Gen 10 2023

Sant’Egidio a Lucca: esempio di accoglienza

Preghiera, Poveri, Pace, le tre P che sintetizzano la solida presenza della Comunità di Sant’Egidio nel mondo. Nata nel 1968 a Roma su iniziativa di Andrea Riccardi, studioso, storico e politico (è stato ministro per la cooperazione internazionale e la cooperazione nel governo Monti dal 2011 al 2013), oggi la Comunità è presente in maniera operativa in 70 Paesi del mondo. In Italia conta migliaia di sostenitori. Gente comune, aziende, piccoli imprenditori, amministratori pubblici, liberi professionisti, commercianti e volontari che ogni giorno si adoperano per garantire accoglienza a chi ne ha bisogno. Senza tetto, migranti, famiglie, persone disagiate, anziani, disabili, reclusi e persone sole trovano un aiuto concreto, un pasto caldo, un’assistenza reale.

Un progetto importante

A Lucca, dove è presente dal 2001, la Comunità si prodiga ogni giorno per assistere famiglie in difficoltà, italiane e straniere. Nelle strutture in cui è ospite organizza e distribuisce un pasto caldo, sostiene l’integrazione dei migranti con la Scuola di lingua e cultura italiana, organizza doposcuola per bambini e ragazzi. Offre compagnia e aiuto ad anziani soli sempre più numerosi dentro e fuori le mura cittadine. Questa mattina è stata presentata la nuova Sede Polifunzionale della Comunità. Si tratta di uno spazio in disfacimento di proprietà delle Ferrovie dello Stato su Viale Cavour a ridosso della stazione ferroviaria precedentemente utilizzato come mensa dei ferrovieri e abbandonata da anni. Uno spazio che la città di Lucca attendeva da tempo. Una struttura capace di accogliere, in maniera organizzata, senza tetto e migranti con servizi di mensa, docce, lavanderie, orientamento ai servizi della città, distribuzione di pacchi alimentari, doposcuola per oltre 50 bambini e una quindicina di adolescenti. Una presenza importante per l’intera città.

Fare rete per non lasciare indietro nessuno

“Vuole diventare soprattutto un punto di socialità, incontro e di amicizia”, dicono Eleonora Colonnata e Michele Giannelli che hanno spiegato questa iniziativa. “Dopo la pandemia abbiamo voluto focalizzare il nostro operato sugli anziani che in questi ultimi anni si sono trovati in tanti casi veramente soli. La nostra speranza è poter creare uno spazio aperto a tutti che possa diventare un luogo di accoglienza per chi ne ha bisogno”. Una sfida non facile, che per realizzarsi ha bisogno di tutti: istituzioni, privati cittadini, aziende, professionisti. “Sono tantissime le aziende e i privati che ci hanno aiutato nella preparazione del progetto. L’impegno economico necessario a realizzare il progetto rimane non indifferente (oltre 250 mila euro ndr)”.

Imprese e cittadini coinvolti in uno sforzo di solidarietà

Oltre all’appoggio della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, dove è stato acceso un mutuo che copre meno della metà dell’investimento pronosticato, sono diversi gli imprenditori che, non da oggi, contribuiscono economicamente, ma non solo, al successo delle iniziative della Comunità. Aziende grandi e piccole, liberi professinisti possono contribuire fattivamebte alla realizzazione di questo nuovo spazio polifunzionale oltre che economicamente, fornendo anche materie prime, arredamenti, suppelettili, progettazione, mano d’opera e tutto quanto può servire a renderlo funzionale. Chi fosse interessato ad impegnarsi con un contributo al progetto e desiderasse maggiori informazioni può contattare per e-mail la comunità Sant’Egidio all’indirizzo santegidiolucca@gmail.com o tramite telefono o WhatsApp al 3342829034.

Feb 11 2024

Non lasciate che i vostri vecchi muoiano di indifferenza e solitudine

Non lasciate che i vostri vecchi muoiano di indifferenza e solitudine

Si può lasciare questo mondo in tanti modi. Spesso per malattia, a volte per limiti di età, quando il nostro corpo consumato dice basta. Stavo pensando a mia madre Jole, poco fa. Lei se n’è andata il 14 agosto di alcuni anni fa. Gli anni del covid. Ma non è morta di covid. L’epidemia a cui eravamo tutti soggetti, è stata forse una concausa. Perchè l’ha costretta a restare isolata. Spesso proprio sola. Ma Jole non aveva paura della solitudine. O invece sì che ne aveva paura. Aveva i suoi amici, i suoi molteplici interessi che la tenevano in vita brillantemene per una persona che ha vissuto 95 anni. Usciva, entrava, cucinava pur con l’aiuto di una persona che restava in sua compagnia almeno per mezza giornata. Aveva una bella tempra Jole. Che è rimasta intatta prima dell’inizio del suo verticale tracollo degli ultimi mesi.

