Bagnoli (Diacron): in attesa dell’Expo 2020
Dubai resta uno snodo strategico per i Paesi del Golfo

copertina_ComeFareAffariNegliEmiratiArabiUnitiL’economia della federazione ha dato prova di posseder doti di duttilità e dinamicità superando la fase acuta della crisi finanziaria del 2008-2009 e mostrando dal 2010 segnali di ripresa. Il Pil degli EAU ha fatto registrare per il 2011 un incremento del 3.3% mentre per il 2012 c’è stata una crescita stimata del 3.5%. Gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale stimano per il 2013 una crescita del 3.1%. Secondo Meed (Middle East Business Intelligence), soltanto per questo anno sono stati assegnati a Dubai 29 progetti per un valore di 9.370 milioni di dollari statunitensi. Abbiamo intervistato Lorenzo Bagnoli, direttore ufficio Diacron Consultants a Dubai e co-autore dell’e-book con Nadia Khalifeh: Come fare affari negli Emirati Arabi Uniti.Dopo la crisi che ha interessato anche Dubai ci sono segnali di ripresa?

Alcuni progetti in corso sono: l’espansione dell’aeroporto di Dubai prevista per il 2018, la riorganizzazione dell’assetto urbano prevista per il 2015; il mega progetto di Mohammad Bin Rashid City, un progetto che si espande su una scala di quattro milioni di m2 e che includerà al suo interno complessi residenziali di lusso, un parco aquatico e sette chilometri di lagune e spiagge artificiali con aree specifiche dedicate allo shopping e allo sporto. Un altro progetto è la linea tram che nella prima fase collegherà le zone residenziali di Dubai Marina, Jumeirah Beach Residence, Knowledge Village, Media City e la Police Academy. Dubai inoltre potrebbe aggiudicarsi l’assegnazione dell’EXPO 2020 (a novembre 2013 verrà comunicato il Paese che ospiterà l’esposizione internazionale).

Non più solo mercato di sbocco, ora Dubai si propone come snodo logistico strategico per fare business nei Paesi del GCC e indirettamente del Nord Africa. Perché?

Sono molte le ragioni che rendono Dubai o in generale gli Emirati Arabi Uniti uno snodo logistico strategico. Le quattro ragioni essenziali: la stabilità politica del Paese, le ingenti risorse petrolifere e la politica di diversificazione dello sviluppo finora implementata con discreto successo e la grande connettività aerea con Europa, Asia e Africa. Altri fattori da menzionare sono la robusta crescita del Pil, un regime di libero scambio, infrastrutture all’avanguardia, accordi sulla doppia imposizione con diversi Paesi, un ambiente sicuro ed amichevole e infine la presenza di zone franche con interessanti incentivi per le aziende.

Quali sono i vantaggi di fare un investimento diretto a Dubai, aprendo una filiale, invece che partecipare alle fiere di settore? È cambiato il modo di vendere?

Il numero delle aziende italiane che decidono di stabilire un ufficio regionale negli EAU sta aumentando. Molte aziende si rendono conto che per avere un maggiore sviluppo del portafoglio clienti in Arabia Saudita, Qatar, Oman, Kuwait, Bahrein è necessaria una presenza fisica costante in questa regione. Attendere alle fiere di settore è sicuramente il primo passo, ma dall’Italia non sempre è agibile o proficuo gestire in maniera efficace i rapporti commerciali con i possibili partners locali. Per dare una continuità la soluzione migliore è alla fine quella di avere una presenza fisica in loco seppur minima ma costante. Avere un proprio manager di riferimento che sia in grado giornalmente di andare a trovare i clienti di persona garantisce molti più risultati che non gestire i rapporti da remoto. Guardando la questione da un punto di vista prettamente economico, il fatto di partecipare in un anno a 3-4 fiere di settore nell’area GCC e inviare gli export manager dall’Italia nella regione comporta una spesa complessiva che in taluni casi non disterà molto da quella richiesta per impiantare un ufficio commerciale.

Quali sono i settori manifatturieri e industriali più interessati o che possono trarre maggiori vantaggi nell’investire a Dubai?

