Mar 27 2013

Un fallimento in streaming

Ma che cavolo era la messa in onda dello streaming dell’incontro tra il Movimento 5 Stelle e  Bersani? Il controllo della telecamera, va bene. Potrebbe essere utile, ma il tutto era triste, ingessato, finto, falso.  Sembrava che lo streaming fosse più necessario a chi era fuori con l’obiettivo di controllare i movimenti dei delegati dell’M5S. A me sembra di sì. Bersani non ha più tempo, e questo era chiaro da prima. Non è l’uomo del cambiamento, della svolta, del giro di boa. Intanto il Paese reale, una frase che fa venire i brividi ogni volta che si cita, si legge e si scrive, ha bisogno di non perdere più tempo. Il presidente di Confindustria, Squinzi lo ha ribadito: sembra che non si rendono conto che fuori del Parlamento ci sono aziende non solo medie e piccole ma anche grandi ormai del tutto congelate. Da chi? Da una parte le banche – sotto smacco Europa – che hanno smesso di fare credito, dall’altra parte le società di reting che declassano il Paese e le aziende italiane, e fanno alzare il differenziale tra Bund e Bond italiani (spread). Ma non solo. Le materie prime costano sempre di più. I consumi scendono sempre di più. I magazzini di riempiono sempre di più e la produzione cala, cala, cala. Sempre di più. Quindi non si produce più, non si vende più  – e non si compra più, salgono le tasse e i costi (tra qualche mese l’Iva sui consumi sale dell’1%), non c’è una lira in cassa o poco più. Come si fa a tenere botta? Come fanno le aziende a mantenere l’occupazione e non mandare a casa i dipendenti? Come fanno a non chiudere i battenti, continuare ad acquistare le materie prime, pagare l’energia per produrre, lavorare il prodotto per poi distribuirlo? Che vogliamo fare? Quanto tempo vogliamo ancora dare a questi politici? Propongo che le aziende che stanno smantellando i capannoni lo mandino in streaming in tutto il mondo con il sottotitolo: ecco come muore una nazione

Mar 17 2013

Una convergenza possibile

Forse è solo un sogno di un idealista. Forse è un accostamento un po’ troppo azzardato. Ma la nomina del nuovo Papa e la sua scelta di chiamarsi Francesco, l’impostazione che sta dando al suo cammino, i suoi primi gesti quotidiani che diventano pubblici, le sue parole chiare e semplici, hanno uno stretto collegamento con i cambiamenti sociali e le novità che ne derivano, e che stiamo vivendo oggi in Italia. Il Movimento 5Stelle, nato per scelta il giorno di San Francesco il 4 ottobre del 2009, un Santo adatto per un movimento nato senza contributi pubblici, sedi, tesori e dirigenti, crea un link – ma sarebbe più corretto liaison – naturale con l’impostazione che Papa Francesco sta dando al suo apostolato. Ma non solo. Le elezioni politiche e la richiesta crescente che hanno anticipato le stesse, di una società civile che chiede rappresentanti meno legati alle caste e più a contatto con le istanze degli ultimi, hanno ottenuto ieri un primo e dirompente risultato: la nomina di Laura Boldrini a presidente della Camera dei deputati. Un altro incredibile link tra spinte sociali, nuovi rappresentanti, e una persona che da anni si spende a favore degli ultimi della Terra, i rifugiati senza colore politico, senza appartenenze di partito, i senza diritti. Una donna (solo la terza! dopo Iotti e Pivetti dal 1948 a oggi) che nel suo discorso di insediamento tra i numerosi e importanti impegni ha sottolineato la sua battaglia vera contro la povertà (…) e non contro i poveri (…) incassando il plauso caloroso dei rappresentanti del Movimento 5Stelle. Sarà solo un segnale di buon auspicio? Anche se fosse solo questo, godiamocelo, visti gli ultimi vent’anni e più di nulla. Del peggio che si poteva avere. Mi piace pensare a una convergenza di intenti temporali e spirituali basati su San Francesco e al suo sentimento universale.