termini economici, è probabile che supererà la Tailandia nel PIL pro capite nei prossimi 15-20 anni. Non vedo ragioni per le quali ciò non dovrebbe succedere.

COME SI INSERISCONO LE FILIPPINE NEL PORTAFOGLIO?

Gli elementi di attrazione delle Filippine sono indubbi, tuttavia, come investitore azionario la questione fondamentale è se nel Paese ci siano aziende interessanti, ben gestite sulle quali investire. La risposta è che sebbene questo mercato in via di sviluppo non abbia la stessa profondità di alcuni mercati simili, vedo comunque numeri che soddisfano i miei criteri di investimento e ho in portafoglio tre aziende che penso siano rappresentative dei consumi interni e che, prese nel complesso, offrano un’esposizione a diversi settori dell’economia. Una è un’azienda conglomerata, dal business diversificato, una è nel settore immobiliare, focalizzata sui centri commerciali (che offrono esposizione ai consumi in generale, dal momento che i contratti d’affitto arrivano da diversi settori – settore alimentare, moda e altre forme di consumo interno). E infine, nel portafoglio c’è anche un grande produttore di snack che vende nelle Filippine e nei Paesi limitrofi.
Come ci si potrebbe aspettare, i rendimenti sono più bassi rispetto ad altri mercati e queste sono azioni che possiedo per il potenziale di crescita piuttosto che per i dividendi. Anche se ritengo che fondamentalmente la crescita dei dividendi per queste aziende sarà sostenuta, all’interno del portafoglio non tutte le holding devono avere dividendi più alti della media. Ci sono buone ragioni per includere una selezione di poche azioni che rendono un po’ meno, ma che contribuiranno a fornire rendimenti totali più alti.

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