Con la diversificazione dello sviluppo economico, il settore industriale è diventato parte integrante del GDP. Il settore costituisce il 16% del prodotto interno lordo del Paese ed è stimato ad aumentare fino ad un 3% in questo anno corrente. Le industrie che trainano il settore sono le industrie petrolchimiche insieme a quelle metallurgiche. Anche l’industria manifatturiera ha largo spazio di crescita a Dubai. Dal 2009, il settore manifatturiero è parte integrante dell’economia emiratina e conta per il 13.2% del Gdp totale. Sono diversi i settori merceologici nei quali i prodotti del Made in Italy presentano buone prospettive tra i quali l’agro-alimentare, arredamento e design abitativo, cosmetici, abbigliamento e calzature di alta gamma, materiali da costruzione, nautica da diporto, prodotti e macchinari nei settori energia, elettrotecnico, meccanica, sistemi e attrezzature per la difesa.

In che cosa Diacron può supportare le aziende?

Nei loro progetti di internalizzazione a partire dalla fase di analisi di fattibilità del progetto, dall’individuazione della giusta giurisdizione e forma societaria, fino a completare tutto il processo di start up (licenze, permessi di soggiorno dipendenti e adempimenti normativi vari). Diacron collabora con società locali di recruitment per aiutare le aziende a individuare il manager locale più adatto, a meno che non abbiano già un italiano di fiducia disposto a trasferirsi. Una volta che la società entrerà in una successiva fase operativa, Diacron offre il suo supporto continuativo fornendo servizi contabili e amministrativi in ourtsourcing.

Parliamo di cifre. I consulenti Diacron hanno calcolato che un investimento diretto a Dubai per un anno potrebbe costare a un’azienda da 100.000 a 150.000 euro. Che cosa comprende questo “pacchetto” iniziale?

La voce di spesa più significativa è rappresentata dal salario di un manager (varia in base all’esperienza e al settore) con relativi benefit (primo fra tutti, l’affitto di un appartamento che può incidere per circa circa 20.000 euro). Il pacchetto comprende anche i costi governativi per la registrazione della società e le licenze (10.000-15.000 euro), tasse governative per permessi di soggiorno (circa  2.000 euro a persona), l’affitto di uno spazio ufficio  (15.000-20.000 euro) oltre ai running costs relativi alla gestione ordinaria della struttura quali utenze, arredamento, set up It base, affitto auto aziendale (circa 8.000 euro), spostamenti aerei all’interno dell’area Gcc e in Europa.

Quali sono le forme societarie per creare un avamposto a Dubai?

Questo dipende molto dall’attività e dalle esigenze della società. Ogni tipologia di attività negli Emirati è ben regolata e in base alla sua natura si deve optare per particolari forme societarie e licenze. Per fare un esempio pratico, quando la nuova società emiratina deve svolgere attività di supporto per la casa madre italiana, attraverso attività di marketing e sviluppo portafoglio clienti o assistenza after sale, generalmente si può optare per una filiale in una delle varie Free Zone localizzate negli EAU. La scelta della Free Zone più idonea va fatta in base al settore in cui la filiale emiratina andrà ad operare. I pro di una scelta di questo tipo sono solitamente la possibilità di usufruire dei benefici che le Free Zone offrono agli investitori stranieri e una completa gestione amministrativa e operativa della società senza dover ricorrere alla presenza di un agente o socio locale.

Come si vive da espatriato a Dubai? La comunità italiana è coesa? E come si relaziona con le altre comunità nell’universo cosmopolita di questa città?

È una vita interessante e un’esperienza abbastanza unica. Sia nel campo lavorativo che nella sfera privata si ha l’opportunità di stringere con facilità amicizie con persone di paesi e culture diverse. Rimane vero anche che molti espatriati preferiscono relazionarsi con i propri connazionali e questo avviene soprattutto nelle comunità di maggioranza che sono quella indiana e pakistana seguite da quella asiatica composta in maggioranza da espatriati filippini. La comunità italiana conta circa 7.000 cittadini italiani che vivono e lavorano stabilmente negli EAU.

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