Avrei potuto fare qualcosa in più per lei, avrei potuto sostenerla, piscologicamente, affettivamente oltre sbrigare faccende quando andavo a trovarla a Milano?

La risposta è sì, avrei potuto. Ma non sono riuscito a starle accanto come avrei dovuto. Lo focalizzo solo ora. La superficialità e l’inconsistenza delle relazioni che spesso abbiamo con i nostri genitori, determinano il loro scollamento nei confronti della vita. Innescano l’apatia. Jole, invece, era una che voleva vivere e che non si è mai lasciata andare. Il covid ha creato paletti e confini per cui, volendo rimanere nella sua casa, era difficile andarla a trovare anche per chi come mia sorella era medico. Quello di cui mi rammarico e di non avere avuto la voglia, l’energia, la consapevolezza, di incontrarla ‘davvero’. E per davvero intendo senza pregiudizi e giudizi, senza il peso del passato, delle nostre incomprensioni e incomunicabilità. A sprazzi solo a sprazzi sono risucito a superare le barriere mentali e avvicinarmi a lei come persona e non come figlio. Avvicinarsi avrebbe significato sedersi accanto e chiederle con il cuore aperto e in ascolto: ‘Mamma come stai’? Oppure ‘Papà come ti va?’ Non solo nel fisico, che era quel che era, ma nello spirito, nell’anima, nei suoi pensieri e nel suo cuore. E mi rendo conto che un velo di indifferenza ha ostacolato il nostro ideale dialogo.

‘Mamma come stai’? ‘Papà come ti va?’

Quello che avremmo forse voluto e potuto avere ma che, ognuno chiuso nel proprio dolore, nel proprio buio, nell’impossibilità di comunicare, non è riuscito a tirare fuori. E così è trascorsa buona parte del nostro tempo insieme. Mansioni da svolgere, richieste da esaudire in una routine quotidiana eseguita con scarso amore. La solitudine percepita quando si è in compagnia, è ancora più devastante. Per questo ora ripensare a quegli anni mi pesa. Ripensare al tempo perso dietro al muro del non aver saputo comunicare, mi addolora. Ai giovani dico di non lasciare che le incomprensioni invadano lo spazio amorevole che potreste concedervi con i vostri genitori. Non lasciate che le vostre quotidiane problematiche cancellino il sacro tempo che potreste dedicare a loro. Non servono ore. Bastano pochi, reali e sinceri minuti per fare sentire la vostra vicinanza anche se vivete a chilometri di distanza. Hanno bisogno di sentire la presenza del vostro cuore.

Hanno biosogno di sentirsi persone prima che i vostri genitori

Oggi mi capita di cercare Jole e a volte riesco a sentirla. Sò che c’è, che mi sostiene, che frammenti della sua tenacia e della sua tempra puntellano i miei sbandamenti. Quel tempo perso non lo recupero più. Oggi posso solo mettere più attenzione, presenza e amore nelle relazioni con le persone che fanno parte del mio quotidiano, nel volontariato e nelle attività che seguo.
Apr 11 2022

Caffè letterario da asporto. Il rilancio della cultura passa anche da qui

A Napoli è nato il “Caffè letterario da asporto”, una discreta e rivoluzionaria idea per il rilancio della cultura. In pratica i Bar e le Caffetterie che espongono il marchio Seddio Caffè mettono a disposizione gratuitamente i loro spazi per ospitare presentazioni di libri, opere o eventi. Insomma una buona idea almeno sulla carta.

Caffè e cultura che vuoi di più?

E in effetti sorseggiando un cafè a volte si avrebbe voglia di sfogliare un giornale, un libro, una rivista. Quella del caffè non una pausa qualunque, ma uno spazio fatto di attese, contemplazione, degustazione e sensi che si inebriano. Nel mezzo, una chiacchierata, per breve, intensa o prolissa che sia. Cultura e tradizione. Caffè e arte. Nulla sembra sposarsi meglio. Sono questi i presupposti all’origine del primo “Caffè letterario da asporto”.

