Feletto (Ccib): La revisione delle Camere di Commercio
è una scelta condivisibile

DSCF2957La revisione del sistema delle Camere di Commercio, avviata dal presidente del Consiglio Renzi, è condivisibile. Si tratta di una razionalizzazione necessaria; in tempi di spending review è utile procedere con degli accorpamenti che contengano gli oneri a carico dell’Erario. Non solo: la valorizzazione delle Camere Miste è l’altro grimaldello che può essere utilizzato per rendere più efficace l’azione delle leve di sviluppo del territorio. E’ su quest’ultimo punto che Luciano Feletto, presidente della Camera di Commercio italo-brasiliana,  animatore delle Camere Miste, concentra la sua attenzione (a sinistra nella foto in compagnia dell’Ambasciatore Console Generale del Brasile Renan Paes Barreto) .

Presidente Feletto che pensa delle iniziative di Renzi, a proposito del sistema camerale?
Le condivido. Renzi ha già ridotto del 50% il contributo camerale obbligatorio, ovvero quei 110 euro che mediamente debbono sborsare le aziende italiane. Ciò mi pare importante sottolineare è il valore di un’altra realtà, quella delle Camere Miste, Italo-estere o Estere in Italia.

Vuol dirci che le dovremmo rilanciare?
Innanzitutto va premesso che le Camere miste non ricevono fondi pubblici e si autofinanziano. Quindi non è c’è alcun fenomeno di parassitismo, diversamente da quanto accade in alcune Camere territoriali. Il ruolo che le Camere Miste potrebbero giocare sarebbe davvero determinante nel progetto del Ministero dello Sviluppo economico, mirato alle Piccole e medie imprese (Pmi) per favorire la loro internazionalizzazione.

Quale potrebbe essere il ruolo delle Camere Miste?
Sostenere l’internazionalizzazione delle imprese, oggi indispensabile alla loro sopravvivenza. Le aziende che non scommettono sull’estero hanno già perso la loro partita. In questi tempi di crisi per l’economia italiana, in cui l’uscita dal tunnel non è vicina, investire o esportare all’estero è l’unica via per restare in vita.

Perché proprio le Camere Miste e non quelle territoriali ?
E’ semplice. Le Camere Miste hanno la capacità, la competenza, la specializzazione per indirizzare un imprenditore italiano che voglia andare all’estero. In Italia ci sono 39 Camere Miste, di cui 15 molto ben strutturate in un Paese o in un’area regionale. Quelle territoriali no. Per quanto possano avere buona volontà si occupano di 198 Paesi, ovvero di tutti i Paesi del mondo. Davvero una mission impossibile.

Mi sembra di capire ci sia una certa rivalità tra Camere miste e Camere territoriali.
Non si tratta di rivalità, direi piuttosto che gli operatori delle Camere Miste, per il bene dell’economia del Paese, non dovrebbero venir viste come “intrusi”. Noi siamo in grado di fornire servizi mirati alle imprese, non siamo in concorrenza con nessuno.

Ci faccia un’agenda di proposte, viste dalla sua prospettiva di principale animatore delle Camere estere.
Direi che vi sono 3 punti chiave. In primo luogo informare le Pmi, almeno quelle strutturate per internazionalizzarsi; è bene che sappiano che esistono strutture Paese pronte ad assisterle, anche con il supporto di Sace e Simest che funzionano bene. In secondo luogo segnalare agli Uffici internazionalizzazione del Ministero che possono contare sulle capacità delle Camere Miste per ogni singolo Paese di riferimento. Il terzo punto è l’auspicio che l’internazionalizzazione delle Pmi avvenga con atti concreti e supporti mirati e non generici. Per esempio il governo ha annunciato l’arrivo di voucher per il finanziamento alle Pmi che intendono farsi affiancare da esperti di internazionalizzazione. Il pericolo è che questi fondi vengano dispersi e non raggiungano l’obiettivo di sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi. Le Camere Miste potrebbero invece evitare dispersioni, essere efficaci ed efficienti nell’aiuto alle imprese.

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