Fiere: tasse, assetto societario e regolamenti europei nodi da risolvere

Fiere italiane in assise ieri a Venezia. Si è svolta l’Assemblea di inizio anno dei soci di AEFI, l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane. Tre, in particolare, i temi evidenziati durante l’incontro: la tassazione immobiliare dei padiglioni fieristici, la possibilità di operare secondo regole europee in tema di trasparenza e l’assetto societario delle Fiere. Senza chiarimenti specifici nella legislazione, queste problematiche possono mettere a rischio il comparto, vanificando la redditività, la competitività e l’esistenza del settore.

Il presidente di AEFI, Ettore Riello, ha ricordato come AEFI abbia portato avanti una campagna di sensibilizzazione delle Istituzioni nel riconoscimento del ruolo delle fiere, facendo inserire dal Ministero dello Sviluppo Economico, le fiere nel Piano di promozione straordinaria per il Made in Italy. Un risultato che rischia di essere completamente vanificato se non accompagnato da un’altrettanto sensibile politica fiscale sugli immobili, definendo un livello di tassazione sostenibile. Riello ha sottolineato come la necessaria importante volumetria dei quartieri fieristici, al servizio della promozione del Made in Italy – sia nello sviluppo di manifestazioni internazionali che di accoglienza di operatori stranieri – non possa costituire da un lato un asset portante dell’intero sistema e dall’altro, un elemento penalizzante sui bilanci al punto da mettere a rischio le attività stesse.

AEFI CHIEDE MENO IMU DA PAGARE

“Quello che chiediamo e auspichiamo è che la tassazione, per quanto riguarda l’applicazione dell’Imu, sia più equa nei confronti dei padiglioni fieristici, trattati come strutture commerciali, e non calcolando i giorni effettivamente utilizzati per le esposizioni con disposizioni univoche su tutto il territorio nazionale. Da tempo il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate sono al lavoro per cercare di trovare una soluzione e modificare la normativa. I continui rinvii iniziano a mettere le fiere in seria difficoltà”, prosegue Riello.
Negli ultimi mesi AEFI è stata impegnata in incontri anche con il Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione e la Commissione Affari Costituzionali della Camera per vedere riconosciute le esigenze del settore in materia di assetto societario dei quartieri, trasparenza e anticorruzione.

TERRITORIO E AUTORITA’ PIU’ VICINE ALLE FIERE

Al pari delle politiche di tassazione fiscale sugli immobili, anche la partecipazione nelle Fiere degli enti pubblici, in primis delle Camere di Commercio, risulta essere vitale per il sistema stesso. Riello ha ricordato anche la forte concorrenza dei tedeschi e dei francesi. In particolare il sistema tedesco è fortemente finanziato dagli enti territoriali, in primis dai Lander e dalle Camere di Commercio per quanto riguarda le strutture espositive, e dai Ministeri competenti per le attività delle singole manifestazioni. Sul tema dell’assetto societario, l’Assemblea ha preso atto che, anche su questo fronte, nonostante le continue attività dell’Associazione, ancora non sia stata definita e riconosciuta la specificità delle partecipazioni delle Camere di Commercio nelle Fiere (art. 10, L. 7 agosto 2015, n. 124) che, proprio per la particolarità e la complessità dell’attività che svolgono, sono “essenziali” e “necessarie per lo svolgimento delle funzioni istituzionali. E’ necessario che sia prontamente definita l’assunzione da parte delle Regioni delle quote delle Province. I soci pubblici devono restare nell’assetto societario delle fiere, affinché le manifestazioni fieristiche continuino ad essere competitive e ad accompagnare le imprese italiane nel loro processo di crescita”, aggiunge Riello.

Infine il decreto attuativo della Riforma Madia sulle partecipate pubbliche, obbliga gli enti fieristici a operare sul mercato secondo una logica di trasparenza gestionale. “E’ inaccettabile”, conclude Riello. “Le fiere operano nel libero mercato e per continuare ad essere competitive devono poter operare secondo la specifica normativa applicata in Europa. In caso contrario, saremmo l’unico sistema fieristico al mondo ad avere un assetto diverso, concedendo così un grande vantaggio ai nostri competitor stranieri”. Per realtà come le fiere che fanno della loro attività commerciale la propria essenza, assoggettarle ad una gestione pari a quella delle realtà pubbliche sarebbe come obbligarle a fare disclosure dei propri segreti industriali. Su questi temi da mesi AEFI sta lavorando con il Ministero della pubblica amministrazione.

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