Avete un libro, un disco e una rivista da presentare?

No, non si stratta di un bar ambulante, ma spazi di prestigiose caffetterie resi  disponibili a chi ha un’opera da promozionare, un manoscritto da lanciare, un evento da condividere. Un’idea che coniuga la passione della famiglia Seddio, produttrice di caffè oramai alla terza generazione. “Un buon caffè” ci dice Desirèe Seddio, responsabile amministrativa di Seddio Caffè, “ha la virtù di impreziosire tutto ciò che lo circonda e di creare atmosfere uniche e straordinarie. Quelle stesse atmosfere che, d’intesa con i nostri clienti, vogliamo ricreare di volta in volta per rilanciare momenti di cultura”.

In tutti i bar e i locali che servono caffè Seddio

“Il Caffè letterario da asporto” è la prima iniziativa di questo genere. A partire dalla prossima settimana tutti i locali e le caffetterie della Campania che servono caffè Seddio, metteranno i loro spazi a disposizione, gratuitamente, di chiunque vorrà presentare un libro, un disco, un’opera, un concerto, una rassegna o un qualunque evento culturale. Insomma fatevi sotto.

Basta visitare il sito https://caffeseddio.com, cliccare sulla sezione “Un sorso di cultura”, selezionare dal menu a tendina un locale tra quelli in elenco, contattare il titolare e farsi dare la disponibilità della prima data utile. “I nostri clienti abituali hanno detto sì. L’idea piace e viene accolta con entusiasmo. Tra l’altro abbiamo la fortuna che i gestori e i titolari di bar e caffetterie che hanno scelto di servire il nostro caffè, hanno anche spazi attrezzati e adeguati ad ospitare eventi di qualunque genere”, ci ha detto Pasquale Seddio, direttore commerciale di Seddio Caffè.

Anche un format tv per il caffè letterario della Campania

L’iniziativa è stata ideata ed elaborata dallo staff dell’azienda di marketing e comunicazione Sari Advertising srl ed è abbinata anche a un format televisivo, in onda ogni giovedì alle 11 su Canale 8, dal titolo “Un sorso di Cultura, il primo Caffè letterario da asporto”. Condotto dalla giornalista Barbara Landi, nel set-bar della sede di Seddio Caffè si alternano ogni settimana autori famosi o emergenti, artisti e cantautori.

Mar 11 2022

Accise benzina… Vogliamo fermare il Paese?

La benzina ha superato i 2 euro al litro. Nel 2022 arriveremo a spendere oltre 1.750 euro per fare il pieno ad un’auto a benzina. Fra le ipotesi di intervento caldeggiate da molti consumatori c’è il taglio delle accise. Ma quanto incidono in Italia e negli altri Paesi europei?

Se si escludono i Paesi Bassi, le accise sulla benzina in Italia sono le più alte d’Europa. Si tratta di 0,73 euro per ogni litro di benzina. Costituiscono di fatto poco meno del 50% del prezzo finale, ma se si aggiunge l’Iva, si arriva ad oltre la metà del costo che troviamo alle pompe.

Sul diesel le accise italiane più alte in Europa

Per quanto riguarda il diesel, invece, il nostro Paese è quello con le accise più alte. Si parla di 0,62 euro per ogni litro fatto. Sul secondo e terzo gradino del podio, rispettivamente, Belgio (0,60 euro al litro) e Francia (0,59 euro).

In pratica c’è stato un aumento del 50/60% del costo dei carburanti in soli 2 mesi. Impossibile sopravvivere. Le aziende piccole e medie hanno costi eccessivi. Dopo la pandemia stavamo cercando la ripresa. E invece…

Da alcuni giorni si leva sempre più forte il lamento delle piccole e medie imprese e dell’artigianato lombarde per i rincari delle materie prime e dell’energia.

L’Europa è stata investita dal conflitto Russia-Ucraina, con guerra praticamente sul suolo europeo. A segnare plasticamente in queste settimane la tempesta perfetta in cui si trova avvolta l’Europa è tuttavia il costo dei carburanti, sia diesel sia benzina.

Secondo il presidente di CNA Lombardia, Giovanni Bozzini, sono ormai diverse le imprese di trasporto che preferiscono fermare l’attività per il livello ormai insostenibile del costo dei carburanti. “Il costo del carburante non è riconosciuto da una committenza a sua volta in strutturale difficoltà. E’ un circolo vizioso davvero drammatico. Siamo consapevoli di come questa situazione sia figlia di un contesto geopolitico globale assolutamente straordinario nella drammatica torsione militare delle ultime settimane.”

