Chiuso il forum Euroasiatico. Italia partner preferito da Mosca

Il valore degli scambi italo russi nel 2011 ha raggiunto i 27 miliardi di euro, con un incremento del 21% sul 2010. E anche quest’anno chiuderanno con una crescita a due cifre, facendo diventare il nostro paese uno dei principali partner di Mosca, dietro Cina e Germania. Una crescita massiccia che ancora non riflette le potenzialità che si prospettano all’orizzonte. Occorre attuare un cambio di marcia. Si tratta di un’urgenza sempre più avvertita dalle istituzioni, dal sistema bancario e anche dal sistema Paese. E in questo senso vanno i recenti provvedimenti governativi come il decreto sulle start up che, come ha detto ieri il ministro Passera ‘mette in linea l’Italia con i principali Paesi amici. “Non è quindi un caso se a Verona sono stati invitati, per la sezione dedicata all’innovazione e alle start up più di una decina di fondi di investimento oltre a tante banche, comprese quelle cinesi” dice Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa di Mosca,  in occasione della chiusura dei lavori del forum Euroasiatico che si è svolto a Verona la scorsa settimana. “Un altro esempio importante di come le cose si stanno muovendo anche dal punto di vista strutturale arriva dagli istituti di credito, con la joint venture da 300 milioni di euro in private equity tra Gazprombank e Intesa SanPaolo per la crescita delle reciproche medie imprese. Un accordo che sta dando buoni frutti, con i primi investimenti in arrivo”.

Ma per attuare un salto di qualità, che può essere molto vicino, occorre maggior qualità nella visione e nell’approccio delle nostre Pmi, che sono un modello anche per la Russia. Imprese Italiane, Russe e degli altri Paesi dell’Eurasia devono oggi guardarsi come partner e non solo come reciproci fornitori con iniziative troppo spesso spot. Gli imprenditori italiani – in un sistema geopolitico fluido, il cui potere, come ha detto Romano Prodi, ‘si sta spostando verso l’area del Pacifico’ – devono fare gli imprenditori assieme a quelli russi, kazaki, ucraini, bielorussi secondo un modello economico inclusivo e iniziative comuni. Come già accennato in apertura del Forum, si tratta di una rivoluzione mentale e creativa; di quelle che si fanno solo in momenti come questi, quando si impone una riflessione identitaria del fare impresa. Ed è proprio da questi momenti che si crea qualcosa di nuovo. I partner del made in Italy ci sono, le nuove filiere anche, a partire dalle fonti rinnovabili; occorre però affrontare il mercato in modo sistematico e lontano dalle speculazioni finanziarie.

 

 

 

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