Due i miliardi di evasione nel mercato parallelo degli idrocarburi

Il dato sul mancato gettito fiscale nel settore degli idrocarburi è riportato nella relazione annuale di Assopetroli Assoenergia che sarà presentata mercoledì all’assemblea generale dell’associazione. Il 15% dei prodotti immessi sul mercato è distratto sul mercato parallelo e comporta una evasione IVA stimata in due miliardi di euro. Il peso della tassazione che favorisce l’illegalità: accise e imposte arrivano quasi al 70% del prezzo finale.
Il 15% dei prodotti petroliferi immesso in consumo è “distratto” sul mercato parallelo con una frode fiscale che genera evasione di Iva stimata di oltre 2 miliardi di euro. Il dato è contenuto nella relazione annuale di Assopetroli Assoenergia che sarà illustrata mercoledì 5 luglio alla 68ª assemblea generale dell’associazione in programma a Roma. A favorire le frodi, in particolare, c’è il peso della tassazione che in Italia raggiunge quasi il 70% del prezzo finale del carburante.

Secondo Assopetroli Assoenergia, nel 2016 sono stati immessi in consumo 53 miliardi di kg di carburanti che, convertiti a una densità media (0,8), equivalgono a 66 miliardi di litri. Da un confronto con gli operatori del settore è realisticamente stimabile che circa il 15% dell’immesso in consumo, pari a 10 miliardi di litri, sia distratto sul mercato parallelo in frode Iva. Con un valore forfettario di 1 euro per litro, risulta un giro d’affari irregolare pari a 10 miliardi di euro, che determinano un’evasione di imposta sul valore aggiunto per oltre 2 miliardi.

Alla base delle frodi nel settore del commercio dei prodotti petroliferi ci sono alcuni fattori di rischio, a cominciare dal fatto che i carburanti sono beni di larghissimo consumo. Un mercato assai ampio, dunque, che rappresenta una opportunità di profitto per la criminalità ordinaria e la criminalità organizzata. Tra i fattori determinanti c’è anzitutto l’elevata pressione fiscale gravante sui singoli prodotti. Pesa, poi, la facilità di reperire i prodotti nel mercato interno e nel mercato estero; ciò anche a causa dell’instabilità geopolitica dell’area del Medio Oriente e del Nord Africa. Sulle irregolarità, poi, incide la marcata frammentazione e ipertrofia della rete distributiva e la difficoltà dei controlli nei confronti di una vasta platea di operatori del settore, sia quelli stabilmente insediati sia quelli nuovi entrati.

Sul mercato illegale pesa in particolare il livello della tassazione che è arriva al 67% del prezzo finale per quanto riguarda la benzina e il 64% per il diesel. Per la benzina, su un prezzo per litro di 1,490 euro, la componente fiscale arriva a 0,997 euro tra le accise (49% del prezzo) e Iva (18% del prezzo), mentre il prezzo industriale è pari ad appena 0,0493 euro. Per il diesel, su un prezzo per litro di 1,342 euro, la componente fiscale arriva a 0,860 euro tra le accise (46% del prezzo) e Iva (18% del prezzo), mentre il prezzo industriale è pari ad appena 0,0482 euro.

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