A prevalere tra le piccole imprese e tra gli artigiani lombardi, in primis tra i trasportatori di merci e persone, è l’idea che sia necessario un tempestivo ed energico intervento del Governo.

Il costo dei carburanti è cresciuto del 50% in due mesi

“Non possiamo ignorare” dice il presidente regionale CNA “che sul costo dei carburanti gravi una componente fiscale rilevante nella quale sono incorporati lasciti storici. Lasciti che avrebbero dovuto avere una utilità una tantum e che invece si sono rivelate tasse permanenti sulle tasche di cittadini ed imprese.”

In questo senso la CNA Lombarda sposa totalmente l’appello lanciato da FITA CNA e dal suo presidente, Patrizio Ricci, per interventi del governo tempestivi. Ma soprattutto devono essere interventi adeguati a fronte di un aumento del 50/60% del costo dei carburanti in 2 mesi. Bisogna riconoscere in fattura del costo del gasolio. Il rischio è quello di fermare il Paese, letteralmente, sul terreno delle merci e delle persone.

Feb 12 2022

I giovani che stanno cambiando l’Italia

Il nostro Paese, quello che ci piace, sta cambiando e i fautori di questo cambiamento sono proprio i giovani. C’è poco da fare. Potrebbe sembrare retorica ma retorica non è. Questi ragazzi valgono forse più dei loro genitori.

C’è una nuova generazione di giovani dai 14 ai 30 anni donne e uomini che dedicano il loro tempo a studio e sport. Con disciplina, dedizione, tenacia, ideali e molte privazioni. Giovani che ci credono. Figli di genitori che non sono riusciti a incidere più di tanto nel sociale. E di cui loro si sono impossessati del testimone.

Fratelli e sorelle d’Italia

Nel 2019 siamo entrati nella pandemia. Abbiamo perso i nonni, i padri, le madri, i fratelli, i vicini di casa, gli amici di sempre e conoscenti. Abbiamo perso tante persone che non conoscevamo. Ci siamo stretti tutti quanti insieme e abbiamo pianto da soli e in compagnia. Abbiamo resistito. Con regole e leggi a cui ci siamo sottoposti con diligenza e fiducia.

In questi lungi mesi è la fiducia che ci ha fatto resistere. E intanto i giovani hanno continuato a studiare (a casa) e allenarsi (anche in cantina). Hanno seguito le loro discipline sportive. Si sono allenati con maggiore vigore e certezze. Certezze nelle regole e nella disciplina. Nel sacrificio.

I giovani vanno protetti

Abbiamo vinto decine di medaglie alle Olimpiadi siamo sul tetto del mondo nella velocità, abbiamo vinto gli Europei di calcio in un crescendo unico. E ora anche l’exploit alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022. I nostri ragazzi hanno continuato ad allenarsi, a crederci. Mentre a casa famiglie coese e vicine più che mai custodivano la loro crescita.

Si sono forgiati in un clima che sapeva dei loro nonni, di eroi ed eroine come solo noi italiani sappiamo essere quando ci mettiamo d’impegno. Io sono orgoglioso di questo Paese e di essere italiano. La meglio gioventù di quelli nati dopo il passaggio del Millennio è la colonna portante della nostra società. Bravi ragazzi.

Feb 10 2022

Il Giorno del Ricordo per non dimenticare le foibe

Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tommaso Montanari, ha criticato il Giorno del Ricordo a un convegno dal titolo: «Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo».

Il Giorno del Ricordo è stato istituito — come recita la legge n. 92 del 30 marzo 2004 — “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”.

Durante il convegno che ha avuto una scarsa partecipazione Montanari ha ribadito che in discussione non era  la tragedia delle vicende ma il revanscismo fascista che ha portato all’istituzione della legge del 2004 sostenendo che questa ricorrenza sia «una falsificazione storica» voluta dalle destre. I

Il Giorno del Ricordo non è nato in evidente opposizione alla Giornata della memoria (della Shoah). Non esiste nessuna equiparazione fra i due event.

La Shoah indica l’unicità di una tragedia senza paragoni. Le foibe sono una voragine dell’inebetimento umano. Non paragonabili al progetto di genocidio dei nazisti anche se parte di quell’ideologia di purificazione etnica che imbianca tutti i sepolcri del mondo.

