Nov 23 2017

Il primo amore non si scorda mai

Nel corso degli ultimi 40 anni ho amato e odiato La Repubblica a fasi alterne. E’ stata la prima testata che mi ha dato fiducia. Ero studente universitario attratto da tutto cio che nel 1977 poteva avvicinarsi alla comunicazione. Qualche esame di Sociologia Politica fatto sulla nascita del fenomeno delle radio private, mi portarono a bussare a quella porta di Via Turati, prima sede della redazione di Milano. Ho avuto la fortuna di incontrare un capo redattore amabilmente burbero che si occupava delle pagine milanesi e si agitava sotto il nome di Giampiero Dell’Acqua. Mi faceva fare e rifare i pezzi una, due, tre volte. Ed è stato lì tre mesi dopo tre mesi, sostituzioni dopo sostituzioni, estate dopo estate, che mi sono appassionato al mestiere di giornalista. Nel corso di questi decenni ho anche avuto modo di odiare molto questo quotidiano che non rappresentava più non solo il mio essere nella società ma soprattutto il modo di pensare, idealizzare, sognare il mestiere. Da ieri ho ripreso in mano questo primo grande amore e devo dire che mi ha sorpreso. Mi piace. Mi piace molto. Ha fatto uno scatto di cui, ne sono certo, ci ricorderemo nei prossimi decenni. Ancora una volta un apripista come lo è stato quarant’anni fa. Finalmente un quotidiano che ripensa e rimodella la struttura editoriale. La stessa funzione di un quotidiano. La cronaca offre spunti che vengono ampliati, approfonditi e allo stesso tempo ti propongono una lettura moderatamente ‘smart’. Un quotidiano da scoprire pagina dopo pagina senza certezze, senza la monotonia della routine, dell’immaginare quello che troverai la pagina successiva. Ottimo taglio fotografico, ottimo il nuovo lettering (chiamato Eugenio forse in onore del suo fondatore Eugenio Scalfari), ottime le pagine di notizie brevi sul mondo, che ricorda La Stampa degli anni ’80. L’impaginazione a cinque colonne riprende alcuni settimanali specializzate e all’avanguardia come è stato Pubblicità Italia che lanciammo con l’editore Lillo Perri nel 1988 in compagnia di Ermanno AccardiTiziano Marelli, Armida Cuzzocrea, Castiglia MasellaSalvatore Sagone, Manuel Gandin, Bianca Bessio, Daniele Monai, e di tanti altri amici e colleghi di cui oggi – solo per colpa dell’età – non ricordo più il nome. Buone le scelte delle interviste lunghe, calme, placide. Su cui e con cui riflettere. Molte mini inchieste esaustive – per quanto possa essere esaustivo il fare giornali. Un quotidiano che non puoi sfogliare per dare una semplice occhiata a titoli e occhielli. Ho avuto modo di visionare anche gli inserti regionali di Firenze (Toscana) e Milano (Lombardia) che trovo agili quanto basta per coprire anche una cronaca minore. Buona l’idea delle pagine Giorno e Notte con piantina cittadina per seguire gli avvenimenti del giorno di uscita. Certo tutto questo da leggere è molto dispendioso in termini di tempo. Ci sono decine di cose da leggere. In soli due giorni ho già ritagliato pagine e pagine che leggerò con comodo nel we. Al direttore Mario Calabresi e al vicedirettore Tommaso Cerno, ai colleghi e collaboratori voglio dire grazie per questo inaspettato ritorno. Mi dicono che ci sia anche una App a pagamento per i diversi device che sta battendo ogni record di adesioni. Ma a me piace ancora la carta. Avanti così.