“Chi nega o minimizza il dramma delle foibe è come se volesse rigettarne la memoria. Coprire, nascondere. Perché?”, dice Elisabetta de Dominis presidente della società Ad Futuram Memoriam. “Perché non vuole riaffiori la coscienza sporca di quello che è stato fatto. Ma che persone sono quelle che si mettono a dissertare che non si tratta di negazionismo ma di “libertà di ricerca e di critica”?

“La libertà di ricerca è solo quella che si fa nelle foibe, per tirar fuori i cadaveri dove sono stati gettati uomini e donne, dopo essere stati mutilati, privati degli occhi, violentate e infine arsi vivi. La ricerca storica poi si può fare negli archivi, come ha fatto Roberto Spazzali, che ha dato in questi giorni alle stampe “Pola città perduta” (edizioni Ares)”.

“Gli istriani e i dalmati non possono accettare che la verità storica sia determinata dagli “storici”, perché non stiamo parlando dell’epoca dell’impero romano, ma di soli 80 anni fa, e noi sappiamo perché abbiamo vissuto, visto e sentito. Noi siamo la storia dell’esodo. Inoltre di quali “storici” parliamo? Di gente che nega, per esempio, i cadaveri che stanno estraendo in Slovenia?”.

Qualcuno nel corso di questi anni ha paragonati la Shoah alle foibe…

“Quello che disgusta più di tutto e che si cerchi di creare odio tra gli ebrei e gli esuli, sostenendo che “si vogliono equiparare le foibe alla shoah”.  Come a dire: i campi di concentramento tedeschi sono stati ben peggio. Non si tratta di soppesare l’efferatezza dei crimini. Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello il pensiero che tutto sommato mio suocero, che è stato infoibato, ha sofferto meno, solo 3 giorni visto che poi è stato estratto vivo, rispetto a mio nonno materno irredentista, prigioniero politico, che è tornato da Dachau dopo un anno e mezzo”.

Chi ha sofferto di più?

“Non mi sono mai chiesta: chi ha sofferto di più? Il mio bisnonno ebreo che ha intestato tutte le sue proprietà agli ustascia croati per evitare il campo di concentramento o mio nonno paterno e mio padre, di famiglia nobile e cattolica, che hanno lasciato tutto l’8 settembre, fuggendo all’arrivo dei titini con i soli vestiti estivi addosso?”

“Senza conoscenza del passato, un popolo affoga nel presente. Noi italiani non dobbiamo smettere di ricordare. E la scrittura è l’unico modo che ci permette di conservare e trasmettere le emozioni vissute e patite. La nostra storia, l’unica nostra eredità”. Conclude de Dominis che lancia il progetto Kepown.  Una piattaforma social che intende custodire la memoria dell’umanità dove gli scrittori possono atterrare, perché solo attraverso la scrittura si crea la cultura di un popolo.

“Senza cultura un popolo non ha identità. Lo sa bene l’Unione degli Istriani: gli esuli hanno scelto di abbandonare la loro terra per mantenere l’identità italiana e la libertà di pensiero”, prosegue de Dominis.

Kepown e l’Unione degli Istriani hanno indetto la prima edizione del concorso nazionale “Raccontare per ricordare” l’esodo giuliano dalmata. Tutti gli italiani sono invitati a scrivere con empatia e immaginazione una storia sull’esodo partendo dai fatti reali che lo causarono.

Al termine del concorso, la direzione di Kepown affiderà i testi a una giuria qualificata per la selezione. Saranno premiati: il racconto più commovente, il più romantico e quello che avrà ricevuto più like. I premi: i racconti vincitori e quelli più meritevoli saranno pubblicati in un libro edito dall’Unione degli Istriani e rimarranno pubblicati su Kepown ad futuram memoriam. Gli autori dei primi tre racconti vinceranno pure un soggiorno in Istria e Dalmazia.

 

 

 

 

Feb 25 2019

Ribaltata l’ACB della Torino-Lione. Una lettura critica valuta benefici fino a 1,5 miliardi di euro.

Il 12 febbraio 2019 è stata presentata al governo l’Analisi Costi-Benefici (ACB) della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, voluta dall’attuale Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e redatta dal gruppo di lavoro sulla valutazione dei progetti coordinato da Marco Ponti, Professore Ordinario di Economia applicata al Politecnico di Milano. L’analisi stima un valore attuale netto economico (VANE) negativo pari, rispettivamente, a -6.995 milioni di euro, considerando i costi “a finire”, e a -7.949 milioni di euro, facendo riferimento al costo intero (comprensivo del costo della Fase Preliminare, consuntivato al 31/08/2018 in 1.397 milioni di euro). Il valore attuale dei benefici ammonta a 5,417 miliardi di euro, contro un valore attuale dei costi di 12,412 miliardi.

Questi alcuni temi indagati nell’“Analisi costi-benefici del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione”, condotta dal Centro Studi di Fondazione Ergo.

Di seguito, alcuni dati:

Il costo dell’investimento è sovrastimato, in quanto si analizza una visione europea del progetto anziché una italiana, conteggiando anche la quota a carico della Francia e si considera il costo della tratta nazionale di 200 milioni di euro per la riqualificazione e il potenziamento dello scalo di Orbassano, che non fa parte della Torino-Lione;
Nell’ACB originaria, si utilizza la regola “metà dell’headway”, che dimezza i tempi (infatti, viene conteggiato il risparmio di un’ora);

Il costo sociale per ogni decesso evitato viene stimato dalla UE pari a 1,87 milioni, per un ferito grave 243 mila euro. Questi numeri si potranno ridurre grazie alla nuova ferrovia, che comporterà un minor uso del trasporto su gomma sia passeggeri sia merci, quindi un minor numero di feriti e morti per incidente;

Nel calcolo della riduzione delle emissioni di CO2 per il passaggio da gomma a ferro, sono stati considerati soltanto i veicoli di classe Euro 5 e 6, mentre il parco circolante italiano è caratterizzato principalmente da veicoli euro 0-1-2-3-4 ad alto impatto inquinante;

Viene calcolato il calo nel gettito delle accise (e dei pedaggi) tra i costi, fattori da considerare in un’analisi finanziaria e non economica; ciò significa, inoltre, auspicare un maggiore consumo di carburante, per avere maggiori entrate nelle casse dello Stato

“Analisi costi-benefici” è il tema centrale del quarto numero de “I Quaderni di approfondimento”, la collana di Fondazione Ergo dedicata ad analizzare il panorama industriale italiano.

È possibile leggere e scaricare il quarto “Quaderno” a questo link  goo.gl/ayjjU

 

Feb 12 2019

Aurora Pitigliano: una storia d’altri tempi

Quella dell’Aurora Pitigliano è una storia d’altri tempi. Il calcio italiano è ricco di storie affascinanti che rasentano la favola. Le fiabe. Come quella dell’Usd Aurora Pitigliano, molto più che una squadra di calcio. Un vero e proprio polo di aggregazione per un paese di 3.800 anime che popolano Pitigliano, comune in provincia di Grosseto al confine tra le terre di Toscana e il Lazio. Nota come la piccola Gerusalemme, Pitigliano registra la presenza di una comunità ebraica che risale al 1500 e che da sempre è ben integrata nel contesto sociale che qui ha la propria sinagoga.

La società calcistica nasce ufficialmente nel 1922 anno in cui viene convocato il primo consiglio a cui aderivano tre società sportive diverse. Nel 1946 si stipula il primo atto notarile che ufficializza la costituzione della società calcistica. In quegli anni si disputavano solo amichevoli e singole partite con le squadre dei paesi vicini. Fino all’8 settembre del 1956 quando la Usd Aurora Pitigliano si iscrive al suo primo torneo regionale. In questi anni il migliore risultato ottenuto è stata la partecipazione al campionato Eccellenza nell’anno ’98 ’99. Lo stadio non ha un nome ufficiale lo chiamano tutti Vigna Grande un po’ per rendere omaggio alla famiglia Ciacci viticoltori da cinque generazioni che ha regalato il terreno che ha il sapore del tufo dove è stato costruito. Ma anche per rendere omaggio alla qualità dei vini rossi e bianchi DOC che produce la Cantina di Pitigliano in quelle colline dove risuonano i cori del club calcistico su un vecchio motivo di Sergio Endrigo.

Ogni domenica in cui l’Usd Aurora gioca in casa, sugli spalti ci sono almeno 300 persone il 10% dell’intera popolazione, galline e asini compresi. Siamo in piena Maremma al confine con la regione Lazio che se il pallone è troppo alto lo raccolgono a Roma. E proprio dalla Capitale arrivano alcuni ragazzi che ogni domenica difendono i colori della società. In totale i giocatori coinvolti nelle sei squadre che giocano in altrettanti campionati superano i 120 ragazzi, tra primi calci, esordienti, giovanissimi, allievi, juniores e prima squadra impegnata nel campionato Promozione Toscana. I colori? Giallo blu. Nel 2009 c’era anche una squadra femminile che dopo qualche anno non riuscì più a creare intorno a sè un minimo di presenze. Domani al Teatro Salvini verrà presentato il libro “Aurora Pitigliano, molto di più che una squadra di calcio”, curato da Vittorio Patanè giornalista sportivo alla presenza di Tulio Tenci, attuale presidente Usd Aurora Pitigliano; il sindaco Giovanni Gentili; Agide Rossi, delegato provinciale FIGC Ind; Vincenzo Sabatini, delegato regionale AIC associazione italiana calciatori, e numerosi ospiti e protagonisti del mondo del calcio.

“Il libro ripercorre la storia della società e della squadra dal primo consiglio del 1922, a cui si riferisce la foto collocata in copertina”, spiega Maria Letizia Romani, vicepresidente della società – quella che accompagna i ragazzi in trasferta ogni sabato. “È un racconto suddiviso per anni, corredato da risultati, tabellini, fotografie. Ci auguriamo che i lettori, sfogliando queste pagine, possano ripercorrere piacevolmente la storia dell’Aurora, provando emozioni, riconoscendosi magari in ricordi personali. Le stesse emozioni che abbiamo provato noi nell’assemblare il materiale. Abbiamo scelto come titolo ‘Aurora, molto più che una squadra di calcio’, perché l’Aurora è qualcosa che ha unito i pitiglianesi per intere generazioni, è stato ed è un punto di riferimento anche a livello sociale. Il primo ricordo che ho personalmente dell’Aurora, risale a quando avevo 5 anni, o forse 6, e andavo al campo sportivo con i miei genitori. Da dirigente il ricordo più bello è invece legato a tre anni fa, quando abbiamo vinto i play off a Sinalunga contro il Torrenieri. Un’emozione fortissima, più che vincere un campionato, perché sono finali con un risultato secco, o dentro o fuori, e soprattutto in bilico fino all’ultimo istante. Parlando dell’Aurora oggi, stiamo facendo bene quest’esperienza in promozione, anzi approfitto per fare pubblicamente i complimenti ai ragazzi e al mister per i risultati ottenuti sul campo.”

“Era un sogno che avevamo da tempo noi pitiglianesi di fare questo libro”, commenta Paolo Mastracca, assessore allo Sport del Comune di Pitigliano, “ho lanciato la proposta ed è stata subito raccolta da Aurora Pitigliano e da molti cittadini, che hanno partecipato attivamente alla ricerca della documentazione, proponendo vecchi articoli di giornale e foto. Senza lo sforzo comune di tutte queste persone non sarebbe stato possibile realizzare l’opera. È una bella pubblicazione, che sicuramente farà piacere a tutti coloro che hanno a cuore la squadra di calcio. Ma vorrei sottolineare, oltre al valore del libro, la bellezza dell’evento di presentazione, che è già di per sé un risultato straordinario, perché si ritroveranno tanti protagonisti della storia dell’Aurora, che hanno vestito la maglia giallo blu. Le adesioni all’evento sono state moltissime e questo ci riempie di orgoglio e di soddisfazione.

Nov 23 2017

Il primo amore non si scorda mai

Nel corso degli ultimi 40 anni ho amato e odiato La Repubblica a fasi alterne. E’ stata la prima testata che mi ha dato fiducia. Ero studente universitario attratto da tutto cio che nel 1977 poteva avvicinarsi alla comunicazione. Qualche esame di Sociologia Politica fatto sulla nascita del fenomeno delle radio private, mi portarono a bussare a quella porta di Via Turati, prima sede della redazione di Milano. Ho avuto la fortuna di incontrare un capo redattore amabilmente burbero che si occupava delle pagine milanesi e si agitava sotto il nome di Giampiero Dell’Acqua. Mi faceva fare e rifare i pezzi una, due, tre volte. Ed è stato lì tre mesi dopo tre mesi, sostituzioni dopo sostituzioni, estate dopo estate, che mi sono appassionato al mestiere di giornalista. Nel corso di questi decenni ho anche avuto modo di odiare molto questo quotidiano che non rappresentava più non solo il mio essere nella società ma soprattutto il modo di pensare, idealizzare, sognare il mestiere. Da ieri ho ripreso in mano questo primo grande amore e devo dire che mi ha sorpreso. Mi piace. Mi piace molto. Ha fatto uno scatto di cui, ne sono certo, ci ricorderemo nei prossimi decenni. Ancora una volta un apripista come lo è stato quarant’anni fa. Finalmente un quotidiano che ripensa e rimodella la struttura editoriale. La stessa funzione di un quotidiano. La cronaca offre spunti che vengono ampliati, approfonditi e allo stesso tempo ti propongono una lettura moderatamente ‘smart’. Un quotidiano da scoprire pagina dopo pagina senza certezze, senza la monotonia della routine, dell’immaginare quello che troverai la pagina successiva. Ottimo taglio fotografico, ottimo il nuovo lettering (chiamato Eugenio forse in onore del suo fondatore Eugenio Scalfari), ottime le pagine di notizie brevi sul mondo, che ricorda La Stampa degli anni ’80. L’impaginazione a cinque colonne riprende alcuni settimanali specializzate e all’avanguardia come è stato Pubblicità Italia che lanciammo con l’editore Lillo Perri nel 1988 in compagnia di Ermanno AccardiTiziano Marelli, Armida Cuzzocrea, Castiglia MasellaSalvatore Sagone, Manuel Gandin, Bianca Bessio, Daniele Monai, e di tanti altri amici e colleghi di cui oggi – solo per colpa dell’età – non ricordo più il nome. Buone le scelte delle interviste lunghe, calme, placide. Su cui e con cui riflettere. Molte mini inchieste esaustive – per quanto possa essere esaustivo il fare giornali. Un quotidiano che non puoi sfogliare per dare una semplice occhiata a titoli e occhielli. Ho avuto modo di visionare anche gli inserti regionali di Firenze (Toscana) e Milano (Lombardia) che trovo agili quanto basta per coprire anche una cronaca minore. Buona l’idea delle pagine Giorno e Notte con piantina cittadina per seguire gli avvenimenti del giorno di uscita. Certo tutto questo da leggere è molto dispendioso in termini di tempo. Ci sono decine di cose da leggere. In soli due giorni ho già ritagliato pagine e pagine che leggerò con comodo nel we. Al direttore Mario Calabresi e al vicedirettore Tommaso Cerno, ai colleghi e collaboratori voglio dire grazie per questo inaspettato ritorno. Mi dicono che ci sia anche una App a pagamento per i diversi device che sta battendo ogni record di adesioni. Ma a me piace ancora la carta. Avanti così.

Nov 17 2016

Ma se l’agroalimentare va così bene perchè non si incentiva di più?

Mipaaf ci fa sapere che l’export agroalimentare è salito a 27,9 mld in 9 mesi e solo nel mese di settembre ha toccato quota 3,4 mld. Una magnifica notizia per il nostro Pil. La crescita è stata di quasi 4 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Lo afferma il ministero delle politiche agricole sulla base degli ultimi dati Istat sul commercio estero. Nel solo mese di settembre l`export agroalimentare è cresciuto del 6,3% in più rispetto al 2015. “Un risultato importante”, ha detto oggi il ministro Maurizio Martina, “che dimostra come il settore agroalimentare rappresenti uno dei settori strategici per la crescita del nostro Paese. Con il piano per l`internazionalizzazione del Made in Italy il Governo sta lavorando per favorire la crescita e conquistare nuovi spazi sui mercati internazionali, contrastando l’italian sounding”. Oltre alla lotta al falso il governo si è mosso anche sul campo della promozione come la “Settimana della cucina italiana nel mondo”, un evento che si terrà dal 21 al 27 Novembre e che con le Ambasciate, i Consolati, gli Istituti italiani di Cultura e con la collaborazione di chef italiani di fama internazionale rappresenterà l`occasione per far conoscere e promuovere i grandi prodotti dell`agroalimentare italiano. Ma se va così bene all’estero perchè non sfruttare questi ultimi 18 mesi di successi (da Expo in avanti) per incrementare e fare il vuoto con le altre realtà internazionali. L’agricoltura da noi è bistrattata. Si potrebbero pensare e mettere in pratica operazioni di finanziamenti, aiuti a chi già opera nel settore e favorire ulteriormente la nascita di nuove realtà, magari specializzate e di nicchia. Siamo un popolo di agricoltori e contadini. Ritorniamo alla terra e ai suoi frutti.